GUANTANAMO
Diritti
umani, l'Onu agli Usa: «Chiudere
subito»
16.02.06 di red
Chiusura immediata della prigione Usa di Guntanamo e processo immediato o
liberazione per tutti i detenuti. Dopo le innumerevoli denunce di
Amnesty International e altre organizzazioni umanitarie su
abusi e violenze di ogni tipo sui presunti terroristi detenuti a Camp X- Ray,
adesso arriva la condanna ufficiale dell’Onu.
I cinque esperti indipendenti della Commissione dell'Onu per i diritti umani che hanno redatto il rapporto di 54 pagine su Camp X Ray hanno chiesto infatti agli Stati Uniti «la chiusura immediata del centro di detenzione di Guantanamo Bay» e «di processare tutti i prigionieri davanti ad un tribunale indipendente e competente o rilasciarli». E ovviamente: «sospendere ogni pratica che possa considerarsi tortura o trattamento crudele, disumano e degradante».
Pubblicata giovedì a Ginevra, dopo essere stata anticipata dalla stampa, la versione finale del rapporto dell'Onu sulla situazione dei prigionieri denuncia una situazione molto grave, che sfocia nella tortura ed è accompagnata da severa dichiarazione congiunta.
I relatori sulla Tortura, Manfred Nowak, sull'Indipendenza dei Giudici, Leandro Despouy, sulla la libertà di religione, Asma Jahangir, sul Diritto alla Salute fisica e Mentale, Paul Hunt e la presidente del gruppo di lavoro sulle Detenzioni Arbitrarie, Leila Zerrougui, hanno inoltre deplorato il fatto che gli Stati Uniti non abbiano concesso loro «un accesso libero» ai detenuti nè possibilità di «avere colloqui in maniera privata», come è invece consentito in tutti i Paesi che visitano. E hanno accusato il governo statunitense di agire «come giudice d'accusa e avvocato difensore, il che viola le garanzie del diritto a un processo giusto».
Il rapporto dei 5 è destinato alla Commissione dei diritti umani, che dovrebbe riunirsi per l'ultima volta in sessione annuale in primavera a Ginevra prima di essere sostituita dal nuovo Consiglio dell'Onu per i diritti umani.
Attualmente sono rinchiusi a Guantanamo 500 prigionieri, catturati per la
maggior parte in Afghanistan e quasi tutti detenuti da quasi quattro anni senza
che nei loro confronti siano stati spiccati capi di accusa.