Aria di guerra con il piano Bush
 

 

30 novembre 2007 - S. Calloni 

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Un quadro terrificante che tutti devono conoscere e dove le menzogne della stampa hanno un ruolo centrale

 

Dentro la nuova scalata degli Stati uniti contro Cuba e Venezuela -come assi del male- il governo Bush ha nominato, "in modo provvisorio", l'agente della CIA Jack Patrick Maher, come responsabile dei gruppi di destinati a "esigere e analizzare informazione di intelligence" e "assicurare lo sviluppo di strategie" contro entrambi i paesi. La sua missione sarà quella di accumulare ogni tipo di dati (le sue spie lavorano a tempo pieno) per informare i suoi capi, coloro che "dovranno prendere le decisioni" su come destabilizzare, invadere, o creare i pretesti per farlo.

 

Viste le "giustificazioni" per invadere ed occupare l'Iraq nel 2003, possiamo avere un'idea di quanto richiesto agli informatori. Questi agenti dovranno rispondere alle "necessità" e agli obiettivi dei loro mandanti. Cioè inventare gli argomenti, come nel caso dell'Iraq, dove è stato utilizzato l'ipotetico possesso di armi di distruzione di massa - mai apparse - o l' "amicizia" col terrorista a "tutto campo" della Casa Bianca, Osama Bin Laden, tanto potente e ubiquo che non è mai stato trovato, nonostante le invasioni e gli assassini massicci di circa 200mila persone.

 

Benché il presidente George W. Bush e la sua famiglia, soci diretti della famiglia Bin Laden, avessero dovuto essere interrogati per gli attentati contro le Torri Gemelle, ciò non è mai avvenuto. A nessuno sfugge che i nuovi annunci contro Cuba sono sempre parte dell'offensiva, in particolare quanto venne tracciato dal 2002, e si vide con chiarezza la creazione, dall'ottobre 2003, di una "Commissione di aiuto ad una Cuba Libera" che poi si trasformerebbe in un progetto di transizione.

 

Tutto è iniziato sotto la direzione di Colin Powell, quando era ancora sottosegretario. Già nel maggio 2004 si era raccomandata la creazione del ruolo di "coordinatore" della transizione in Cuba, come emerso dalla relazione del Dipartimento di Stato, che suggeriva anche l'investimento di 60 milioni di dollari nel piano per "aiutare" il cambio nell'isola.

 

Nel luglio 2005 la segretaria di Stato, Condoleezza Rice annunciò la nomina dello specialista in temi latinoamericani del Partito Repubblicano, Caleb McCarry, come "Primo coordinatore della Transizione" a Cuba.

 

McCarry aveva un'esperienza di otto anni come funzionario del Comitato di Relazioni Internazionali della Camera dei Rappresentanti degli Stati uniti. La Rice è stata molto chiara nel citare gli obiettivi del funzionario designato: "accelerare la fine della tirannia" a Cuba, poiché per 50 anni, il presidente Fidel Castro aveva condannato al suo paese a un destino di "repressione e povertà". E lo disse proprio la segretaria di uno Stato terroristico mondiale che solo ha come forma di azione e dialogo missili, bombardamenti, torture, assassini massicci, miseria, genocidio per ipoteticamente "imporre la democrazia", come accade in Iraq.

 

Ovviamente i tratti iniziali del piano contro Cuba si incrementarono, nel senso di un maggiore intervento, come si vide nelle relazioni di ogni anno, ammettendo che erano diretti a far cadere Fidel e impossessarsi virtualmente dell'isola che è sempre stata un'ossessione per i governi statunitensi. In una manovra disperata, e apertamente illegale delle leggi internazionali, lo scorso 23 agosto Tom Shannon, capo della diplomazia degli Stati uniti per l'America Latina offrì al governo cubano di togliere il blocco commerciale, se il paese avesse accettato la transizione.

