La Bolivia ha denunciato le provocazioni USA
La Paz 27 aprile 2006 PL
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Gli Stati Uniti stanno mantenendo una politica di aperta provocazione e aggressione contro la Bolivia, ha denunciato lunedì il presidente Evo Morales, che ha inoltre chiesto a Washington di cambiare la sua condotta. Morales, dialogando con i corrispondenti stranieri qui accreditati, ha negato che il suo Governo persegua il peggioramento delle relazioni con gli USA. Al contrario, l’amministrazione boliviana pratica la cultura del dialogo.
"Ma sentiamo che è in corso un’aperta provocazione e aggressione del Governo degli Stati Uniti", ha manifestato il Capo dello Stato.
Ha detto di sperare in un cambiamento della politica di Washington, che veda la cessazione delle provocazioni "al nostro Governo e al nostro popolo" e ha dato per finito il tempo in cui alcuni ambasciatori e imprese si imponevano in Bolivia.
Se prima questo paese era una terra di nessuno, adesso i padroni assoluti di questa nobile terra sono i popoli indigeni e faremo rispettare la sovranità e il territorio del nostro paese, ha aggiunto il presidente.
Evo, dopo aver garantito che verrà difesa la dignità boliviana, ha considerato inaccettabile che gli Stati Uniti pongano il veto in ogni momento a funzionari o legislatori della sua amministrazione, com’è avvenuto la settimana scorsa con il vice ministro dei Servizi di Base René Orellana.
Ha messo in risalto le qualità professionali di Orellana, al quale l’Ambasciata degli USA ha negato il visto d’ingresso nel paese del Nord.
A quanto sembra occorre essere corrotto, massacratore e assassino per ottenere il visto di ingresso negli USA ha commentato, segnalando che in questo caso si ottiene perfino la protezione del Governo di Washington.
Il capo dello Stato ha così alluso alla permanenza negli Stati Uniti dell’ex presidente Gonzalo Sánchez de Lozada, la cui estradizione viene richiesta dalla Bolivia perchè venga giudicato per genocidio e altri gravi reati.
Ha ribadito che renderà pubblica una lista di funzionari nordamericani senza visto d’ingresso in Bolivia – soprattutto per aver falsamente accusato dirigenti boliviani negli ultimi anni – quando l’Ambasciata USA gli presenterà un’analoga lista di funzionari e parlamentari che non possono entrare negli USA.
Morales ha inoltre avvertito che l’impresa brasiliana EBX, che lavora il ferro violando le leggi e la costituzione, può scegliere se abbandonare il paese o venire espulsa, senza margini di negoziato.
Ha detto di non poter credere che l’Ambasciata ed il Governo brasiliani possano difendere imprese come EBX, che non rispettano né le leggi né la Costituzione della Bolivia e pretendono di dividere e ricattare il paese.
La compagnia opera nella regione di Puerto Suárez, alla frontiera con il Brasile e il comitato civico locale ha assunto posizioni belligeranti in difesa dell’impresa, sostenendo che questa darà impiego alla popolazione.
Il presidente boliviano, per quanto riguarda l’aumento del prezzo del petrolio, ha detto che di fronte a questa situazione il Governo ribadisce la decisione di recuperare l’esercizio della proprietà sugli idrocarburi per stabilire un prezzo per il mercato interno e un altro per l’esportazione.
Ha aggiunto che la detta nazionalizzazione di gas e petrolio sta avanzando senza dilazioni come misura sovrana che le transnazionali petrolifere dovranno rispettare.
Evo, rispondendo ad una domanda su un presunto sgretolamento del sostegno delle organizzazioni sociali al suo Governo, ha detto che l’entusiasmo e la determinazione di difendere la sua amministrazione stanno crescendo e non diminuendo.
Ha ricordato il
fallimento di un blocco sindacale e di altre azioni contro il Governo e ha
detto di sperare di scongiurare mediante il dialogo i preannunciati scioperi
dei comitati civici dei dipartimenti (province) di Santa Cruz e Tarija,
situati rispettivamente nella parte orientale e settentrionale del paese.
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