EDITORIALE
L’alleanza dell’UE con
Bush è patetica
23 giugno 2006
Il nostro ministro degli Esteri, com’è stato ampiamente divulgato, ha pronunciato durante il suo discorso del 20 giugno nel Segmento di Alto Livello del nuovo Consiglio dei Diritti Umani a Ginevra, una convincente denuncia dell’intensificazione delle trame di Stati Uniti ed Unione Europea contro Cuba. L’Unione ha dato un’ennesima prova, appena 24 ore dopo, della sua vergognosa doppia morale in materia di diritti umani e della sua tradizionale subordinazione alla politica aggressiva degli Stati Uniti contro i paesi del Terzo Mondo, tra i quali Cuba, che nel mese di settembre sarà la sede del Summit del Movimento dei Paesi Non Allineati. Il 21 giugno si è svolto a Vienna il Vertice Transatlantico annuale tra USA ed UE, conclusosi con l’adozione di una Dichiarazione Finale nella quale la superpotenza ed il suo alleato minore presentano una visione egemonica, neocolonizzatrice, minacciosa e falsata della situazione internazionale e di una ventina di paesi, fondamentalmente del Terzo Mondo. In questa dichiarazione gli Stati Uniti ed i loro seguaci europei si ergono nuovamente a giudici planetari e si ricreano con la loro passione di invadere la sovranità altrui e dettando politiche ad un gruppo di paesi che, curiosamente, sono gli stessi che l’Amministrazione nordamericana ha inserito da anni nelle sue liste nere. Quel che più scandalizza è tuttavia il fatto che nella Dichiarazione Congiunta USA-UE non vi sia il minimo riferimento alla drammatica situazione dei prigionieri che gli Stati Uniti mantengono nell’illegale Base Navale di Guantánamo e che sono vittime di atroci torture, né tanto meno al fatto che si tratta di una porzione di territorio cubano illegalmente occupata dagli Stati Uniti che dovrebbe venire restituita al nostro paese. L’Europa colonialista starà pensando di donarla agli USA? Tanto meno vengono menzionate le centinaia di “voli segreti” effettuati dagli Stati Uniti per trasportare (sotto l’effetto di droghe e private della visione) persone sequestrate in altri Stati e facendo scalo in paesi dell’UE con l’ovvia complicità dei loro Governi. Focosi rappresentanti europei avevano dichiarato, alcuni giorni prima del Summit, il loro fermo proposito di esigere la chiusura del campo di concentramento di Guantánamo ma, una volta iniziato il Vertice, l’entusiasmo è scomparso ed è stato lo stesso presidente nordamericano che, di sua iniziativa, lo ha menzionato nel corso di una conferenza stampa. Bush ha dichiarato mielosamente di desiderare la chiusura del centro di tortura, aggiungendo di condividere le preoccupazioni europee, ma precisando anche che tutti saremmo in pericolo se i sequestrati venissero liberati. L’inquilino della Casa Bianca non ha preso nessun impegno, insomma. La singolare risposta europea è stata che “non dobbiamo essere ingenui di fronte alla nuova minaccia” del terrorismo. L’Unione aveva già impedito lo scorso anno che la Commissione dei Diritti Umani approvasse un’indagine sulle massicce, flagranti e sistematiche violazioni dei diritti umani nella Base Navale di Guantánamo. La novità del Summit è che questa vecchia politica di subordinazione e discriminazione è diventata la posizione ufficiale e pubblica dell’UE. È stato il Vertice di una sola sponda dell’Atlantico. L’Europa ha vilmente ceduto su tutto. Da una parte è venuta allo scoperto la sua subordinazione e dall’altra la sua convergenza strategica con gli Stati Uniti nella spoliazione dei miliardi di esseri umani che vivono nei paesi del Terzo Mondo. Menzionare nella Dichiarazione i cosiddetti Obiettivi del Millennio delle Nazioni Unite non raggiunti è pura retorica, perchè questi non verranno raggiunti mai fino a quando sarà vigente l’ingiusto ordine mondiale che il nuovo documento sostiene e pretende di accentuare. L’Africa, che ha meritato diverse pagine del summit precedente, adesso viene esclusa. Si parla furbescamente dell’ecosistema, ma l’Europa non si azzarda a reclamare che gli Stati Uniti si incorporino al Protocollo di Kyoto. L’unico paragrafo sull’Iraq omette totalmente la guerra d’aggressione e l’occupazione del paese, la morte di centinaia di migliaia di civili innocenti a causa di questa guerra ingiusta, le torture e il fatto oggi ben conosciuto di come il popolo nordamericano e quelli europei siano stati ingannati per scatenare questa brutale invasione. Diverse pagine trattano il problema energetico, dichiarando che adesso si cerca la “sicurezza energetica” invece della cooperazione, facendo intravedere velate minacce con una guerra per il petrolio in corso e per avvertire che il mercato e gli accordi contrattuali con le sue transnazionali sono intoccabili. Non una parola di riconoscimento sulla loro responsabilità per la crisi energetica né di impegno a modificare gli irrazionali modelli di consumo che l’hanno generata. Nel testo difendono la “guerra contro il terrorismo” e si propongono di aumentare la cooperazione con il pretesto di non dare rifugio ai terroristi, ma l’Europa e Bush devono tacere sullo scandaloso santuario creato dallo stesso presidente USA per Posada Carriles ed il terrorismo contro Cuba, nonché sul perdurante sequestro di cinque giovani combattenti contro il terrorismo cubani, nonostante il fatto che la loro sentenza sia stata annullata da mesi. I rappresentanti europei non si sono azzardati nemmeno a denunciare le esecuzioni extragiudiziarie eseguite in altri paesi e delle quali Bush si vanagloria pubblicamente, le detenzioni arbitrarie, la vigilanza illegale contro i cittadini statunitensi, né altre violazioni dei loro diritti civili.
