I piani di attentati contro Fidel L’intensa attività della CIA, su mandato del presidente nordamericano "Ike" Eisenhower, per liquidare la Rivoluzione cubana

 

13 aprile 2006

 

 

È costato sacrifici e sangue alla nostra nazione affrontare la brutale aggressione yankee, com’è evidenziato dai 549 compatrioti caduti nella lotta contro le criminali bande controrivoluzionarie e certificato caso per caso nella Denuncia del Popolo di Cuba al Governo degli Stati Uniti.

 

Un altro degli epicentri della guerra contro Cuba è la realizzazione di piani di assassinio contro i dirigenti della Rivoluzione e, soprattutto, contro il Presidente Fidel Castro.

 

Fidel, come ha detto Roger Noriega all’apice del suo mandato di sottosegretario di Stato, è "l’ostacolo principale" per il compimento della "transizione" del Piano Bush.

 

I piani di assassinio contro la vita del leader della Rivoluzione iniziarono ad essere accanitamente orditi ancor prima del trionfo rivoluzionario, come vedremo nella seguente esposizione:

 

Il 28 dicembre 1958 venne scoperto e arrestato dalle forze ribelli nella Sierra Maestra il nordamericano Aller Robert Nye, al quale venne confiscato un fucile Remington calibro 30.06 con mira telescopica, che Nye intendeva utilizzare per assassinare Fidel.

 

Aller Robert Nye era un agente del FBI ed il Governo degli Stati Uniti lo mise a disposizione di Batista e della sua cupola militare per la missione. Questa storia venne rivelata nel gennaio 1959 dalla rivista ‘Carteles’. Sono disponibili alcune note diplomatiche che l’Ambasciata degli USA a L’Avana inviò alle nostre autorità, intercedendo per il detto agente.

 

Il 2 febbraio 1959 venne arrestato l’agente della CIA e mercenario Allen Robert Mayer, penetrato illegalmente nel nostro territorio a bordo di un piccolo aereo con il proposito di assassinare Fidel Castro, piano che non potè eseguire in quanto venne scoperto ed arrestato dagli appena costituiti Organi della Sicurezza dello Stato.

 

Il 28 marzo 1959 le forze della Polizia Nazionale Rivoluzionaria scoprirono e disarticolarono un piano diretto dalla CIA per assassinare il Primo Ministro Fidel Castro attraverso lo sbirro batistiano Rolando Masferrer, che era fuggito negli USA al trionfo della Rivoluzione e che dal territorio di quel paese, con la conoscenza ed il sostegno della detta Agenzia, preparò il piano.

 

L’agente della CIA Frank Sturgis, conosciuto anche come Frank Fiorini, atterrò nel 1958 nella Sierra Maestra su istruzione dell’Agenzia, ai comandi di un piccolo aeroplano carico d’armi per l’Esercito Ribelle, con l’obiettivo di incorporarsi nelle forze rivoluzionarie e compiere differenti missioni d’Intelligence. Riuscì nel suo intento. Al trionfo della Rivoluzione e grazie ai suoi stretti rapporti con Pedro Luis Díaz Lanz, allora capo della forza aerea ribelle, venne designato ad occupare una carica di responsabilità nel detto comando e da lì preparò vari piani per assassinare il leader della Rivoluzione quando questi si fosse recato presso l’unità comandata da Díaz Lanz. Questi piani non si concretizzarono per diverse ragioni.

 

Fuggì negli Stati Uniti fiutando il pericolo di venire scoperto e da lì continuò le sue azioni contro il nostro paese. Anni dopo, nel 1977, rivelò al giornalista Ron Rosenbanm, della rivista nordamericana High Times, che tra il 1959 e il 1960 preparò vari piani di attentati contro Fidel nella Base Aerea. Lo stesso soggetto partecipò inoltre, assieme al traditore Pedro Luis Díaz Lanz, al bombardamento di Città de L’Avana, il 21 ottobre 1959.

 

I piani citati dimostrano che gli sforzi per assassinare Fidel non iniziarono a metà degli anni ’60, contrariamente a quanto segnalato da William Colby, direttore della CIA tra il 1973 e il 1976, al Comitato Selezionato del Senato (noto come Comitato Church, dal cognome del Senatore che lo presiedette) creato per investigare le attività della comunità d’Intelligence statunitense ed in particolare i piani di assassini di dirigenti politici.

