Le chiese cubane definiscono anticristiana la posizione del Consiglio Ecumenico ceco
• Perchè si è unito alla politica d’aggressione e blocco all’Isola
S.S.Medina 7 dicembre 2006
In risposta alle dichiarazioni provocatorie e offensive al governo cubano e al Consiglio delle Chiese di Cuba, fatte da Jitka Klubaloba, segretaria generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese della Repubblica Ceca, le autorità ecclesiastiche dell’Isola si sono riunite nel Foro Pastorale, svoltosi nella Cattedrale Episcopale Cubana, all’Avana, dove hanno firmato una dichiarazione di ripulsa nei confronti di tali manifestazioni.
All’incontro hanno partecipato il dottor Reinerio Arce, rettore del Seminario Evangelico di Matanzas; Raúl Suárez, direttore del Centro Memoriale Martin Luther King Jr; Yolanda Brito, vicepresidentessa del Consiglio delle Chiese di Cuba, i Reverendi Odén Marichal e Rafael Columbié, così come altre personalità e leaders di movimenti ecumenici e parrocchie del paese.
Il documento è una risposta alle parole della religiosa ceca, secondo la quale il sostegno ai cristiani nell’Isola non dovrebbe essere inviato al Consiglio delle Chiese di Cuba, che ha definito un’istituzione subordinata al governo.
La dichiarazione denuncia che queste provocazioni vanno ad unirsi alle aggressioni al popolo cubano e al suo Governo e si inseriscono perfettamente nella linea politica dell’Amministrazione Bush, tesa alla distruzione del processo rivoluzionario cubano. Indica anche che un loro obiettivo è una recrudescenza del blocco e causare più sofferenze al popolo di Cuba.
In questo senso, hanno spiegato i presenti, queste posizioni sono lontane dall’essere cristiane e sono quindi inaccettabili per il Consiglio delle Chiese di Cuba. “Il blocco attenta ai prinicpi etici della fede cristiana e il Consiglio Ceco non prende in considerazione l’opzione per i poveri”, sottolinea il documento.
Il Reverendo Raúl Suárez ha detto che “in quest’azione pastorale la chiesa cubana è responsabile davanti a Dio del popolo cubano e che la stessa è relazionata con il clima di pace, in cui si vuole vivere, con la sicurezza della popolazione e il rispetto della sovranità nazionale”.
La proposta della funzionaria ecumenica ceca “non è un’azione ecumenica, è un’azione politica che s’identifica con l’aggressione contro Cuba. Quindi va espresso a viva voce il disaccordo delle chiese cubane con queste parole. Dio ci ha permesso di vivere in questa terra e di dare la fede di Gesù Cristo al popolo cubano perchè ci ha chiamato ad essere i suoi pastori”, hanno segnalato i religiosi.
“Si tratta di un piano che farebbe tornare indietro il paese. Comprende l’aggressione alla famiglia cubana, quando si restringe perfino la possibilità di far visita ai parenti residenti negli Stati Uniti, anche nel caso che queste siano motivate da una grave malattia o dall’imminenza della morte di un parente. Una politica ostile che tenta di ostacolare lo sviluppo di Cuba e di soffocare il nostro paese in campo economico, sociale, culturale e religioso”.
Il documento segnala che “la riflessione cristiana per quel che riguarda l’opposizione al blocco e all’utilizzo di sanzioni contro Cuba, è un passo in difesa della vita. Queste sanzioni con obiettivi politici solo causano sofferenza ai popoli, ai più deboli: bambini, anziani e malati. Ci opponiamo al blocco come misura contraria ai fondamenti teologici e biblici”.
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Sufficiente autorità morale per
assistere il popolo
Il documento
afferma che le
dichiarazioni del Consiglio ceco si inquadrano nella politica degli Stati
Uniti di reclamare appoggio di terze parti, per giustificare la recrudescenza
del criminale blocco economico, commerciale e finanziario contro il nostro
popolo. |