Il
10 luglio 2006 Bush ha approvato "misure addizionali" contro Cuba
alcune delle quali mirano direttamente a chi commercia con l'Isola o ha
qui investimenti. Tra esse ripete la possibilità di iniziare i processi
previsti nel Titolo III della Legge Helms-Burton
selettivamente
per alcuni paesi — per il linguaggio usato sembra che minaccino d'iniziare con il Venezuela ma nessuno sa quello che succederà una volta
che si scopra questo Vaso di Pandora — ed annuncia che "applicheranno
vigorosamente" il Titolo IV "mettendo a fuoco specialmente la sua
applicazione" precisamente in quei settori dove sono più coinvolti gli
europei.
Quando nel 1996 gli Stati Uniti promulgarono la Legge Helms-Burton ci
furono proteste in Europa. Qualificarono il testo nordamericano come
extraterritoriale e contrario alle norme relative al commercio
internazionale. Ma non condannarono il suo carattere genocida ed
interventista, né il suo proposito di porre fine all'indipendenza e alla
sovranità di Cuba e di sottometterla ad un regime di servitù e completa
dominazione.
All'Unione Europea nient'altro disturbava che alcuni aspetti di quella
Legge che colpivano i suoi propri interessi. Per questo motivo protestò,
solamente, per i Titoli III ed IV dello sgorbio legislativo.
Il primo concede, un'autorità completamente illegale, ai tribunali
nordamericani d'intraprendere giudizi, a partire da reclami presentati,
per ipotesi, da ex padroni di proprietà nazionalizzate dalla Rivoluzione,
contro qualunque persona che,
ora, li utilizzi in qualsiasi modo e l'altro
nega i visti di entrata negli Stati Uniti a chi investe in Cuba,
proibizione che si estende anche al coniuge e figli e della quale sono
già stati oggetto persone di diverse nazionalità.
Sul resto, la parte più grave ed estesa del documento, l'Europa non ha emesso
suono alcuno. Di quei capitoli semplicemente non parlò perché i governi
europei, in un modo o nell' altro, erano complici della politico
anticubana di Washington.
Si videro obbligati a criticare parzialmente la Legge per la pressione
dell'opinione pubblica e soprattutto per quella degli impresari del
Vecchio Continente i cui vincoli economici e commerciali con Cuba,
interamente legittimi, affrontavano sanzioni illegali e grossolane minacce
da parte del governo degli Stati Uniti.
L'Unione Europea presentò allora una domanda ufficiale contro Washington
davanti all'Organizzazione Mondiale del Commercio. Chi rivede la stampa di
dieci anni fa facilmente troverà centinaia di articoli, dichiarazioni ed
informazioni su questa domanda. Alcuni parlavano di un'imminente guerra
commerciale. Sembrava che andasse a terminare il mondo.
Ma la stampa riportava giornalmente anche le frequenti riunioni dei
rappresentanti di entrambe le parte: Stuart Eizenstat e Leon Britan.
Quando il primo non visitava l'altro a Bruxelles, questo si muoveva per
trovarlo a Washington. I loro banchetti erano riportati nei mezzi
informativi quasi con lo stesso interesse con cui si trattano le più
notorie coppie di comici.
Finalmente si misero d'accordo e l'annunciarono a grancassa: l'Unione
Europea ritirava la sua domanda davanti all'OMC e dichiarava, inoltre, che
avrebbe continuato ad appoggiare i tentativi nordamericani di sovvertire
la società cubana. Da parte sua l'Amministrazione di Washington non
avrebbe usato i menzionati titoli III e IV e s'impegnava a presentare
davanti al suo Parlamento gli emendamenti necessari per modificare, in tal
senso, la Legge Helms-Burton.
L'offerta nordamericana era, di sicuro, ridicola. La sostanza del Titolo
III è la minaccia di intavolare cause davanti ai suoi tribunali federali
il cui numero poteva essere di tale grandezza da gettare nel caos il
sistema giudiziale come notò, per tempo, lo stesso governo nordamericano. È
per questa ragione e per nessun altra che la stessa Legge Helms-Burton
diede l'autorità al presidente per sospendere per sei mesi il diritto a
promuovere tali processi, qualcosa che Clinton fece dall'istante in cui
promulgò la Legge — molto prima del primo gemito europeo — e che continuò
a fare, egli e Bush, e l'hanno fatto già venti volte. Gli Stati Uniti
"davano" all' Europa quello che,
dal primo giorno, si erano già dati
a sé stessi per il loro interesse.
