Fratelli uruguaiani:
Compatrioti qui presenti:
Non
posso tralasciare di ricordare che in questo stesso luogo, 45 anni fa, il
Che pronunciò uno storico discorso e di quel discorso sono queste parole che
riaffermiamo noi cubani di oggi:
"Voglio dir loro che
l'impressione ed il ricordo che ci portiamo del popolo uruguaiano sarà
incancellabile e questo ricordo servirà per indicarci tutti i giorni che il
nostro impegno è ancora più grande che quello con 6 milioni e mezzo di
cubani, che il nostro impegno ha trasceso le frontiere dell'Isola".
Non posso tralasciare di ringraziare il fratello popolo uruguaiano, la sua
solidarietà invariabile e permanente con la Rivoluzione Cubana. La
solidarietà ci ha incoraggiato, ci ha arricchito e ci ha insegnato ad essere
più solidali.
Non posso tralasciare di trasmetter loro un saluto ed un abbraccio
rivoluzionario del compagno Fidel. Oggi si sta rimettendo e si rincoporerà
ai suoi compiti e continueremo ad avere Fidel, per combattere per Cuba e per
i popoli del mondo, per continuare a lottare per la giustizia e la verità.
Nei giorni di maggior gravità e cosciente di tutti i pericoli, con totale ed
assoluta serenità, impartì direttive, offrì consigli, esigette coraggio da
chi gli stava attorno. Dal suo letto di malato ha continuato ad essere un
esempio di combattente rivoluzionario. Al libro appena pubblicato,
Cento Ore con Fidel, manca già
questo nuovo capitolo di valore ed interezza.
Risulta che gli yankee perdettero la lotta con Fidel anche se questi era
malato. Il Governo nordamericano ha un piano contro Cuba con Fidel, che sta
eseguendo da 47 anni, ed un piano contro Cuba, per quando non ci sarà Fidel.
Ma non aveva un piano contro Cuba, per una situazione in cui Fidel sta e non
sta nelle sue funzioni.
Nessun piano yankee ha immaginato tanta calma, nei cubani, anche in mezzo
alla tempesta.
La cosa certa è che il nostro popolo ha dato una straordinaria prova di
unità, di fiducia nella Rivoluzione e di fiducia in sé stesso. L'unica
differenza é che dalla malattia del compagno Fidel, a Cuba, sono diminuiti i
delitti.
Gli Stati Uniti hanno elaborato un assurdo piano per la supposta transizione
a Cuba e designato un proconsole, "come in Iraq". Chiaro, in questo caso il
proconsole vive a Washington ed a Cuba non andrà neppure in visita, cioè,
sarà, fino al fine dei suoi giorni, un proconsole virtuale. Il piano Bush ha
un annesso segreto e poiché Cuba é già aggredita in tutte le forme possibili
— terrorismo, blocco, emittenti radio-TV pirata, denaro ad organizzazioni di
mercenari, campagna di diffamazione — non è difficile indovinare che quell'annesso
consiste nell'unica cosa che rimane da fare: la guerra.
Ora, e lo sappiamo già, il Governo degli Stati Uniti continua a pensare cosa
fare se un giorno Fidel non ci sarà e non si produce nessuna insurrezione,
né massicce emigrazioni, né proteste popolari, perché a furia di ripeterlo
hanno finito per credere ai loro presagi apocalittici.
Il nostro piccolo paese è stato sottoposto al più prolungato e criminale
blocco della storia, dalla più poderosa potenza che l'umanità abbia
conosciuto.
Noi abbiamo resistito e continueremo a resistere ed il blocco non si
negozierà, dovrà essere tolto incondizionatamente. Aspetteremo 100 anni o
quelli che siano necessari, mentre il mondo scoprirà, sempre di più, la
storia di bugie e calunnie che hanno brandito contro la Rivoluzione e
l'opera di giustizia e morale che stiamo costruendo.
I danni economici, in 47 anni di blocco, sono stati calcolati per difetto,
in 86000 milioni di $ e siamo stati inoltre obbligati ad un sforzo
straordinario nella difesa del paese.
3478 cubani sono stati vittime del terrorismo che direttamente o
indirettamente é stato fomentato già da dieci amministrazioni nordamericane
contro Cuba. L'autore di uno dei più atroci atti contro persone innocenti,
l'esplosione, in volo, di un aeroplano civile, si trova oggi protetto dal
Governo degli Stati Uniti, mentre cinque cubani lottatori contro il
terrorismo sono stati imprigionati dopo un torbido processo giudiziale,
corrotto ed illegale. I nostri Cinque eroi, in ingiusta prigione da più di 8
anni, ed i loro parenti sono stati sottoposti a maltrattamenti e vessazioni,
senza ragione, con odio.
Il blocco cominciò quasi col trionfo della Rivoluzione; dicevano perché
avevamo nazionalizzato le imprese nordamericane, dopo perché eravamo alleati
dell'Unione Sovietica, più tardi perché appoggiavamo i movimenti di
liberazione in America Latina, dopo perché i nostri combattenti
internazionalisti lottavano con i popoli africani per la loro indipendenza e
contro l'apartheid.