 

L’aiutante speciale del Sottosegretario di Stato per gli Affari Interamericani del Dipartimento di Stato, John Hill, scrisse nel declassificato memorandum del 24 aprile 1959, redatto dopo il suo ritorno negli USA da un viaggio realizzato a L’Avana, che le opinioni ricevute su quel che sarebbe successo se Castro fosse stato assassinato o eliminato dalla scena in altro modo, coincidevano sul fatto "che con ogni probabilità la situazione (a Cuba) si disintegrerebbe pericolosamente... e non esisterebbe nessuna forza capace di resistere a qualsiasi isteria di massa che potrebbe sopraggiungere".

 

Hill segnalò nella parte finale del documento: "ritengo inoltre che esista l’urgente necessità per l’Ambasciata e le Agenzie a Washington, di precisare con maggiore cura quel che faremmo se:

 

a) Castro venisse assassinato;

 

b) Arrivassimo alla conclusione che egli mette in pericolo i nostri interessi essenziali;

 

c) La situazione a Cuba si disintegrasse".

 

E aggiunge: "Soprattutto dovremmo esaminare come potremmo, nella misura in cui la situazione abbia degli sviluppi, identificare e promuovere un’alternativa accettabile per noi".

 

Quanto detto sopra prova che dallo stesso 1959 non solo la CIA, ma anche il Dipartimento di Stato, iniziarono ad ipotizzare l’assassinio di Fidel e a valutare le sue possibili conseguenze.

 

Lo prova anche il noto memorandum della CIA datato 11 dicembre 1959 e firmato da J.C. King, allora capo della Divisione dell’Emisfero Occidentale della detta Agenzia, che appare tra i documenti declassificati citati nella Denuncia, nel quale propose di "prendere in considerazione l’eliminazione fisica del Comandante in Capo", molto prima della data citata da Colby.

 

La CIA intensificò sicuramente a partire dal 1960 la direzione di piani per assassinare Fidel e la maggior parte delle trame citate nel rapporto della Commissione Church, oltre a quelle che non sono ancora state rese note, vennero ordite a partire da quell’anno.

 

È altrettanto sicuro che nessun altro dirigente politico del mondo ha visto pendere sulla sua testa così tanti piani di assassinio o è stato sottoposto ad una persecuzione del genere, né dentro né fuori del suo paese.

 

Gli ufficiali della stazione della CIA nell’ambasciata nordamericana a L’Avana nel 1960, Maggiore Robert Van Horn e Colonnello Jack Nichols, che coprivano le loro azioni sovversive e terroristiche dietro la funzione ufficiale di aggregati militari, si servirono di Geraldine Shamma, anche lei agente della CIA, per organizzare un piano di assassinio del Primo Ministro Fidel Castro in occasione di una delle visite che questi faceva assiduamente nella casa di un altro dirigente della Rivoluzione. Il piano, preventivamente approvato da James Noel, capo della detta stazione CIA e supervisionato da Lois Herbert, responsabile dell’Agenzia per l’area del Centro America ed i Caraibi, consisteva nello sparargli da un luogo vicino, per mano di elementi terroristi dell’organizzazione controrivoluzionaria Milizie Anticomuniste Operaie, con la quale Geraldine Shamma manteneva il contatto.

 

Questo pericoloso piano venne scoperto e neutralizzato opportunamente dalla Sicurezza dello Stato. I suoi attori, fra i quali la Shamma, vennero arrestati e le armi confiscate.

 

Sempre nel 1960 i terroristi Leonel Pérez Bernal, José A. Martí Rodríguez, Francisco Pujols Someillán, Javier Someillán Fernández e Roger Hernández Ramos, idearono l’assassinio di Fidel durante il suo probabile passaggio da una strada della capitale. Programmarono allo scopo di far esplodere una poderosa carica esplosiva e contemporaneamente di sparargli con potenti armi. Vennero scoperti e neutralizzati durante la preparazione del piano.

 

Un gruppo di elementi controrivoluzionari legato ad ex membri dell’Esercito della tirannia, pianificarono nel 1960 di assassinare il leader della Rivoluzione mediante la collocazione di cariche esplosive in un luogo dove si supponeva che sarebbe passato. Le cariche dovevano essere fatte detonare con un comando a distanza azionato dalla casa dell’ex batistiano Raúl Nieves Sosa. La detta trama, opportunamente scoperta, venne neutralizzata.

 

Gli agenti della CIA Armando Cubría Ramos e Mario Tauler Sagué, diretti da Miami da Eladio del Valle Gutiérrez (anche lui dell’Agenzia), si infiltrarono nel 1960 attraverso la costa nord della provincia di Matanzas per assassinare Fidel. Scoperti e perseguiti, vennero catturati e le armi, granate, detonatori e telecomandi che portavano con sé confiscati.