CUBA NON POTEVA MANCARE...
Cuba, naturalmente, non poteva non essere oggetto di questa cospirazione transatlantica. È tale l’ossessione patologica dell’impero per distruggere la Rivoluzione cubana che questo non ha esitato a far cadere nel ridicolo i suoi alleati europei in questa crociata... L’Unione Europea ha accettato il 21 giugno per la prima volta di includere in un documento congiunto con gli Stati Uniti la sua preoccupazione per la situazione dei diritti umani a Cuba, aprendo un nuovo, vergognoso e cinico capitolo di sottomissione ai diktat di Washington. Il testo non menziona ovviamente il genocida blocco economico, finanziario e commerciale degli Stati Uniti contro Cuba, né l’applicazione dello stesso in Europa attraverso la Legge Helms-Burton ed altre. L’UE dimostra così di non avere la capacità di resistere alla pressione nordamericana e di articolare una sua politica indipendente nei confronti di Cuba. L’Unione Europea ha fatto questo passo proprio mentre L’Amministrazione USA sta intensificando il blocco e le aggressioni contro l’Isola, non scartando l’opzione militare e proclamando apertamente che la sua politica nei confronti del nostro paese è il “cambio di regime”. L’Unione dovrebbe chiarire se ciò significa che ha deciso di unirsi al “Piano Bush” contro Cuba e se adesso, oltre a coincidere nelle finalità, coincide anche nei metodi fascisti applicati dal paese del Nord. Stati Uniti ed Unione Europea meritano lo stesso disprezzo da parte di Cuba. Non ci sorprende assolutamente questa perdita di pudore di un’Unione Europea che in vari paesi è stata ripudiata dai suoi elettori, che soffre una grave crisi di legittimità ed identità e che non è stata mai tanto debole e dipendente come adesso dagli Stati Uniti, con alcuni dei suoi nuovi membri che, come la Repubblica Ceca, lavorano dal suo interno al servizio degli interessi più spuri dell’estrema destra nordamericana e della mafia di Miami, dimostrando un’aperta vocazione di satelliti. Nel dicembre 1996 era stata adottata la cosiddetta Posizione Comune, su iniziativa del noto cane da guardia dell’impero José María Aznar. Già nella bozza, scritta in inglese ed inviata dall’allora sottosegretario al Commercio, Stuart Eizenstat, le relazioni tra UE e Cuba vengono condizionate al cambiamento del nostro sistema economico, politico e sociale. L’Unione Europea, già nell’aprile 1997 e nel maggio 1998, aveva finito per cedere alle pressioni statunitensi, firmando diversi protocolli d’intesa, mediante i quali rinunciò al diritto di proteggere i suoi imprenditori interessati a realizzare investimenti a Cuba. Il 20 luglio 2005 ha accordato in cambio di niente con gli USA il suo ritiro da una lite nella OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio) contro il furto del marchio Havana Club, a prescindere dai danni provocati in questo modo ad un’importante impresa europea e rinunciando ad esercitare in futuro i suoi diritti al rispetto. L’Unione Europea, nel 2000 e poi nel 2003, sempre sotto pressione nordamericana, boicottò l’entrata di Cuba nell’Accordo di Cotonou, allo scopo di non permettere al nostro paese di accedere ad un trattamento preferenziale nelle sue relazioni commerciali con questo blocco. L’Unione ha stipulato poche settimane fa un accordo segreto, negoziato a Bruxelles, attraverso il quale si è impegnata a non votare a favore dell’Isola ed a lavorare gomito a gomito con gli USA contro la nostra candidatura al nuovo Consiglio dei Diritti Umani, nel quale Cuba è stata poi eletta da un’ampia e meritata maggioranza di voti e dal quale gli Stati Uniti sono rimasti esclusi, dopo aver rinunciato a sottoporsi al vaglio di un’elezione che avrebbe visto sicuramente la loro sconfitta. I ministri degli Esteri europei, riuniti nel Lussemburgo solo pochi giorni fa, il 12 giugno, hanno assunto per la prima volta il linguaggio nordamericano rispetto all’accelerazione di una presunta transizione a Cuba, ipotizzando strategie per appoggiare praticamente e ufficialmente la controrivoluzione organizzata e pagata dalla Sezione d’Interesse e dal Governo nordamericano. Hanno lasciato nuovamente in sospeso le sanzioni diplomatiche contro il nostro paese, con le quali nel 2003 hanno tentato di isolarci e risultate un ridicolo fallimento che ha portato alla loro sospensione l’anno successivo, perchè coloro che le avevano adottate non hanno avuto la dignità di riconoscere l’errore e di eliminarle definitivamente. L’alleanza dell’Unione Europea con Bush è patetica. Non ha l’autorità morale né la capacità di dettare condizioni o di imporre decisioni a Cuba. Non ha potuto farlo nemmeno l’impero ed i suoi vassalli hanno molto poco potere.
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