Il diffamatore viene diffamato

 

 

 

Rete Informativa Virtin* 27 novembre 2006

 

 

 

Mi sono sempre domandato come uno pseudo-giornalista come Carlos Alberto Montañer, riconosciuto militante della mafia cubano-americana, vincolato ad atti terroristici contro Cuba e che l’8 settembre nella prima pagina del The Miami Herald e del Nuevo Herald, con foto annessa, è stato pubblicamente denunciato di riscuotere denaro del governo nordamericano per lavorare in programmi trasmessi da Radio e TV Martì, riceva, da giornali colombiani, che si auto-qualificano come seri, la più ampia copertura, come fanno regolarmente "El Tiempo" di Bogotà e "El Herald" di Barranquilla.

Montañer ha il permesso di dire quello che vuole, senza nessun tipo di barriera, senza verificare se i suoi articoli dicano la verità. Tutti i suoi articoli hanno nemici molto ben definiti. In primo luogo Cuba, Fidel e Raúl contro i quali usa qualificativi che provengono dall'epoca dalla Guerra Fredda e sembra ignorare che il continente latinoamericano caraibico sia cambiato.

La sua seconda frangia di attacco è verso la Repubblica Bolivariana del Venezuela e verso il suo leader indiscusso Hugo Chávez Frías, che accusa olimpicamente di essere pazzo ed assicura che “sarebbe un immenso errore scartare questo progetto di conquista solo perché si tratta della strampalata pazzia di alcuni personaggi che non presero in tempo il Prozac. Il Terzo Reich dei nazisti non è stato meno pazzo o assurdo e costò al pianeta quaranta milioni di morti ed il mostruoso Olocausto....”.

Montañer però non dice una parola della pazzia dei presidenti nordamericani nella loro guerra interna contro gli indigeni, che fecero scomparire con una caccia sanguinaria, né del furto sfacciato di gran parte del territorio messicano. Né una parola di Hiroshima e Nagasaki.

Soffre di amnesia storica non riconoscendo che non siamo stati mai terra di conquistatori. Il nostro continente ha partorito solamente liberatori che ci diedero la prima indipendenza e non conquistatori come gli Stati Uniti e l’Inghilterra, che mantengono basi e colonie in pieno secolo XXI come
Guantanamo e le Isole Malvine.

Silenzio assoluto sull’Iraq, la Palestina, il Libano. Mutismo davanti all'arbitraria sentenza ai
5 antiterroristi cubani e l'appoggio governativo degli Stati Uniti a Posada Carriles ed al Dottore Bosch, prendendosi gioco del diritto internazionale e mettendo la giustizia “made in USA” a knock out.

Montañer attacca a destra e a sinistra contro i Non Allineati, che accusa di essersi messi contro la modernità cioè contro il neoliberalismo, il libero mercato, il “nanismo” dello Stato ed un mondo dove la solidarietà, l'integrazione e l'equità non esistano.

Critica il governo della Bolivia e minimizza la capacità del Primo Presidente indigeno del nostro Continente. Oltre ad accanirsi con Evo, attacca Lula in Brasile, a Kichner in Argentina, a Tabarè in Uruguay ed ad ogni segno di governo popolare, democratico di partecipazione e rivoluzionario.

Al margine dei suoi commenti, con cui possiamo stare o non stare d’accordo, è indubbio che Montañer ha molto da occultare della sua vita personale dedicata ad essere un franco tiratore della stampa pagato dal governo degli Stati Uniti.

Signori de
"El Tiempo" e "El Herald", come abbonato degli stessi, ho il diritto di informarli che, ricevendo denaro dal governo nordamericano per fare commenti anticubani ed anti-latinoamericani per Radio Marti, la credibilità del signore Montañer non vale un centesimo.

Nella sua difesa Montañer dice che Radio e TV Marti sono delle stazioni radio simili a Radio Free Europa, come se quest’ultima fosse un esempio di onorabilità o criterio etico. Le tre applicano lo stesso modello per calunniare, diffamare, non dire la verità e molto meno essere obbiettive.

Montañer sta mentendo quando si rifugia in un tecnicismo geografico, quando dice che questo non è un atto colpevole di qualcosa e che il suo nome non doveva figurare in quell'articolo “10 Miami Journalist take us pay” perché lui non vive a Miami. Il problema di fondo non è se lui, in questo momento, viva o meno  a Miami, la cosa trascendentale è che ha ricevuto fondi del governo nordamericano per mentire ed ingannare i suoi uditori e lettori.

Da questa modesta colonna sfidiamo Montañer che ci dica il nome di tre eminenti giornalisti nordamericani che abbiano ricevuto pagamenti anticipati in programmi di Radio Marti. È evidente che Carlos Alberto Montañer ha un serio conflitto con l'immensa maggioranza dei giornalisti professionisti degli Stati Uniti e coi codici etici delle principali società di giornalisti e quotidiani, che considerano che un giornalista di un mezzo di comunicazione privato non deve riscuotere denaro per lavorare per il governo degli Stati Uniti.

Quante bugie ha detto Montañer pagate dai successivi governi nordamericani durante tante decadi! Come dimenticare quando diffondeva verso il popolo di Cuba la grossolana bugia e diffamazione che Salvatore Allende ed il Che, pianificavano trafficare droga nel 1961. Montañer è stato sempre un lavoratore ben pagato dal governo degli USA.

Che lettura può essere data ai fatti, innegabili, che Montañer ha ottenuto interviste esclusive a famosi disertori del Nicaragua Sandinista come Rogelio Miranda o della Cuba Rivoluzionaria, come Manuel Sanchez Perez, Rafael del Pino o Florentino Aspillada in momenti in cui questi erano sotto la protezione della CIA?

Noi ricorriamo al diritto del lettore e di coloro che sono abbonati ad
"El Tiempo" ed "El Herald" affinché queste testate smettano di pubblicare gli articoli di Montañer. Con gli antecedenti terroristici e di collaborazione con la CIA che esibisce nel suo curriculum, non può dire che lo stanno diffamando né allegare una presunzione di innocenza e di decenza. Entrambe le ha perse durante il tragitto della sua corrotta esistenza.

Come in un teleromanzo dove il villano si trasforma in eroe, Carlos Alberto Montañer chiuderà questo articolo con le sue parole, espresse martedì 19 settembre 2006 in
"El Herald". “Tirate voi stessi le conclusioni. Il mio potere di analisi non dà per tanta sfacciataggine.

Magari non potrò pulire mai più la mia reputazione dopo questa brutale diffamazione. Ma, se vivo quanto basta, qualche giorno mi sentirò rivendicato, quando per le strade di una Avana liberata, un cubano mi abbracci e mi dica grazie: la sua voce e le sue parole mi servirono per mantenere viva la speranza. Questa è la cosa unica che mi importa. Per questo vivo”.
 


*La rete informativa è una rete alternativa di notizie

colombiana-tradotto da Ida Garberi