Cuba guarda alla Cina

 

 

| Martedì 17 Gennaio 2006 - 13:40 | Marzio Paolo Rotondò |
 

 

La Cina è un ottimo affare anche per Cuba. L’ultimo segno eloquente di questo rapporto è la recente inaugurazione delle nuove locomotive cinesi commissionate allo stato caraibico, ha cui ha partecipato il presidente cubano Fidel Castro. Dimostrazione tangibile dell’incremento dei rapporti commerciali fra i due Paesi e del nuovo impulso della ripresa economica cubana.
“L’unica cosa che tengo a dire agli americani è di cancellare dalla loro mente quell’immondizia di programmi sulla nostra transizione capitalista” ha affermato con la solita determinazione lo storico leader cubano Fidel Castro. L’allusione del presidente si riferisce agli inaspriti sforzi dell’amministrazione Usa d'incentivare la transizione economica dell’ultimo baluardo comunista tramite embargo e sanzioni economiche, nella speranza di far cadere il governo cubano dall’interno. Una tattica politico-economica che dura dai tempi di J.F. Kennedy, mai abbandonata dai governi successivi, ma che non ha ancora prodotto gli effetti desiderati pur seminando povertà e regresso.
Oggi però, Cuba trova nella Cina un ottimo partner commerciale, vicino anche agli ideali comunisti da sempre inneggiati. Grazie all’incremento dei rapporti commerciali con Pechino, l’Avana sta ristrutturando lentamente la sua rete di infrastrutture del trasporto, nella speranza di modernizzare nel prossimo futuro anche altri comparti strategici dell’economia cubana.
Dodici le locomotive commissionate a Castro, insieme a 1000 bus per uso civile: i primi passi verso un progetto molto più vasto che mira a consumare il credito di 400 milioni di dollari in merce cinese garantito a l’Avana da Pechino. Per fare una proporzione che ci faccia comprendere la convenienza dei prodotti cinesi rispetto agli altri, basti pensare che una locomotiva made in Usa costa 3 milioni di dollari, al cospetto di 1,3 milioni di quelle cinesi. La Cina sta vendendo milioni di televisori, di frigoriferi, di fornelli elettrici, di riso e di lampadine all’isola caraibica che intende sostituire l’anziano sistema tecnologico sovietico, spesso risalente agli anni ’50, con componenti tecnologici più efficienti e moderni.
Nonostante l’embargo, ma avendo superato la crisi economica relativa al crollo dell’Unione sovietica, Cuba inizia a dare chiari segni di ripresa economica anche grazie al nuovo importante partner commerciale. “Il commercio bilaterale ha raggiunto livelli record e speriamo che continui ad espandersi costantemente” ha affermato Yang Shidi, il console commerciale della Cina all’Avana. Il commercio fra i due Paesi ha raggiunto l’anno scorso un miliardo di dollari mentre la Cina è salita dal quarto al secondo posto fra i partner commerciali più importanti di Cuba, declassando la Spagna ed il Canada. Un nuovo modo per superare il peso dell’embargo americano, trovando nella Cina non solo un nuovo partner economico ma anche uno politico, presto paragonabile a quello che fu un tempo l’Unione sovietica.