Dove sta andando l’America Latina? |
Anibal Arrarte Dutilh – 4 gennaio
Negli ultimi cinque anni la situazione delle repubbliche latinoamericane è sostanzialmente cambiata in campo economico e politico, in conseguenza della spinta e della presa di coscienza dei popoli. Dal nord al sud i Governi progressisti si sono insediati per decisione popolare.
Uno dei primi cambiamenti ha avuto come protagonista la Rivoluzione Bolivariana guidata dal presidente Hugo Chávez che, dopo aver eluso sabotaggi, guerra mediatica, un colpo di Stato e addirittura il suo sequestro, è stato democraticamente riconfermato varie volte ed è riuscito a consolidare una rivoluzione popolare che ha portato cambiamenti radicali per il popolo venezuelano nel campo della salute, nell’alimentazione, nella distribuzione della terra, nell’eliminazione dell’analfabetismo e vari accordi internazionali riguardanti la commercializzazione del petrolio e dei suoi derivati, così come programmi sanitari con tutto il continente americano come l’Operazione Milagro, spinti da Cuba, grazie alla quale sono stati operati finora 100.000 pazienti, che hanno recuperato la vista.
Il Brasile, con il presidente Lula e il suo Partito dei Lavoratori, ha fatto passi avanti sul piano politico-sociale, l’economia si è ristabilita al punto da aver saldato con il FMI un debito di 15,8 miliardi di dollari. Ma, nonostante alcuni cambiamenti positivi, non è riuscito finora a soddisfare tutte le aspettative di milioni di brasiliani. I maggiori nemici di un miglioramento più rapido sono l’oligarchia e l’alto livello di corruzione, accumulatosi per quasi due secoli. Ma ci sono stati passi in avanti.
Un altro risultato positivo di questa crescente integrazione latinoamericana è il rifiuto dell’Accordo di Libero Commercio delle Americhe (ALCA), patrocinato dagli USA, che ha avuto il suo momento culminante e definitivo nel Vertice di Mar del Plata, in Argentina. Questo progetto nordamericano, pieno di difetti a vantaggio degli USA, se fosse stato approvato avrebbe causato la morte economica di tutti i paesi coinvolti, com’è successo al Messico nel settore agricolo.
In contrapposizione è nata l’Alternativa Bolivariana per le Americhe (ALBA), patrocinata dal presidente del Venezuela Chávez.
In nome dell’ALBA per tutto il 2005 sono stati firmati accordi da Nord a Sud riguardanti il petrolio, i gasdotti e le raffinerie e sono state moltiplicate le importazioni e le esportazioni tra le repubbliche del continente.
L’ascesa di Nicanor Duarte al Governo del Paraguay ha dato al suo popolo la speranza di un possibile cambiamento. Dopo molti anni di ferrea dittatura e Governi asserviti, questa speranza non è diventata realtà. Il popolo continua a vivere più o meno nelle stesse condizioni per quanto riguarda l’educazione, la salute, la casa e l’alimentazione. Forse il maggior errore del presidente Duarte è stato quello di aver permesso alle truppe USA di transitare liberamente ed impunemente per il territorio nazionale. Tutti conoscono i piani USA per creare più basi militari in America Latina, rafforzando così il suo dominio sui popoli e sulle loro economie.
Sin da quando sono stati autorizzati ad entrare, i soldati nordamericani si sono stabiliti proprio nel cuore del continente nella zona della tripla frontiera: Paraguay, Argentina e Brasile.
Il rafforzamento del Mercosur con l’ingresso del Venezuela è importante.
In Cile per la prima volta nella storia una donna, Michelle Bachelet, sarà quasi sicuramente la vincitrice nel secondo turno delle elezioni nazionali che si svolgeranno il 15 gennaio 2006. Di estrazione socialista, la Bachelet potrebbe rappresentare una mera continuità con il Governo dell’attuale presidente Lagos. Non ci sono aspettative.
In Uruguay nel novembre 2004 il popolo ha detto "basta" e praticamente ha eliminato dall’arena politica il Partito Colorado, dopo quasi un secolo di governo e il Fronte Ampio, con una coalizione di più di 20 gruppi politici, ha vinto nelle urne con il socialista dott. Tabaré Vázquez, eletto presidente con una maggioranza del 51%, percentuale che è aumentata fino al 62% attuale.
Il programma di Governo di Vázquez, in 116 punti, viene attuato a poco a poco. La priorità è stata la creazione del Piano di Attenzione Nazionale all’Emergenza Sociale (PANES), un programma teso ad eliminare la fame nella popolazione con minori entrate e a dare una casa ed educazione utilizzando un fondo iniziale di 200 milioni di dollari.
Anche in Argentina, dopo cruente dittature e governi corrotti, ha assunto la presidenza Néstor Kirchner, politico onesto e coraggioso. Il paese, che è finito sull’orlo della bancarotta con il noto "corralito" e le speculazioni bancarie, ha recuperato la sua economia al punto di aver saldato poche settimane fa il debito con il FMI di 9,8 miliardi di dollari. Il Governo deve ancora risolvere molti problemi sociali, ma è sicuro che ci riuscirà progressivamente.
