GUANTANAMO
Centinaia di combattenti contro il terrorismo si sono pronunciati
per la chiusura, nell’illegale base, del carcere USA
Avana, 26 marzo2006
Martín Almada (soprannominato “il Simon Wisental paraguayano”), gli argentini Adolfo Pérez Esquivel e Stella Calloni e la guatemalteca Rigoberta Menchú sono alcuni dei combattenti sociali che chiedono la chiusura del centro di torture mantenuto dagli Stati Uniti nell’illegale base nordamericana di Guantánamo.
Circa 420 intellettuali di rinomanza mondiale hanno firmato il 14 marzo scorso l’appello “Cessi l’ipocrisia sul tema dei diritti umani”, rivolto agli uomini e donne di buona volontà nel mondo.
Nel testo si denuncia la doppia morale degli USA e dell’Unione Europea (UE) nella cosiddetta lotta contro il terrorismo, nonchè l’esistenza di centri di tortura contro dissidenti politici e sospetti, la cui parte visibile è la base di Guantánamo, illegalmente occupata a Cuba.
I firmatari pretendono dalla Commissione dei Diritti Umani di Ginevra la chiusura di questi antri e la sospensione dei voli del terrore compiuti da aerei della CIA con scali in Europa ed altri luoghi, con la tolleranza o la complicità dell’UE.
I firmatari chiedono inoltre che l’Unione Europea ascolti le denunce di quei suoi cittadini che hanno sofferto diversi tipi di maltrattamenti e torture in queste carceri statunitensi.
Tra le più di cinquemila firme che si sono sommate a questo testo figurano quelle di Martín Almada, il pacifico professore paraguayano che soffrì le carceri del dittatore Alfredo Stroessner negli anni Settanta.
Almada è l’uomo che scoprì “gli archivi della morte” rivelanti la connivenza tra dittature latinoamericane, CIA e cubano-americani negli anni Settanta e Ottanta nell’ambito dell’Operazione Condor, ideata per eliminare gli oppositori politici.
Il testo è stato sottoscritto anche da altri attivisti contro il terrorismo come gli argentini Adolfo Pérez Esquivel (Premio Nobel della Pace); Stella Calloni, Miguel Bonasso e Vicente Battista, dall’uruguayano Samuel Blixen nonchè dalla Premio Nobel guatemalteca Rigoberta Menchù.
La lista si è trasformata con il passare dei giorni in un elenco impressionante di personalità legate alla lotta contro le dittature in tutto il mondo.
Hanno sottoscritto il testo il Premio Nobel della Letteratura José Saramago, combattente contro le dittature di Oliveira Salazar e Marcelo Caetano; gli antifranchisti spagnoli Alfonso Sastre ed Eva Fores, nonchè i combattenti anti-apartheid Sam Nujoma e Toivo ya Toivo.
Si sono aggiunti anche i contestatori contro la violenza paramilitare ed il narcotraffico colombiano Hernando Calvo Ospina e Jorge Enrique Botero e l’obiettore di coscienza alla dittatura dei colonnelli greci Theo Angelopoulos, assieme a molti altri.
L’intellettuale guatemalteco Percy Alvarado ed il drammaturgo e regista teatrale cubano Carlos Alberto Cremata, firmatari della dichiarazione, rappresentano la lotta perchè sia fatta giustizia nel caso del terrorista venezuelano d’origine cubana Luis Posada Carriles.
Posada è conosciuto in tutto il mondo come “l’Osama Bin Laden latinoamericano”. Il suo curriculum criminale iniziò al principio degli anni Sessanta, quando venne reclutato dalla CIA.
Quest’uomo torturò cittadini venezuelani, partecipò ad attentati contro diplomatici e personalità oppositrici e fu uno degli artefici dell’operazione Iran-Contras del 1986, legata al commercio illegale delle armi ed al narcotraffico.
Ma la pagina più sinistra di questo personaggio fu la sua partecipazione, come autore intellettuale, alla provocata esplosione in pieno volo di un aereo civile nel 1976 che costò la vita a 73 passeggeri, tra i quali i giovani componenti della squadra nazionale giovanile di scherma.
GRIGSBY: GLI USA “COME I NAZISTI”
La storia si ripete e i nordamericani di oggi stanno facendo quel che i nazisti compivano nei campi di concentramento, a Guantánamo e nelle prigioni clandestine in Europa, ha affermato il giornalista del Nicaragua William Grigsby che è uno dei firmatari dell’appello internazionale per la chiusura dei centri di tortura degli Stati Uniti in vari paesi del mondo.
“Chiudere il campo di tortura di Guantanamo è importante come la devoluzione di questo territorio a Cuba. Non possiamo dimenticare l'origine dell’occupazione di Guantánamo che è illegale”, ha chiarito Grigsby in una dichiarazioni a PL.
Il noto giornalista dirige Radio La Prima, un’emittente che è sommata come istituzione all'appello “Basta con l'ipocrisia sul tema dei diritti umani”, diffuso all'Avana il 14 marzo scorso.
L'appello è stato firmato in Nicaragua da altri 23 intellettuali e tra loro l'ex presidente Daniel Ortega, il poeta Ernesto Cardenal ed il comandante sandinista Tomás Borge.
Sinora sono più di quattro mila 500 le personalità del mondo che hanno firmato il documento, tra di loro nove Premi Nobel.
Il testo chiede agli uomini e alle donne di buona volontà che esigano dalla Commissione o Consiglio dei Diritti Umani di Ginevra la chiusura di Guantánamo e degli altri centri di tortura statunitensi.
Nella base navale USA, che occupa l'estremo sud-orientale di Cuba contro la volontà del popolo e governo dell'Isola, gli Stati Uniti detengono circa 500 sospetti di terrorismo, in maggioranza musulmani, perchè li considerano combattenti illegali.
Secondo le proprie regole, questo status dà a Washington la potestà di non riconoscerli per questi detenuti la condizione di prigionieri di guerra, abbandonandoli in un vero limbo legale.
Per aderire e firmare l’appello:
e-mail:
derechoshumanos@derechos-humanos.com