In altre parole, dopo tanto disordine, l'Europa si accontentava di
un'insulsa promessa ed in cambio ella era l'unica che agiva per fare
esattamente quello che le ordinavano.
Sono passati dieci anni. Né l'amministrazione Clinton né quella Bush in
nessun momento, in qualsiasi forma, in modo diretto o indiretta, hanno
fatto atto alcuno per compiere quello che avevano solennemente promesso.
Neanche hanno cercato di simularlo. Semplicemente non hanno fatto niente.
Assolutamente niente.
E non lo hanno fatto perché neppure il loro interlocutore ricordava il supposto
impegno. L'Europa ha lasciato trascorrere dieci anni senza sbattere le
palpebre benché Washington non mantenesse la sua promessa. Peggio
ancora. Non ha mai reagito, durante questo periodo, quando i nordamericani
hanno punito arbitrariamente imprese europee a difesa di una Legge che segue
intatta. L'Europa, in profonda quiete, dormiva.
Perché gli Stati Uniti dovrebbe rispettare il loro impegno se sanno di
poter contare sempre sui servizi dell'ubbidiente, disciplinata Unione
Europea?
Più ancora, ogni volta che lo considera opportuno, il governo
nordamericano ringrazia pubblicamente la cooperazione europea nella
realizzazione del suo piani anticubani. Cooperazione tanto generosa e
disinteressata che non è stata colpita dalle ripetute violazioni della sua
sovranità e dei diritti delle sue imprese e dei suoi cittadini. Niente
perturba il suo sereno sonno.
Arrivò il mese di maggio del 2004. Con gran fanfare Bush mise in vigore il
suo Piano in cui, in fedele obbedienza alla Legge Helms-Burton, descrive
fino al dettaglio il genocidio che immagina potrà realizzare con Cuba ed i
cubani. Il Piano Bush contiene anche nuove misure per rendere più crudele
la guerra economica che c'impone.
E tra queste misure ci sono quelle, molte specificamente, riferite ad altri paesi
che includono i membri dell'Unione Europea. Né una parola di modifica
della Legge Helms-Burton. Molte — quasi 500 pagine — per ripetere fino
alla stanchezza che l'imporranno con ogni rigore.
Bush
ha minacciato,
tra le altre numerose
aziona, di permettere i processi previsti nel Titolo III
ed ha annunciato il rafforzamento dell'apparato burocratico incaricato di
eseguire le sanzioni che contempla il IV.
Sono passati altri due anni completi. Arriviamo a luglio del 2006.
L'Unione Europea rimane in silenzio. Nessuna Cancelleria ha sussurrato
almeno una parola.
Fino ad ora nessuno in Europa si è dato per informato.
Chieder loro che condannino il piano segreto per attaccare la Rivoluzione,
le nuove e ancor più crudeli restrizioni alle famiglie cubane, le stupide
e criminali proibizioni contro le sue Chiese, i vergognosi tentativi di
seppellire l'Operazione Miracolo ed i servizi di salute che salvano la
vita a milioni di persone, sarebbe, sicuramente, chieder loro troppo.
Ma lo è, per caso, suggerir loro che difendano gli interessi dei propri
cittadini? Ricordar loro, col dovuto rispetto, quella carta che
sottoscrisse il cavaliere Britan col suo inseparabile amico? Probabilmente
non vale la pena.
Forse sarebbe più pratico non perturbare il sonno della Bella
Addormentata.
In fatto di scendere a patti coi fascisti, di lasciar loro le mani libere,
c'è abbastanza esperienza al di là dell'Atlantico. Ma c'è anche esperienza,
dolorosamente, delle sue conseguenze. Non sono pochi, per fortuna, chi
ricorda ancora Monaco e Chamberlain ed il suo ombrello e tutto l'orrore
che venne dopo.
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