L'ordine di distruggere il dossier di Luis Posada Carriles, conservato nella sala delle evidenze dell'FBI di Miami,
fu data dal suo agente Ed Pesquera, proprio il figlio di Héctor Pesquera, l'ex
Capo dell' FBI del Sud della Florida che arrestò ai Cinque.
L'informazione
é stata rivelata, questa domenica, sul The Washington Post da Ann Louise
Bardach, la giornalista nordamericana che pubblicò, anni fa, l'intervista di
Posada dove questi confessava i suoi legami con la Fondazione Nazionale
Cubano-Americana.
In un articolo intitolato "Perchè
l'FBI mi sta alle calcagna "(Why the FBI Is
Coming After Me), la reporter
racconta che agenti del FBI si sono presentati nel suo domicilio, in sua
assenza, con un ordine giudiziario per ispezionare i documenti da lei
posseduti sul caso del terrorista. Bardach, avvertita, ha fatto avvisare gli
investigatori affinché si rivolgessero agli avvocati del suo giornale, che
sono intervenuti immediatamente nel caso.
Il reporter aveva già rivelato in un'intervista con Amy Goodman, nel suo
programma radiofonico "Democracy Now!", come l'incartamento era stato
improvvisamente cacciato nel trituratore di carte, "nel 2003". Questa volta,
pubblica informazioni addizionali con le quali precisa che la distruzione del
dossier che riuniva una varietà di documenti originali, avvenne nell'agosto di
quell' anno. La data è importante: Posada allora si trovava in Panama dove la
procura cercava di ottenere, dalle autorità nordamericane, documenti che
certificassero, nel processo al delinquente, il suo passato criminale.
Benché si trovava obbligata a collaborare pienamente in questo senso con la
giustizia panamense, in virtù di un accordo firmato da entrambe le nazioni,
l'ambasciata USA in Panama consegnò, sul caso, solo fotocopie di relazioni
declassificate obsolete .
Tra i documenti distrutti a Miami si trovava un fax che Posada aveva trasmesso
ad alcuni complici in Guatemala, nel 1997, lamentandosi che i mezzi
di comunicazione statunitense avevano reticenza a credere alle notizie sugli
attentati di L'Avana, che il terrorista stava provocando.
"Io gli avevo mostrato una copia
di questo fax durante le mie interviste con lui", rivela la Bardach,
ricordando il suo incontro con Posada nell’isola caraibica di Aruba. "Il fax
era stato intercettato da Antonio Álvarez, esiliato e uomo d’affari cubano che
condivideva l’ufficio con Posada in Guatemala nel 1997. Álvarez, allarmato,
aveva avvisato gli agenti dell’ufficio FBI a Miami ma, dal momento che questi
non avevano agito, si è rivolto al New York Times".
Posada nel suo fax, esigeva
dai suoi interlocutori "tutta l’informazione sull’attentato contro la
discoteca, in modo da confermarlo". Il fax è firmato "Solo", altro soprannome
del personaggio.
ED PESQUERA, IL FIGLIO DI HÉCTOR
Bardach ricorda ai suoi lettori come — secondo le sue fonti — Héctor Pesquera,
allora capo dell'ufficio dell' FBI di Miami, mostrava poco interesse al caso
di Posada. "Gli piaceva la compagnia dei politici della linea dura di Miami e
rifiutava ai suoi agenti richieste per realizzare intercettazioni telefoniche
su (Orlando) Bosch, conosciuto come il padrino dei gruppi paramilitari e di
altri militanti sospettati di realizzare attività criminali".
Secondo agenti, rivela l'articolo del Washington Post, Pesquera "chiuse le
investigazioni" sui terroristi cubano-americani abbandonando il suo posto nel
dicembre 2003.
Héctor Pesquera è quello stesso agente dell'FBI di Miami che provocò, nel
settembre 1998, l'arresto dei Cinque
lottatori antiterroristi cubani che furono successivamente falsamente
accusati di "spionaggio" e condannati a pesantissime pene detentive dopo un
giudizio che proprio l'investigatore, complice della mafia, si incaricò di
aggiustare.
Bardach, di seguito, indica che Judy Orhuela, la portavoce dell' FBI, le
confermò che "l'approvazione di sopprimere il fascicolo fu dato dall'agente
del caso Posada, Ed Pesquera, il figlio di Héctor".
I FUNZIONARI "POLITICI" DECIDONO
Nel suo articolo, la giornalista commenta che "l'FBI ed il Dipartimento di
Giustizia sono pieni di funzionari dalle buone intenzioni ma sono quelli nominati come
politici che prendono le decisioni finali. E per loro, Posada può essere un
uomo che sa troppo".
Altri dettagli "storti" appaiono in questo caso, confessa Bardach. "L'agente
di collegamento del Dipartimento di Polizia di Miami-Dade con la Forza
Operativa congiunta dell'FBI sul terrorismo, è un detective ben noto Luis
Crespo Junior — figlio di Luis Crespo, uno dei più famosi terroristi,
conosciuto come ‘il gancio' per una mano che perse a causa di una bomba mal
sistemata".
Nel seguito dell'articolo rivela che uno degli aiutanti di Crespo è il
detective Héctor Alfonso, il cui padre è un altro terroristico anticubano
chiamato Héctor Fabián. "Assegnato al gruppo di Intelligence della polizia di
Miami, Alfonso ha accesso all'informazione più sensibile della difesa del
territorio, perfino sugli esiliati cubani".
Il governo, prima di violare la protezione costituzionale della stampa, deve
pulire in casa sua, conclude Bardach. "Un buon principio sarebbe vedere chi
ordinò il ritiro delle prove contro Posada e perché. Se dopo decide di andare
avanti, può esplorare i 45 anni di archivi accumulati dalla CIA ed FBI che
dettagliano la sua carriera paramilitare. E c'è una dozzina di colleghi di
Posada, in Miami e New Jersey, che sanno molto più sul tema che io", scrive la
reporter.
Oltre
a mostrare che, benché informato da Álvarez, l'FBI non agì quando Posada
dirigeva gli attentati di L'Avana e che sabotò i tentativi legittimi della
giustizia di Panama di incriminare lui ed i suoi complici di Miami, le
rivelazioni di Ann Louise Bardach, pubblicate dal The Washington Post,
confermano il vincolo diretto tra il caso Posada e l'arresto dei Cinque.
Perseguendo i cubani infiltrati nei gruppi terroristici, Héctor Pesquera dava
copertura e protezione ai suoi amici della mafia terroristica che finanziavano
ed orientavano Posada, proprio come ha confessato il terrorista e le recenti
dichiarazioni di
Antonio "Toñin" Llama.
Più che mai, con queste rivelazioni dell'influente giornale di Washington,
rimane provata l'innocenza dei
Cinque cubani imprigionati negli Stati Uniti,
la cui liberazione fu reclamata da un panel di giuristi dell'ONU.