IL PERICOLOSO SUCCESSO
DI HUGO CHAVEZ
Ted Rall * 30 aprile 2006 |
Quando odiosi despoti di nazioni come l'Arabia Saudita e il Kazakistan saccheggiano i propri paesi, trasferiscono i proventi del petrolio verso banche svizzere e utilizzano il resto per finanziare (come nel caso dei Sauditi) terroristi estremisti, i politici americani li elogiano come fidati amici ed alleati. Ma quando un presidente populista, democraticamente eletto, usa i profitti del petrolio venezuelano per togliere la propria gente dalla povertà, lo accusano di essere un ruffiano.
Mentre gli Stati Uniti e
l'Europa continuano la loro scalata verso un modello economico darwiniano, in
cui rapaci corporazioni accumulano profitti sempre più grandi mentre i
lavoratori impoveriscono costantemente, il modello socialista, sposato dal
Presidente Hugo Chávez, è diventato largamente popolare tra i
latino-americani, stanchi di vedere capi di stato di destra arricchirsi a loro
spese.
Governi di centro-sinistra sono recentemente saliti al potere in Argentina,
Brasile, Colombia, Ecuador, Paraguay, Perù ed Uruguay. La retorica senza
compromessi di Chávez coincide con le sue politiche, ma ciò che sta realmente
facendo imbestialire il governo statunitense e i pazzi padroni delle
corporazioni è il fatto che abbia il denaro per realizzarle.
Nella disperata frenesia di distruggere Chávez, i media controllati dallo
stato stanno ricorrendo agli argomenti più palesemente e ridicolmente ipocriti
che si possano trovare. Il 4 Aprile Juan Forero del New York Times ripeteva il
troppo per cui l'uso che Chávez fa degli introiti dal petrolio é ingiusto
--persino ingannevole in qualche modo: "Con gli utili del petrolio aumentati
del 32% lo scorso anno," diceva il quotidiano, "Chávez ha finanziato parate di
samba in Brasile, interventi chirurgici oculistici per i poveri del Messico e
persino carburante per riscaldare famiglie disagiate dal Maine al Bronx, fino
a Philadelphia. Da alcune stime, le spese sorpassano ora i quasi 2 miliardi di
dollari che Washington stanzia per programmi di sviluppo e guerra al traffico
di droga nel Sud America occidentale."
Chávez, continua la storia, è pronto a diventare "il prossimo Fidel Castro, un
eroe per le masse il cui intento è opporsi ad ogni mossa fatta dagli Stati
Uniti, ma con un vantaggio notevole."
Apriti cielo! Un paese ricco usa il proprio benessere per spargere influenza
all'estero! Quale Dio permetterebbe un simile abominio? Notate, a proposito,
che gli Stati Uniti finanziano "programmi di sviluppo." Oh, e c'é una "guerra
alla droga" -- non una campagna di bombardamento contro gli insorti di
sinistra che si oppongono ai pochi regimi pro-USA di destra rimasti in Sud
America.
Il Times -- ricco di editoriali favorevoli e di resoconti lusinghieri per gli
oligarchi di destra che tentarono di deporre Chávez in un tentativo di golpe
nel 2002 -- cita il "critico" John Negroponte, il cui lavoro è quello di
Direttore dell'Intelligence Nazionale dell'amministrazione Bush. Negroponte
lamenta che Chávez sta "spendendo somme considerevoli che lo coinvolgono nella
vita politica ed economica di altri paesi dell'America Latina e altrove,
questo malgrado i reali bisogni di sviluppo economico e sociale del proprio
paese.”
Idiozie. Per piacere, discutiamo del miliardo di dollari che stiamo sprecando
in Iraq mentre ci sono persone che muoiono per mancanza di cure sanitarie e le
scuole cadono in pezzi, qui negli Stati Uniti. Forse Chávez avrebbe dovuto
spendere meglio i soldi che ha dato per le parate del Carnevale di Rio.
D'altronde, almeno non li ha spesi in bombe e campi di tortura.
L’appello, lanciato dal televangelista Pat Robertson, di assassinare Chávez
nel 2005 fu accolta in modo solo lievemente critico dai media governativi, e
principalmente sulla base che uccidere un capo di stato viola le leggi USA. Il
segretario di stato, Condoleeza Rice, accusa Chávez di "un genere latino di
populismo che ha portato alla rovina [molti] paesi." Quali? Certamente non il
Venezuela stesso, dove un indice di crescita a due cifre del PIL guida la
regione e fa costruire nuove case, 10 miliardi di dollari all'anno sono messi
in banca per futuri programmi contro la povertà e le scuole spuntano come
funghi.
Un linguaggio carico, indegno di un giornalino liceale, è la norma quando si
parla del presidente venezuelano. "Chávez insiste nel sostenere che il suo
governo è democratico e accusa Washington di cospirare contro di lui," dice il
San Jose Mercury-News del 3 Aprile. Perché "insiste?" Nessun osservatore
internazionale dubita che il Venezuela, dove l'uomo che ha vinto le elezioni
ne sia divenuto il presidente, non sia tanto democratica quanto gli Stati
Uniti. Gli organizzatori del golpe del 2002 si erano incontrati in precedenza
alla Casa Bianca. Sicuramente il Mercury può garantire le "accuse" di Chávez
come fatti. Il quotidiano continua: "[Chávez] dice che dietro al breve colpo
di stato del 2002 c'erano gli USA, un’accusa rigettata dagli americani."
Capita anche che abbia ragione, però è difficile da dire dopo aver letto
quella frase.
L'ottantadue percento dei venezuelani pensa che Chávez stia facendo un buon
lavoro. Più del doppio della popolarità di Bush tra gli statunitensi. Ha
sconfitto pienamente il tentativo di deposizione. Perchè, dunque, Washington
dà lezioni a Caracas?
“Il governo [venezuelano] sta facendo miliardi di dollari [dalle sue compagnie
petrolifere statali] e li spende in case, educazione, cure mediche,” annota la
CNN. E – oddio - la vita delle persone sta migliorando.
Cosa succederebbe se il resto di noi lo notasse? Non c’è da stupirsi che
Chávez debba andarsene.
Ted Rall e` l'editore di
“Attitude 3: The New Subversive Online Cartoonists”, un’antologia di fumetti
sul web che verrà pubblicata in maggio.
Ted Rall
Fonte: www.informationclearinghouse.info
Link: http://www.informationclearinghouse.info/article12660.htm
09.04.06
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di D.Gliozzi