La chiave della politica imperiale
ed il Piano Bush per Cuba
4 settembre 2006 - J.Lezcano Perez membro del CC del PCC www.granma.cubaweb.cu
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Quanti oscuri obiettivi si nascondono dietro il titolo di "Commissione per assistere ad una Cuba libera"? Sicuramente molti, e tutti dannosi per il popolo cubano. Gli stessi che gli alti funzionari nordamericani tentano di occultare quando parlano di fare più facile la transizione di Cuba alla democrazia, o quelli che si mascherano nel numero 1, dei propositi della Legge Helms-Burton: "aiutare il popolo cubano a recuperare la sua libertà e prosperità".
Tutta questa strategia fa parte della sistematica campagna di
propaganda del governo nordamericano per disinformare l'opinione pubblico
mondiale, i cittadini statunitensi, ed il nostro popolo sulla chiave ed
essenza del Piano Bush; è di alta priorità poterli rischiarare.
In una sorprendente dimostrazione di un unico, conseguente e
coerente pensiero sul destino manifesto che deve compiere la Nazione
nordamericana, la Signorina Condoleezza Rice, segretaria di Stato degli Stati
Uniti ha dichiarato, 154 anni dopo, durante la Convenzione Annuale della Chiesa
Battista del Sud, celebrata il 13 e 14 giugno 2006, in Greensboro (Carolina del
Sud) la cosa seguente: "(...) Il presidente Bush ed io stessa condividiamo la
convinzione, che voi avete, che l'America può e deve essere una forza del Bene nel
mondo. Il Presidente ed io crediamo che gli Stati Uniti devono mantenere il loro
impegno come leader degli avvenimenti fuori dalle nostre frontiere". "(...) È
a
questo punto, signore e signori che un'alternativa si presenta davanti al nostro
paese, davanti a noi tutti come americani. Dobbiamo guidare il mondo o dobbiamo
ritirarci da esso"?. "(...) Chi se non l'America unirà le nazioni che amano la
libertà per difendere la libertà e la democrazia nel mondo"?
Riferendosi al tema, il presidente dell'Assemblea Nazionale
del Potere Popolare, Ricardo Alarcón de Quesada, nell'intervento che realizzò il
1º luglio 2004 nell'Udienza Pubblica che discuteva il Piano Bush espresse: "In
primo luogo, la cosa più importante, il nodo gordiano di quello che essi
chiamano la transizione verso quello che essi chiamano la democrazia — come
dicono qui — sarebbe la restituzione delle proprietà a coloro, che denominano, antichi padroni; e non si dilungano spiegando di che proprietà si tratta,
le definisce: proprietà Commerciali — essi dicono — cioè, imprese; proprietà
residuali, cioè, le abitazioni, che appartengono all'immensa maggioranza della
nostra popolazione; e proprietà agricole".
Ma poiché Bill Clinton non volle lasciare questa eredità annessionista solo in forma di una vaga idea, decise di farlo in maniera più precisa e convertirla in legge: "Legge per la libertà e la solidarietà democratica di Cuba" (Legge Libertà), 1996, più conosciuta per Legge Helms-Burton.
Questa legge, la cui completa essenza è extraterritoriale,
dedica al tema delle restituzioni delle proprietà nient'altro e niente meno che
otto Sezioni. Una di esse, la 207, nel suo paragrafo d, risulta la più
chiarificatrice: "Sentire del Congresso. È opinione del Congresso che la
liquidazione soddisfacente dei reclami di proprietà da parte di un Governo
cubano riconosciuto dagli Stati Uniti rimane una condizione indispensabile per
il pieno ristabilimento delle relazioni economiche e diplomatiche". È questo il
testo legale che Bush trasformerà nel nodo gordiano del suo Piano.