 

Cioè, Shannon ed i suoi capi sembrano non avere capito che Cuba non è interessata a questa offerta pubblica, e che l'allontanamento temporale del presidente Fidel Castro non avviene come transizione, bensì in osservanza costituzionale e per preservare gli enormi risultati di una rivoluzione assediata per quasi mezzo secolo. Influenzati dalla loro impunità internazionale nell'agire eludendo tutte le regole, i funzionari dell'amministrazione Bush credono che un ricatto di questo tipo possa funzionare in un paese in cui governo e paese hanno resistito a una politica di guerra costante e su diversi fronti da parte degli Stati uniti, e cercano di offrire specchietti colorati come quelli dei colonialisti, ma sbagliando secolo.

 

Sembrano essere male informati, nonostante le migliaia e migliaia di spie che fanno la ronda fuori e dentro l'isola e delle campagne di stampa di tutti i media mondiali. Solo chi non capisce quello che è una rivoluzione come quella cubana, e il tipo di organizzazione che si è costruita per resistere alla guerra dichiarata dal paese più potente del mondo, può diventare ridicolo come Shannon, la Rice, o lo stesso George W. Bush. Proprio Shannon ha ricordato che nel 2002 fu Bush a fare quella stessa "offerta" dicendo che "se i cubani erano pronti per (...) creare un meccanismo e una strada verso le elezioni, allora, in consultazione col Congresso tenteremo di trovare i mezzi di togliere l'embargo" economico imposto 44 anni fa dagli Stati uniti. Omise di dire blocco, ovviamente.


Offerte vane ce ne sono, come quella di assassinare il comandante Fidel Castro proposta dal legislatore repubblicano di origine cubana Lincoln Diaz Balart il 20 marzo 2004 (La Jornada - Messico) con la stessa impunità della proposta di Shannon. Propose anche l'infiltrazione di "spie mascherate da turisti stranieri" per entrare all'isola, come se ciò fosse una novità, e non una costante dall'inizio della rivoluzione cubana. "A Cuba si impone un magnicidio", disse Diaz Balart a un canale televisivo di Miami in un'intervista con Óscar Haza. Aggiunse, perchè non rimanessero dubbi sul suo grande attaccamento alla democrazia "Io credo che si debba fare", rispondendo ad una domanda sulla correttezza che un legislatore degli Stati uniti proponesse l'assassinio del presidente di un altro paese. Indubbiamente Diaz Balart aveva ragioni per essere disperato, poiché nei progetti di "transizione", o per meglio dire di "annessione", elaborati dagli Stati uniti dal 2002 e "migliorati" in tattiche e strategie ogni anno, sperava di essere il presidente 'de facto' di qualunque azione intrapresa da Washington contro il suo paese di origine. La missione di quelle spie a cui si dedicarono fondi milionari "era aiutare a produrre il cambiamento a Cuba", realizzare alcune azioni e anche, ovviamente, raccogliere informazioni sufficienti per le necessità belliche statunitensi, se avessero optato per qualche tipo di invasione, come esposto negli annessi segreti. Diaz Balart stava esponendo all'opinione pubblica quello che gli Stati uniti avevano tentato di fare in centinaia di occasioni per assassinare Fidel Castro.

 

I piani di Bush proseguono e anche considerando un recupero del leader cubano, la strategia di destabilizzazione aumenterà progressivamente. Così dicono, ed è nel campo dell'informazione dove questa guerra sporca aumenterà i toni.


Lo scorso 18 agosto l'agenzia Brasil de Fato segnala che i funzionari statunitensi hanno cercato di imporre ogni tipo di notizia, come le fotografie diffuse sul miglioramento di Fidel Castro fossero false e un'altra serie di azioni dello stesso tipo, dopo aver verificato che la vita quotidiana in Cuba continuava normalmente, come il presidente cubano aveva chiesto al suo paese.

 

Molti giornalisti amici e anche dipendenti di Washington sono stati istruiti a maneggiare la parola "transizione" riferendosi a Cuba, e a parlare di una "crisi interna", davanti alla quale abbondare nel creare qualche tipo di psicosi sulla necessità di stare all'erta davanti a una possibile "migrazione in massa" verso gli Stati uniti, come conseguenza, informò ancora il Brasil de Fato. Ciò non sorprende, perché il "progetto di transizione" a Cuba, come l'armamento di un nuovo governo, sono decisioni di cui la Casa bianca informa pubblicamente, e benché la cospirazione sia aperta, gli Stati uniti hanno ignorato ogni legalità internazionale di questi tempi.

