Un energico reclamo di giustizia per i 150 e più professionisti della stampa uccisi in Iraq dall’inizio della guerra ha caratterizzato l’intervento di Javier Couso Permury, fratello del cameraman José Couso, assassinato l’8 aprile del 2004 dalle truppe di fanteria degli Stati Uniti a Baghdad, che spararono contro l’Hotel Palestina dove viveva la stampa accreditata.
Couso ha a sua volta affermato che la lotta da portare avanti è la diffusione della verità sulle crudeltà delle guerre e che questa lotta ha trasformato lui e la sua famiglia in una sorta di corrispondenti di guerra. Il giovane avvocato spagnolo ha invitato l’opinione pubblica internazionale a una seria riflessione.
Giornalisti ed esperti nazionali e internazionali analizzeranno all’Avana fino a venerdì 10, due problemi d’importanza internazionale: le guerre moderne e il terrorismo come causa o pretesto.
Il Club dei Corrispondenti di Guerra dell’Unione dei Giornalisti di Cuba ha convocato il V Incontro Mondiale dei Corrispondenti di Guerra, nell’Istituto Internazionale di Giornalismo "José Martí, all’Avana, che durerà tre giorni.
Si tratta di dibattere, dice la convocazione, uno scambio aperto e sincero tra i partecipanti impegnati in una volontà di pace che ci anima e ci unisce, al di là di altre differenze, basandosi su tutti quegli aspetti che coinvolgono i professionisti dell’informazione e gli interessati al tema, agli inizi, allo sviluppo e alle soluzioni delle guerre in qualsiasi parte del mondo e nelle loro differenti modalità e manifestazioni.
La convocazione è indirizzata a giornalisti, fotografi, cameraman, investigatori e intellettuali in generale, con lo slogan: "Chi diffonde notizie a rischio della vita, lavora per la pace", come negli incontri degli anni precedenti, anche per ricordare e omaggiare i colleghi morti nel lavoro d’informazione gli amanti della pace e tutti gli interessati al ruolo dei mezzi di comunicazione di fronte ai conflitti.
Il V Incontro presenterà temi come: Il
ruolo dei mezzi di comunicazione di massa come un’arma di guerra"; "La menzogna
come arma mediatica", "I possibili scenari per i nuovi conflitti nel mondo", "I
conflitti di bassa intensità nel terzo mondo" e "Il genocidio silenzioso".
La guerra mediatica e l’uso di Internet come nuovo scenario di combattimento è stato il tema della prima giornata del V Incontro Mondiale dei Corrispondenti di Guerra, che si sta svolgendo nell’ Istituto Internazionale di Giornalismo José Martí, con la presenza di molti uomini e donne che, dato che conoscono la guerra, sono impegnati nella difesa della pace.
È presente ai lavori Orlando Fundora, presidente del Movimento Mondiale per la Pace.
José Dos Santos, vicepresidente della Unione dei Giornalisti di Cuba, è intervenuto anche a nome della Federazione Latino Americana dei giornalisti e ha detto che in America Latina si uccidono i colleghi senza che ci siano guerre interne o invasioni militari straniere frontali.
Questo è il triste e drammatico attuale panorama denunciato dalla Commissione d’Investigazione degli Attentati ai Giornalisti - CIAP - che ha informato che altri nove fotografai e giornalisti – in vari paesi della regione - sono stati assassinati nel primo trimestre del 2006 e che il Messico è il paese che guida l’elenco dei morti con 3 omicidi.
La statistica rivela 18 assassini nel 2006 e si avvicina ai 20 morti del 1995. In Iraq, ha detto ancora Dos Santos, da quando è cominciata la guerra nel marzo del 2003, i morti sono stati 76 tra i professionisti della stampa, tra i quali 55 iracheni, cioè più di tutti i giornalisti morti durante la II guerra mondiale o nella copertura dei due decenni della guerra del Vietnam.
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