 

Nel settembre del 1960 la CIA utilizzò elementi della mafia e organizzò l’assassinio del Primo Ministro cubano, mediante la collocazione di una carica esplosiva vicino alla tribuna dalla quale Fidel parlò nel Central Park di New York, in occasione del suo viaggio alle Nazioni Unite. Detto piano venne neutralizzato con l’arresto del suo autore, il mafioso Walter Martino, da parte della polizia di sicurezza che sorvegliava la cerimonia. Questo soggetto era fratello di John Martino, altro mafioso, che alcuni mesi prima era stato arrestato a Cuba per le sue attività sovversive.

 

I controrivoluzionari Nobel Goderich Rodríguez, José René Martínez Carratalá, Abelardo González Fernández, conosciuto come "El Manquito", tutti con precedenti di gangsterismo durante gli altri Governi, assieme a Roberto Manuel Pérez Dulzaides, Roberto Rubio Ferres ed altri, progettarono nel 1961 di assassinare Fidel in occasione del ricevimento del dirigente algerino Ahmed Ben Bella durante la sua visita nel nostro paese. Il piano consisteva nel far esplodere una carica esplosiva in un punto dal quale si supponeva che sarebbero passati i due leader. Il piano venne scoperto e neutralizzato dalla Sicurezza dello Stato.

 

La CIA, attraverso Rafael Díaz Hanscom, designato coordinatore civile del "Fronte Interno d’Unità Rivoluzionaria", organizzato per dirigere le azioni controrivoluzionarie a sostegno dell’invasione mercenaria in gestazione, pianificò nel 1961 l’assassinio del compagno Fidel Castro in occasione di una delle sue frequenti visite alle opere in costruzione dell’Istituto Nazionale di Risparmio e Abitazioni (INAV la sigla in spagnolo). Il piano consisteva nel fare esplodere un potente ordigno esplosivo. Come supporto a questo piano si produsse l’infiltrazione di un commando della CIA capeggiato dal traditore Humberto Sorí Marín ed altri, che introdussero gli esplosivi ed una quantità considerevole di armi che avrebbero dovuto essere utilizzate anche in altre azioni. Questo pericoloso piano venne frustrato con la scoperta e l’arresto di tutti i terroristi e la confisca delle armi.

 

Alla vigilia dell’invasione mercenaria della Baia dei Porci, nel 1961, i terroristi Reynold González, capo dell’organizzazione controrivoluzionaria MRP (Movimento Rivoluzionario del Popolo), Antonio Veciana Blanch, Bernardo Paradela Ibarrichi ed altri agenti della CIA pianificarono l’assassinio di Fidel nonché dei principali dirigenti della Rivoluzione, riuniti sulla terrazza nord dell’allora Palazzo Presidenziale durante lo svolgimento di un’iniziativa di massa. Il piano consisteva nello sparare contro la tribuna con armi automatiche ed un bazooka, contemporaneamente al lancio di granate contro la folla lì concentrata.

 

A sostegno di quest’azione vennero incendiati i negozi Sears, Fin de Siglo, J. Vallés ed attuate altre azioni terroristiche, come parte dell’Operazione Liborio, nome in codice dato dalla CIA a questo vasto piano sovversivo. L’unico negozio che riuscirono a distruggere totalmente fu El Encanto, dove morì la compagna Fe del Valle Ramos.

 

Questo piano fu uno dei più pericolosi tra quelli concepiti, poiché i terroristi occuparono un appartamento vicino, depositandovi le armi in attesa del giorno dell’evento. La Sicurezza dello Stato arrestò alcuni giorni prima della manifestazione la terrorista Dalia Jorge Díaz, membro del gruppo, sorprendendola mentre stava collocando una cassa piena di esplosivo nel negozio Sears. Un altro artefatto esplosivo, già collocato, venne scoperto nel negozio Fin de Siglo. Le indagini si intensificarono e si riuscì a neutralizzare i piani, già all’inizio della loro fase esecutiva e la Sicurezza dello Stato confiscò le armi e le granate situate nel detto appartamento, oltre ad arrestare la maggior parte dei terroristi.