Siamo orgogliosi della storia della nostra Rivoluzione e non ci pentiamo di
avere esercitato e di esercitare, senza che nessuno possa ostacolarlo, la
nostra sovranità ed i nostri principi internazionalisti.
Ma come la storia non si ferma e quegli avvenimenti non possono essere più
branditi come pretesti, ora bloccano Cuba perché secondo essi "non siamo
democratici e violiamo i diritti umani".
Cuba invia medici nel mondo per curare; gli Stati Uniti soldati ad
ammazzare.
Cuba salva vite, restituisce la vista; gli Stati Uniti assassina, sequestra,
tortura, umilia.
Cuba apre le sue università e le sue case affinché decine di migliaia di
giovani latinoamericani, dei caraibi e di altre nazioni studino, condividano
la vita col nostro popolo, e possano formarsi come medici ed essere capaci
di compiere le più difficili missioni nel loro paese o in qualunque altra
parte del mondo. Gli Stati Uniti alzano muri, caccia immigranti, distrugge e
ruba il patrimonio culturale del mondo, brucia città e popoli.
Cuba garantisce occupazione, salute ed educazione a tutti; gli Stati Uniti
non a tutti, e molto meno agli ispanici, neri e di altre minoranze.
La mortalità infantile negli Stati Uniti è maggiore che a Cuba ed è più del
doppio tra i neri nordamericani che tra i bianchi nordamericani; a Cuba non
è possibile trovare queste differenze.
Dove sta la democrazia?
Chi viola i diritti umani?
Non siamo abituati a pronunciare velate ed impercettibili critiche.
Una gruppo di governanti arroganti, corrotti e bugiardi non può parlare di
democrazia e di diritti umani.
Li accusiamo: per ammazzare centinaia di migliaia di civili iracheni,
inclusi anziani, donne e bambini; per applicare la tortura, per le prigioni
segrete, per mentire al mondo per giustificare le loro guerre, per violare
la legalità internazionale e la Carta delle Nazioni Unite.
Li accusiamo d'inviare giovani del proprio popolo a morire in Iraq. Quasi
3000 hanno perso la vita, secondo cifre ufficiali, ma nessuno sa quanti sono
deceduti dopo essere stati feriti e quanti risultano terribilmente mutilati
o colpiti psichicamente per il
resto
della loro vita. Se rimangono in Iraq è una sconfitta sicura e continuerà la
morte e la distruzione; se vanno via è pure una sconfitta, ma almeno, si
fermerà la morte e la distruzione. Nixon fu obbligato a rinunciare per aver
mentito sulle trappole politiche nel caso Watergate; Bush mentì al mondo per
fare la guerra all'Iraq, e massacrare un popolo; mentì quando proclamò la
vittoria il 1º maggio 2003 e non ha smesso di mentire ogni volta che cerca
di giustificare i suoi atti di vandalismo.
Bush deve rinunciare e non solo il popolo nordamericano ha ragione quando
nella sua gran maggioranza l'esige, ma anche tutti i popoli dobbiamo
esigerlo.
Il Governo degli Stati Uniti non é in guerra contro il terrorismo, é in
guerra contro il mondo ed il mondo vive sotto la minaccia di questa unica
superpotenza che utilizza un potere economico e militare senza precedenti,
per assicurare i suoi obiettivi egemonici ed appropriarsi delle risorse che
richiede un'economia malata e un irrazionale consumo.
Afghanistan, Iraq, Palestina, Libano sono sufficienti prove affinché nessuno
dubiti del carattere genocida e criminale dell'attuale amministrazione degli
Stati Uniti.
Le guerre che tanto entusiasmano questo governo non sono già contro gli
eserciti, bensì contro la popolazione civile, incoraggiano il terrorismo,
acutizzano la crisi energetica, aggravano l'inquinamento del pianeta e
danneggiano le vulnerabile economie del Sud.
L'America Latina ed i Caraibi con più di 200 milioni di poveri e 88 milioni
di indigente, è la regione più disuguale del mondo come risultato della
sottomessa applicazione della ricetta neoliberale imposta da Washington. Una
crescente differenza di entrate, che è ora di 44 volte tra il 10% più ricco
ed il 10% più povero della popolazione, offende la dignità umana e blocca lo
sviluppo.
Ogni anno più di 20000 donne latinoamericane muoiono durante il parto e più
di 140000 bambini, nei loro primi 5 anni di vita, muoiono senza ragione.
Anche cosí, il passato anno, oltre alla sottrazione di capitale finanziario
e di capitale umano, i paesi dell'America Latina e dei Caraibi pagarono, ai
paesi ricchi, più di 200000 milioni di dollari per rimborso di capitali ed
interessi sul debito estero, il 35,6% delle entrate per esportazioni, ed
alla fine il debito continua a crescere.
Un nuovo muro dividerà il nostro emisfero in Sud e Nord. E diciamo un nuovo
muro, perché esiste anche un muro tra coloro che hanno diritto alla salute e
quelli che non l'hanno, tra quelli che hanno diritto all'alimentazione e
quelli che non l'hanno, tra quelli che hanno diritto all'educazione, alla
cultura, all'impiego e quelli che non l'hanno.