Per coloro che non sono specialisti del tema o non possiedono tutte le informazioni necessarie, è bene spiegare che in base a ciò che si stabilisce nel punto 6 della Sezione 206 della Legge Helms-Burton, nessun governo cubano potrebbe soddisfare tale domanda poiché, estendendo il diritto di reclamo a tutti i cubani che si nazionalizzarono nordamericani a partire dal 1º gennaio 1959 (data stabilita per favorire i ladri ed assassini batistiani che, da quel momento, ricevettero rifugio negli Stati Uniti fuggendo dalla giustizia rivoluzionaria e che posteriormente composero le file delle organizzazioni terroristiche) l'importo, in denaro, dei reclami, per opera e grazia della Helms-Burton, secondo specialisti del governo nordamericano, ascenderebbe a non meno di 100mila milioni di dollari; con tale cifra si ipotecherebbe la vita del popolo cubano.
È chiaro anche che tutto questo tema dei reclami e devoluzioni di proprietà è stato creato artificialmente dalle differenti amministrazioni nordamericane, dagli anni 1959/1960, con la maligna intenzione di utilizzarlo come arma di confronto politico tra i due paesi e per creare nei confronti della Rivoluzione, davanti al popolo statunitense e davanti all'opinione pubblica mondiale, l'immagine di un governo che agisce al margine dalla legge internazionale e si comporta come un volgare ladro; come viene espresso in uno dei propositi della Legge Helms-Burton: "Proteggere i beni nazionali dagli Stati Uniti contro le confische ed il traffico illecito di proprietà confiscate dal regime di Castro".
La verità storica dà prova che Cuba adottò le sue misure di
nazionalizzazione ed espropriazione mediante un processo di fine Tecnica
Giuridica e seguendo minuziosamente la Lettera dei Diritti e Doveri Economici
degli Stati, approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite - Risoluzione
3281, XXIV, del 12 dicembre 1974.
"Ma nel frattempo che cosa avvenne con gli Stati Uniti? Non accettò una negoziazione con Cuba, su basi di uguaglianza, come Cuba aveva offerto nel 1960. È un fatto storico, perché è stata una politica mantenuta con Cuba, e per questo motivo dico che non è discriminatoria la nazionalizzazione cubana. Fu detto agli Stati Uniti che eravamo disposti a riannodare le conversazioni in relazione col tema della Riforma Agraria a cui mi riferii anteriormente — stiamo parlando del febbraio 1960 — il governo di Cuba comunica agli Stati Uniti che è disposto a riannodare queste conversazioni in vista del tema delle nazionalizzazioni, ma chiede qualcosa che è elementare, cioè che per il tempo che durino queste negoziazioni il governo degli Stati Uniti "non adotti misura alcune di carattere unilaterale che pregiudichi i risultati delle negoziazioni o possa infliggere danno all'economia del popolo cubano". L'arrogante e provocatoria risposta nordamericana — e la cito perché è impossibile glossarla — fu: "Il governo degli Stati Uniti non può accettare le condizioni per negoziare, espresse nella nota di sua eccellenza, all'effetto che non prenderà misure di carattere unilaterale da parte del governo degli Stati Uniti che possano colpire l'economia cubana e quella del suo popolo, sia già da rami legislativi o esecutivi".
Nel Piano Bush, anche volendo mascherare il fondo reale di questo tema, si pianificano cinque misure che trasmettono sfacciatamente ciò che obbligherebbero a fare al governo fantoccio per accelerare la transizione:
"Il governo degli Stati Uniti incoraggerà che si dichiari, in una tappa
precoce della transizione e nei termini più forti possibili, l'intenzione
di Cuba di risolvere il tema delle proprietà il più rapidamente possibile".
"Il governo degli Stati Uniti stabilirà una struttura per dirigere le
restituzioni delle proprietà, la Commissione per la Restituzione dei Diritti di
Proprietà: Commission on Restitution of Property Rights (CRDP), per accelerare
questo processo".
Per
concludere questa analisi nessuna
miglior parole che quelle espresse dal
compagno Ricardo Alarcón de Quesada terminando l'Udienza Pubblica organizzata
dall'Assemblea Nazionale del Potere Popolare sulla Legge Helms-Burton, il 3
maggio 1995: (continua - prima parte - seconda parte)
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