 

 

IL PIANO D’INVASIONE DELLA CIA

 

 

La declassificazione negli USA del rapporto dell’ispettore generale dell’Agenzia Centrale d’Intelligence (CIA), Lyman Kirkpatrick, elaborato nell’ottobre 1961, nel quale si valutano le ragioni del fallimento dell’invasione che i nordamericani chiamano della Baia dei Porci, prova che le operazioni coperte organizzate da Washington contro Cuba iniziarono nell’estate del 1959, alcune settimane dopo la firma della Legge di Riforma Agraria. L’ispettore generale descrisse nel suo rapporto i passi che, a partire dall’agosto 1959, aveva iniziato a fare un gruppo paramilitare dell’Agenzia che quattro mesi più tardi, nel dicembre 1959, elaborò "un piano per l’addestramento di un gruppo di esiliati cubani come istruttori paramilitari", che sarebbero stati utilizzati nell’"addestramento di altre reclute cubane in un paese dell’America Latina per la loro successiva infiltrazione clandestina a Cuba, con lo scopo di dare un leader ai dissidenti anticastristi". E più in là dice: "Il 18 gennaio 1960, la Divisione WH ha organizzato il Burò 4 (WH/4), un gruppo per l’effettuazione di operazioni espandibili per attuare la proposta operazione cubana. Il Comitato d’Organizzazione iniziale disponeva di un totale di 40 persone, 18 delle quali nel Quartier Generale, 20 nella Stazione Avana e 2 nella Base Santiago".

 

Nacque così l’Operazione 40, così chiamata in onore alla designazione che ricevette il Gruppo Speciale formato in seno al Consiglio Nazionale di Sicurezza per seguire il caso cubano, presieduto dall’allora vicepresidente Richard Nixon e composto, tra gli altri, dal direttore della CIA Allen Dulles. L’alto comando dell’Agenzia designò lo sperimentato ufficiale Tracy Barnes come capo della Forza Operativa Cubana. Barnes convocò una riunione, quello stesso 18 gennaio, l’equipe che ebbe la responsabilità di dirigere i piani per rovesciare nel 1954 il Governo di Jacobo Arbenz in Guatemala.

 

Fonti nordamericane rivelarono anni dopo che Nixon in persona era "l’ufficiale del caso" per Cuba ed aveva riunito un importante numero di uomini d’affari, guidati da George Bush e Jack Crichton, entrambi petrolieri texani, per la raccolta dei fondi necessari all’Operazione. Nixon era un protetto del padre di Bush, Preston, che nel 1946 appoggiò la sua elezione al Congresso. Di fatto fu l’ideologo della campagna elettorale che portò Eisenhower alla presidenza e Nixon alla vicepresidenza degli Stati Uniti.

 

Nel maggio 1959 si era svolta a Washington una riunione segreta con la partecipazione di Nixon e dei dirigenti di Pepsi Cola International, Standard Oil, United Fruit Company, con i rappresentanti della mafia. I partecipanti strinsero un patto mediante il quale il primo si impegnava a rovesciare il Governo Rivoluzionario cubano in cambio della sua elezione a presidente.

 

Nelle settimane successive l’attività del Gruppo Speciale fu intensa: iniziarono gli incontri per l’individuazione di un sito d’addestramento a Panama; venne effettuata una ricognizione nei Caraibi alla ricerca di un sito per l’installazione di una poderosa stazione radio a onde corte e medie e, nello stesso tempo, il Quartier Generale e la stazione della CIA a L’Avana effettuarono uno studio sulle principali figure dell’opposizione cubana, per prepararle alla creazione di un fronte politico unificato che comprendesse i batistiani e servisse da strumento di copertura per le operazioni clandestine, nonché come punto d’unione per i cubani anticastristi.

 

Il rapporto di Kirkpatrick recita:

"L’adozione formale del progetto da parte del Governo degli Stati Uniti è avvenuta il 17 marzo 1960 quando, dopo i preparativi preliminari da parte dell’Agenzia, il presidente Eisenhower ha approvato un documento intitolato ‘Un programma d’azione coperta contro il regime di Castro’, mediante il quale ha autorizzato l’Agenzia a mettere in pratica:

a)La formazione di un’organizzazione cubana nell’esilio per attrarre i leali a Cuba, dirigere le attività d’opposizione e fornire copertura alle operazioni dell’Agenzia;

 

b)Scatenare un’offensiva propagandistica a nome dell’opposizione;

 

c)Creare in territorio cubano un apparato clandestino per la raccolta di dati di Intelligence e per l’azione, rispondente alla direzione dell’organizzazione in esilio;

 

d)Sviluppare fuori Cuba una piccola forza paramilitare da introdurre nell’Isola per addestrare e dirigere i gruppi della resistenza".

 

L’allora presidente Eisenhower scrisse nelle sue memorie: "Il 17 marzo del 1960 io ordinai alla CIA che iniziasse ad organizzare l’addestramento degli esiliati cubani, principalmente in Guatemala, per un possibile futuro loro ritorno a Cuba. Un’altra idea fu quella di iniziare a costruire una forza anticastrista nella stessa Cuba. Alcuni pensavano che dovevamo sottoporre l’Isola ad una quarantena, argomentando che se l’economia fosse andata bruscamente in rovina sarebbero stati i cubani stessi a rovesciare Castro".