 

Per questo la designazione di Caleb McCarry come virtuale "futuro" governatore della "transizione" a Cuba, ricorda la carta di Paul Bremer in Iraq, con una carica simile in un paese sotto l'occupazione coloniale. Tra i nuovi compiti c'è quello di ottenere appoggio dalla comunità internazionale per questo progetto, il che fa presupporre offerte economiche ad alcuni governanti, appoggi politici e anche severe pressioni.

 

Come già noto, sono stati destinati 80 milioni di dollari a questi compiti e 20 per il lavoro della CIA nei media di massa per la comunicazione. Non sarà quindi difficile indovinare chi ci sarà dietro questi supposti giornalisti "obiettivi" e dei molti travestiti, in questi tempi in cui il denaro dello Stato terroristico mondiale che domina la Casa bianca scorre come un fiume aperto. La guerra della disinformazione sulla situazione in Cuba, è stata particolarmente forte a partire dal 31 luglio quando il presidente Fidel Castro delegò provvisoriamente il comando per un problema di salute, mediante una lettera pubblica al paese e molto esplicita sulla continuità della rivoluzione.


Gli analisti della CIA si trasformarono in costanti fonti dei mezzi di comunicazione di massa mediante imprese sottoposte al loro controllo nel mondo per tentare di "approfittare" al massimo del momento politico in favore dei progetti di "transizione" (leggasi annessione) e dei rispettivi accordi segreti. Questi sono destinati a segnare diverse strategie di azione, tra cui guerre sporche, controribellioni, piani incrociati e metodi di destabilizzazione fino a interventi per raggiungere l'obiettivo annunciato. In questo modo, l'informazione divenne -come sempre- il primo sparo della Guerra sporca riflettendosi in diversi giornali del mondo e negli specializzati in temi economici, per propagandare il piano di intervento dell'amministrazione Bush.

 

Ovviamente in nessun caso si spiegava che questa offerta era perchè Cuba entrasse immediatamente nell' "economia di mercato", rinchiusa in un piano coloniale molto chiaro sotto supposti "obiettivi democratici". In quanto a politiche sociali, questa ricolonizzazione parla di "trasformazioni profonde e drammatiche destinate a cancellare dalla mappa dell'isola tutte le manifestazioni del comunismo castrista", rimpiazzando l'amministrazione rivoluzionaria e introducendo "pratiche democratiche di libero mercato" delle cui conseguenze soffrono attualmente i paesi dell'America Latina. "Mascherato grossolanamente come assistenza a una Cuba libera", l'orrore di oltre 450 pagine inondate di odio, bugie e faticosa retorica, dettaglia minuziosamente le misure che imporrebbe Washington se arrivasse ad impossessarsi di Cuba.

 

La società cubana sarebbe completamente sottomessa agli Stati uniti che dominerebbero, senza eccezione, tutte e ognuna delle sue attività" ha segnalato l'Assemblea Popolare di Cuba riferendosi al progetto degli Stati uniti.

 

Uno dei primi passi del cosiddetto "governo di transizione" sarebbe la "devoluzione delle proprietà agli antichi sfruttatori, comprese le abitazioni e le terre ambite dalla mafia cubano-americana di Miami che ha sempre spinto per un'annessione di Cuba, con lo sfratto di chi abita in abitazioni reclamate o non possa pagare onerosi affitti, e lo sgombero delle campagne, la dissoluzione delle cooperative agropecuarie e la ricostituzione degli antichi latifondi. Quello che era già previsto nella Legge Helms-Burton, si esprime ora in linguaggio ancora più procace" segnala il documento dei legislatori cubani. Sarebbero privatizzati tutti i rami dell'economia, che rimarrebbe "sotto la direzione di un Comitato permanente del governo degli Stati uniti per la Ricostruzione Economica" che intendono costituire. "Si eliminerebbero i sussidi e i controlli di prezzi ai beni e servizi che riceve la popolazione", verrebbe "smantellato il regime di sicurezza e assistenza sociale e non si rispetterebbe il pagamento delle pensioni" con un sistema di privatizzazione nei servizi della salute e dell'educazione".