Per frenare la voracità imperialista e contribuire al benessere dei nostri
popoli, non c'è altro cammino che avanzare con decisione e realismo verso
l'integrazione dell'America Latina e dei Caraibi.
Parlo di integrazione dei paesi, non dei mercati. Non potrebbe sedersi nel
miraggio del "libero commercio", né potrebbe essere una creatura
neoliberale.
Non potrebbe essere risultato della privatizzazione delle nostre imprese
pubbliche, né della concorrenza spietata tra noi per esportare ai nostri
creditori.
Dovrà essere l'integrazione dei nostri popoli nel crogiolo della nostra
cultura e storia comune e basata nella complementazione, equità e giustizia.
Bisognerà sfidare l'egemonia nordamericana. Bisognerà affrontare il Fondo
Monetario Internazionale e le politiche protezionistiche e di sussidi delle
nazioni più sviluppate.
L'integrazione per la quale dovrà lottare l'America Latina ed i Caraibi
dovrà essere solidale, di profonda ispirazione sociale ed adottare come
principio, il trattamento speciale e differenziato dei paesi con minor
sviluppo.
Bolivia, Venezuela e Cuba costruiscono, oggi, passo dopo passo,
l'Alternativo Bolivariana per i Popoli della Nostra America, Alba. Sotto la
sua concezione, 2400000 latinoamericani sono stati già alfabetizzati in 11
paesi ed il Venezuela è stato dichiarato territorio libero
dall'analfabetismo.
Un altro grande sforzo é stato sviluppato nel campo dello sport, dove
lavorano, in decine di paesi, migliaia di specialisti cubani.
L'Operazione Miracolo, in appena due anni ha restituito, la vista a oltre
450000 persone in America Latina e Caraibi e questi servizi sono stati tutti
gratuiti. Oggi, abbiamo già la possibilità di operare un milione di persone
ogni anno.
Benché con le sue sole risorse il nostro paese non possa prestare questi
servizi, se l'imperialismo avesse successo nella sua offensiva contro le
risorse economiche di Cuba, si starebbe liquidando la capacità di operare
alla vista, nel 2007, un milione di latinoamericani e caribegni. Questa
cifra non include i cubani operati che, nel presente anno, ascendono a quasi
100000.
Le nuove concezioni applicate nella formazione di massa di medici
dell'America latina ed altre parti del mondo, permetterà di disporre, in
poco tempo, di più di 10000 medici annualmente, non per esercitare la
medicina privata, bensì per portare salute e vita a milioni di persone.
La cooperazione nella sfera della salute permette oggi a Cuba, e sempre di
più a Bolivia e Venezuela, garantire ai tutti i suoi figli, senza eccezione,
un'attenzione medica gratuita e di eccellenza.
Compagne e compagni:
Il mondo è vittima di un ordine economico e politico ingiusto, escludente e
depredatore che guida il pianeta alla sua autodistruzione.
Nessuno dubita ora che le riserve provate e probabili di combustibili
fossili si esauriranno in decenni. Un modello consumistico e predatore è
stato imposto dalle nazioni più sviluppate e la scienza con le nuove e
promettenti fonti di energia non potrebbe arrivare in tempo per evitare una
catastrofe.
I popoli cominciano a reagire ed i popoli hanno infinite riserve di
intelligenza, audacia e volontà.
Il modello neoliberale é in crisi. Le esplosioni sociali si succedono, il
mondo è sempre più difficile da governare, le guerre non sono già la
soluzione di nessuno dei problemi che ci minacciano, un nuovo pensiero nei
governi della nostra regione e del mondo, razionale, solidale ed
indipendente si fa largo. Come già disse una volta il poeta: "L'era sta
partorendo un cuore". La decadenza dell'imperialismo nordamericano è
visibile e non é del suo potere economico o militare, è una decadenza
morale, etica e sistemica, che distrugge il potere più che le guerre o le
crisi economiche.
La Rivoluzione Cubana è una potenza morale. La nostra arma è la ragione, il
nostro nobile obiettivo, la giustizia, la nostra imbattibile forza, l'unità.
È troppo tardi per farla finita con la Rivoluzione Cubana, già da molto
tempo lo è. La Rivoluzione ha creato ricchezza, educazione, salute, impiego
e più importante ancora, ha seminato idee, formati valori, forgiato
coscienze.
È troppo tardi per farla finita con la Rivoluzione Cubana, già da molto
tempo lo é. Molto sangue è stato versato, nella Sierra, in Girón, quello del
Che e dei suoi compagni in Sud-America e quella di più di 2000 combattenti
internazionalisti che caddero lottando contro il colonialismo e l'apartheid
in Africa ed il sangue dei caduti non sarà mai tradito.
In Cuba il ritorno al passato è impensabile, indesiderabile ed impossibile.
Li avvertiamo, non ci sarà transizione, ci sarà più Rivoluzione e per tutti
i tempi.
Generazioni di cubani siamo cresciuti con la Rivoluzione e non sapremmo
vivere senza giustizia, senza sogni, senza socialismo.
PATRIA O MORTE
VINCEREMO
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