Fra alcuni giorni si compirà un anno dall'uragano
Katrina che, sul suo
tragitto, lasciò una serie di devastazioni negli stati del sud degli Stati
Uniti, ed il disastro nella città di New Orleans, con cicatrici aperte a tutt'oggi.
Basta leggere i titoli di alcuni mezzi di comunicazione raccolti ieri in
Internet: "Ritarda governo aiuti a disastrati", "Democratici faranno uso
elettorale di Katrina", ancora "La desolazione abita a New Orleans", "Profughi
si rifiutano di ritornare ai luoghi di origine", "Migliaia di disastrati sono
senza abitazione"... e così molti altri dello stesso tono.
La stagione ciclonica si inaugurò ben attiva ed in aggiunta a queste notizie un
responsabile degli ingegneri degli Stati Uniti ha appena assicurato che le dighe
della capitale del jazz continuano ad essere insicure e che ancora il governo
non dispone di un piano adeguato nel caso si ripetesse la fatidica congiuntura.
Ma tra quei titoli si dimentica un fatto di quei giorni che allora, oggi e
domani, continuerà ad essere una notizia per coloro sottoposti alle conseguenze
di fenomeni naturali come un uragano, un terremoto o uno tsunami, senza
distinzione per l'ubicazione geografica o le differenze politiche.
Appena si seppe della grandezza del disastro
nel sud degli Stati Uniti, Cuba mise a disposizione delle vittime un
contingente di medici che, zaini
in spalla, avrebbero portato l'esperienza e
quanto necessario per soccorrere migliaia di nordamericani che richiedevano di
attenzione sanitaria.
Il contingente di 1586 medici, prese il nome di
Henry Reeve, lo statunitense solidale ed
internazionalista che offrì la sua vita per l'indipendenza di Cuba.
La piccola e vicina Cuba offriva la cosa migliore che aveva, la sua risorsa
umana, accompagnata da medicine ed ospedali da campo, senza aspettare nulla in
cambio, salvo l'onore e la soddisfazione di salvare vite.
L'offerta fu respinta per considerazioni politiche su cui non è necessario
dilungarsi. Ma pochi giorni dopo, si costituì il
Contingente Internazionale Henry
Reeve, che Cuba mise a disposizione di altri popoli in situazioni di
disastri o epidemie.
Quel giorno, il Comandante in Jefe Fidel Castro sottolineava che il nostro paese
stava formando professionisti disposti a lottare contro la morte in qualunque
posto del mondo. L'anno trascorso lo ha dimostrato.
La brigata cubana non andò in Louisiana, né nel Mississippi, ma dopo Katrina
arrivò la tormenta tropicale Stan, che seminò la morte in
Guatemala. Lì si inaugurò Il
Contingente che dopo fece mostra di gran valore umano in
Pakistan,
Bolivia e, in questi giorni, lo segue facendolo a
Java, Indonesia, sempre col riconoscimento
delle autorità governative e, soprattutto, con la gratitudine di questi popoli.
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