Il governo Bush respinge il dialogo di pace con

Cuba e preferisce continuare le aggressioni

● Thomas Shannon ha detto che "i dialoghi non sono così importanti"

 

 

5 dicembre 2007 - F.Martin (World Data Service) www.granma.cu

 

 

 

 

Il governo del presidente nordamericano, George W. Bush, ha messo in chiaro che non desidera un dialogo di pace con Cuba ma continuare con i criticati – e falliti – cruenti programmi contro l’Isola, compreso il blocco in vigore da quasi mezzo secolo.

 

Tale atteggiamento è stato descritto dal segretario di Stato aggiunto nordamericano per l’America Latina, Thomas Shannon, che durante una visita a Londra ha detto lo scorso fine settimana che la Casa Bianca preferisce continuare a sostenere un cosiddetto programma di transizione per l’Isola che, tra i vari punti che ignorano l’indipendenza cubana, include una clausola segreta che L’Avana ritiene sia relativa a piani anticubani violenti.

 

Shannon ha detto che l’amministrazione Bush non è disposta a "dialogare tanto per dialogare" e ha così respinto un invito al tavolo dei negoziati formulato dal dirigente cubano Raúl Castro in una cerimonia nella capitale cubana sabato scorso. Raúl ha sottolineato che Cuba, per intavolare il detto dialogo, esige soltanto l’assoluto rispetto alla sua sovranità e indipendenza e che le conversazioni avvengano su un piano di uguaglianza e mutuo rispetto. Nella sua risposta, l’alto funzionario nordamericano ha considerato che "i dialoghi non sono così importanti".

 

"Se il nostro interesse fosse stato soltanto quello di migliorare i nostri rapporti bilaterali con Cuba, lo avremmo potuto fare da anni. Ma il nostro interesse è trovare un modo di aiutare il popolo cubano a realizzare un cambiamento verso la democrazia", ha insistito.

 

Praticamente dal trionfo della rivoluzione cubana guidata da Fidel Castro, nel gennaio del 1959, i governi americani hanno chiesto a Cuba l’applicazione di un sistema di governo che risponda ai modelli imposti dagli States. Per raggiungere questo obiettivo, hanno imposto il blocco e attuato per decenni violenti programmi anticubani, compresa un’invasione militare preparata dalla CIA nel 1961.

 

IL DISCORSO DI RAÚL CASTRO DEL 2 DICEMBRE

 

Dopo aver fatto riferimento alle sconfitte subite dalla politica guerrafondaia dell’amministrazione Bush in Iraq, Afghanistan e altri siti, del pianeta, il dirigente cubano ha detto testualmente:

"Siamo convinti che la soluzione dei duri conflitti che sta affrontando l’Umanità non stia nelle guerre, ma nelle soluzioni politiche. Che quest’opportunità serva per dichiarare ancora una volta la nostra disposizione a risolvere sul tavolo dei negoziati la lunga controversia tra gli Stati Uniti e Cuba. Certo, sempre che accettino, come abbiamo già detto in altre occasioni, la nostra condizione di paese che non tollera ombre alla sua indipendenza e sulla base dei principi di uguaglianza, reciprocità, non ingerenza e rispetto mutuo.

 

Dopo quasi mezzo secolo siamo disposti ad aspettare pazientemente il momento in cui il buon senso si imporrà nell’atteggiamento dei circoli di potere a Washington.

 

A prescindere da questo, continueremo a consolidare l’invulnerabilità militare della nazione sulla base della concezione strategica di Guerra di Tutto il Popolo, la cui pianificazione e introduzione abbiamo iniziato 25 anni fa. Questo tipo di guerra popolare, come è stato dimostrato ripetutamente nella storia contemporanea, è semplicemente imbattibile".