 

Le conseguenze per Cuba sarebbero così terribili che la stessa relazione riconosce che "non sarà facile" realizzare la 'transizione', e che sarebbe fortemente respinta dalla comunità cubana. Ed è su questo punto dove -come citano i legislatori cubani- il progetto sottolinea come "priorità immediata" la "creazione di forze repressive che sarebbero organizzate, allenate, equipaggiate e consigliate dal governo degli Stati uniti". È per questo che ci sono state le affrettate nomine di Bush come quella di Mc Carry e quella dell'agente della CIA Jack Patrick Maher, di fronte alle squadre destinate a "esigere e analizzare informazione di intelligence" e assicurare lo sviluppo di strategie contro Cuba e Venezuela, due degli "assi del male" nel nostro continente, secondo Bush.

 

"Inizialmente dovrebbero invadere questo paese, occuparlo militarmente e poi schiacciare la resistenza del popolo, e questo mai riusciranno a ottenerlo. Siamo preparati e disposti a combattere fino all'ultimo uomo e all'ultima donna per impedirlo. Se ci attaccano, qui troveranno un popolo unito, colto, padrone di una gloriosa storia di eroismo, lotte e sacrifici per la libertà" è stata la risposta dell'Assemblea nel luglio 2004, reiterata nel 2006, dopo che si sono predisposte manovre di difesa davanti alle nuove minacce imperiali.

 

I piani dell'amministrazione Bush per Cuba quasi ricalcano quanto fatto nell'invasione e occupazione dell'Iraq, e lo si vede nella proposta di un Comitato Permanente degli Stati uniti per la ricostruzione dell'economia e la privatizzazione del sistema di salute ed educazione, eliminandone il carattere universale e gratuito. Tutto ciò ha unificato le forze interne di Cuba ed un massiccio rifiuto internazionale dei popoli.

 

Ovviamente, i grandi media mondiali ignorarono la reazione del popolo cubano e per l'ennesima volta, il 13 agosto, giorno del compleanno di Fidel Castro, non hanno menzionato le migliaia e migliaia di manifestanti al festival dei gruppi musicali, nella tribuna Antimperialista davanti alla Sina e il lavoro volontario realizzato da oltre centomila persone per mostrare la loro decisione di difendere il paese. E neppure lo sforzo che fa la popolazione per mostrare una decisione popolare di mantenere in piedi i risultati della rivoluzione e la rivoluzione stessa.

 

Si è anche tentato di occultare ogni manifestazione solidale nel mondo, ma questo è stato impossibile quando una valanga di intellettuali, premi Nobel, figure di diritti umani, dell'arte e della politica hanno firmato una lettera di appoggio e solidarietà che ha fatto il giro del mondo.

 

Quello che neppure è stato realizzato dai media è come gli Stati uniti intendano raggiungere i loro obiettivi senza un consenso nell'isola a loro favore, perché il ricordo di Playa Giron e il fallimento di un'invasione a Cuba nel 1961 è ancora ben presente. Ugualmente, data la situazione di impantanamento nel progetto di guerra su guerra, o invasione su invasione con cui l'amministrazione Bush iniziò le sue avventure belliche dopo gli attentati delle Torri gemelle, non è facile per l'Impero decidere come muovere i suoi pezzi in una tavola tanto complicata. A questo si unisce la rapidità e la serenità con cui ha agito il comandante Fidel Castro come presidente di Cuba, col suo impeccabile proclama al paese e i suoi messaggi successivi, spazzando ogni possibilità di speculazione, mettendo Washington in una situazione difficile.

 