Nell’aprile di quest’anno ci saranno elezioni in Perù, dove il presidente Alejandro Toledo ha governato col consenso di appena il 10% della popolazione.
Senza dubbio il risultato politico che ha avuto maggiori ripercussioni nella storia di tutto il continente americano lo ha ottenuto il 18 dicembre Evo Morales, dirigente del Movimento al Socialismo (MAS) passando storia come il primo cittadino indigeno arrivato al Governo del suo paese con il 54% di consenso popolare.
Poco è stato detto sulle sue proposte per lo sviluppo della Bolivia.
Risulta particolarmente interessante la sua visione sulle risorse naturali. Morales e la sua piattaforma criticano la politica statale nei confronti degli investitori per quanto riguarda la gestione delle ricchezze naturali. Evo ha proposto un processo regionale di unità che ha come asse la gestione strategica delle risorse.
La mobilitazione dei boliviani ha fatto passi interessanti in questa direzione. Nel caso dell’acqua e seguendo l’esempio dell’Uruguay, sono state intraprese azioni contro i contratti privati di Acque di Illimani e, partendo da lì, l’allora presidente Mesa è stato costretto a cancellare il contratto con la multinazionale francese.
E’ stato intenso anche il dibattito riguardante la Legge degli idrocarburi, nel quale si è cercato di definire le regole affinché le compagnie possano sfruttare questa risorsa in Bolivia. L’asse della discussione è stato sempre indirizzato a che le compagnie paghino maggiori tasse allo Stato per lo sfruttamento di questa risorsa. Si stima che a partire da quest’anno la Bolivia riceverà in media circa 600 milioni di dollari contro i quasi 200 che riceveva finora. Sono cifre enormi in un paese con un PIL di soli 8,1 miliardi di dollari e un debito estero di poco più di 5 miliardi.
Due sono i problemi principali che deve affrontare il nuovo governo boliviano: la divisione politica e l’ingerenza aperta del Governo Usa.
Il 2 luglio 2006 si svolgeranno le elezioni in Messico, i cui 60 milioni di elettori esprimeranno la loro volontà in una consultazione nella quale il Governo investirà 400 milioni di dollari – le elezioni più care della storia del paese – e dove Andrés Manuel López Obrador appare come il candidato preferito dal popolo. Per la prima volta anche i messicani residenti all’estero potranno esercitare il loro diritto di voto.
In America Centrale la situazione non è cambiata. I suoi Governi continuano ad essere soggetti all’influenza nordamericana, all’ingerenza di questo paese. Gli Usa mantengono questi paesi sotto pressione per costringerli a firmare il Trattato di Libero Commercio. L’Honduras e il Guatemala lo hanno già ratificato. Costa Rica ed El Salvador stanno attendendo l’approvazione da parte dei loro parlamenti. La maggior resistenza dei popoli centroamericani risiede nel fatto che non sono stati consultati dai loro Governi, che hanno trattato alle loro spalle.
Nel 2006 ci saranno elezioni anche in Nicaragua e i sandinisti sono i favoriti.
L’Ecuador è in attesa del suo turno elettorale dopo l’abbattimento – il terzo della serie – dell’ultimo presidente: Lucio Gutiérrez.
La popolazione indigena è organizzata e unita e questo le dà la forza sufficiente per cercare, attraverso il suffragio, un Governo che si adoperi per il benessere del popolo.
La Colombia presenta seri problemi sociali risalenti alle stesse origini della repubblica: rivalità politiche, assassini politici, cartelli di trafficanti di droga, guerriglie, paramilitari e, la cosa più grave, la penetrazione dell’esercito USA con il pretesto di combattere il narcotraffico in questo paese, considerato il maggior esportatore di stupefacenti verso l’America del Nord.
Così gli USA si sono introdotti in America Latina dalla Colombia, ponendo basi in Ecuador e recentemente in Paraguay. Anche se il Governo dice che è per un tempo limitato e che non ci saranno basi di fatto c’è ne sono, con enormi piste di atterraggio e ogni tipo di armamento. Il futuro della Colombia è complesso.
Tutto questo sta accadendo parallelamente agli "sforzi diplomatici" dei fiammanti sottosegretari di Stato nordamericani per l’America Latina, Otto Reich e Roger Noriega. Dio li abbia in gloria imperiale.
Non c’è dubbio, l’America Latina sta andando avanti, i popoli si stanno unendo e lottano per un cambiamento verso un mondo migliore. Il panorama generale induce all’ottimismo. Saranno necessari ancora molti anni ma i popoli già sanno che la globalizzazione neoliberista è una condanna, che i Governi asserviti causano la stagnazione sociale ed economica dei paesi e che soltanto con la piena partecipazione delle masse un giorno potranno essere totalmente liberi ed esprimersi appieno in campo culturale, economico, educativo e sanitario, disporre della terra e di una casa.