Bush, ora più che mai, deve alzare il suo livello di popolarità, mai stato così basso. Inoltre, poiché ha sviluppato una dipendenza assoluta dalla lobby cubana di Miami gestita da organizzazioni mafiose e terroristiche, questo lo può far andare a fondo. La diffusione per le TV di tutto il mondo delle visite in ospedale a Fidel Castro da parte di Hugo Chávez, sono state un altro duro colpo alle manipolazioni del potere mediatico. Ma lo è stata anche la serietà con cui Castro ha gestito i suoi messaggi e la certezza che il governo di Cuba continua con normalità i suoi compiti rivoluzionari, facendo sì che la "transizione" di Washington rimanga un sogno. Per questo Bush raddoppia le scommesse con le nuove nomine che continuano gli errori dell'amministrazione, come quello del 2005 quando nominò, nonostante l'opposizione del Congresso, John Bolton come ambasciatore all'ONU. Avrebbe dovuto essere un messaggio molto forte alla comunità internazionale nell' "accettare la tutela degli ultraconservatori statunitensi o semplicemente sparire", come segnalarono analisti statunitensi. Il messaggio era diretto anche alla crescente opposizione al presidente nel Congresso, sulla guerra in Iraq, le denunce di torture in prigioni come Guantánamo, e "il rifiuto dell'amministrazione nell'ascoltare chi non è della sua squadra". Bolton era respinto per le sue pratiche "sporche" come funzionario della Segretaria di Stato per forzare azioni internazionali, i suoi abusi contro subordinati, e la manipolazione di informazione di intelligence a favore dei programmi della Casa bianca contro l'Iraq e contro Cuba. In questo caso Bolton mentì pubblicamente sulla presunta capacità di Cuba per la costruzione di armi biologiche e arrivò a ricattare agenti dell'intelligence Usa per ottenere che appoggiassero le sue bugie. Durante la strada preparata da Bush non mancò la voce dell'ex sottosegretario di Stato nordamericano Roger Noriega, quando affermò che Stati uniti avevano "prove contundenti" su un ipotetico intervento di Venezuela e Cuba in Bolivia, appena prima che i congressisti trattassero sui risultati e i nuovi obiettivi della politica estera Usa in America latina. In linea con la segretaria di stato, Condoleezza Rice, e il Sottosegretario aggiunto di Difesa per Temi Interamericani, Roger Bruno Maurer che parlarono "della campagna di destabilizzazione di Venezuela e Cuba nella regione" negli ultimi giorni si ascoltò la voce del capo dei servizi di spionaggio degli Stati uniti, John Negroponte, quando annunciò il nuovo incarico dell'uomo della Cia per gestire "l'intelligence" su Cuba. Negroponte - uno dei maggiori violatori dei diritti umani in America Centrale negli anni 70-80 e anche nelle azioni sull'Iraq - disse che Cuba e Venezuela sono una "sfida" per gli Stati uniti. E avvertì che la nomina avveniva in un momento cruciale, e che il nuovo funzionario avrebbe dovuto consegnare al suo comando dati di intelligence che permettessero "di prendere decisioni" in sintonia agli annessi segreti che segnalano i diversi piani di intervento.

 

Oltre alla reazione a Cuba, a Caracas Hugo Chávez collegò questa nomina agli annunciati obiettivi di destabilizzazione che Washington mantiene sul Venezuela. E poiché ciò avviene a pochi mesi dalle elezioni presidenziali in Venezuela, diventa una flagrante minaccia contro quel paese. Vale domandarsi: che ha fatto l'Organizzazione di Stati Americani (OEA) sul fatto che gli Stati uniti creino una carica nel loro governo per preparare la transizione di un paese indipendente come Cuba, in aperta violazione a tutte le leggi internazionali?

 

Cosa fanno l'OEA e l'America latina di fronte alla minaccia diretta e l'annuncio di destabilizzazione e piani segreti destinati ad ogni tipo di interventi su due governi della regione?. E l'ONU? Potrà continuare a mantenere una presenza internazionale con le mani legate? Perché non altro deriva dalla dichiarazione di guerra infinita al mondo di Bush quando firmò il Documento "Strategia di Sicurezza degli Stati Uniti" che può riassumersi in una frase: "Siamo una forza militare senza paralleli, abbiamo il diritto di agire in tutto il mondo per imporre l'economia di mercato e garantire la sicurezza energetica e possiamo attaccare chi consideriamo una minaccia o qualunque paese che possa trasformarsi in un rivale militare".

 

Quello che non ha potuto vedere Bush nella sua cecità fondamentalista è che persino il maggior impero del mondo ha un limite e che l'impunità della sua marcia ha già generato contraddizioni insuperabili. Questo è quanto si sta vedendo in un nuovo scenario.

 

Cuba resistendo quasi mezzo secolo, è anche il suo limite.