Estratto da wikipedia, che
penso possa contribuire a chiarire la figura di Chavez...
Primi anni
Chávez è nato a Sabaneta, nello stato di Barinas il 28 Luglio 1954. Suo
padre, Hugo de los Reyes Chávez, era una personalità politica di spicco:
ex membro del Partito cristiano-sociale, di tendenze conservatrici, è
attualmente il governatore di Barinas. Tuttavia, Chávez ha sempre
rifiutato e confutato le teorie reazionarie e capitaliste del padre. Si
laureò nel 1975 all'Università militare del Venezuela, entrando con
tutti gli onori nell'esercito: solo successivamente si dotò di una
cultura "civile", laureandosi a Caracas in storia moderna con una tesi
incentrata sulla figura di Simón Bolívar, molto stimato da Chávez.
Nel 1982 fondò un movimento nazionalista segreto che, nei suoi disegni,
avrebbe dovuto costituire il fulcro di una vasta lotta contro la
corruzione diffusa nel mondo politico ed economico. Promosso al grado di
colonnello nel 1991, l’anno seguente tentò di rovesciare il presidente
Carlos Andrés Pérez con un colpo di stato coordinato dalle forze
militari. Il golpe fallì e Chávez fu arrestato ed imprigionato.
Riacquistò la libertà nel 1994 grazie a un’amnistia.
Le vittorie
elettorali
Conquistatosi un vastissimo consenso presso le fasce popolari, nel 1997
Chávez creò un partito politico, il Movimento Quinta Repubblica (o MVR).
Con esso egli vinse le elezioni presidenziali del 6 dicembre 1998 con il
56,2% dei voti. La sua campagna elettorale era basata sul tentativo di
combattere la disoccupazione imperante, il servilismo nei confronti
degli Stati Uniti d'America e la corruzione, che a suo dire dominava il
Venezuela sin dal 1958. Subito dopo il "giuramento da presidente",
avvenuto il 2 febbraio 1999, Chávez ha intrapreso una serie di
cambiamenti radicali in qualità di guida del governo venezuelano. Chiese
agli elettori un parere sulle sue riforme politiche e sociali attraverso
due referendum: nel primo chiedeva l'autorizzazione a cambiare la
costituzione, nel secondo chiedeva una ampia maggioranza parlamentare.
Risultò vittorioso in entrambe le tornate elettorali, e i venezuelani
gli diedero addirittura 120 seggi su 131, mentre il MVR ottenne più del
60% dei voti. Nell'agosto del 1999 egli ha approvato una legge che gli
consente di rimuovere e di nominare i giudici della Corte Suprema senza
dover per forza ottenere il permesso dal Parlamento. Inoltre, con uno
speciale provvedimento, ottenne il riconoscimento da parte del
Parlamento di una "legislatura d'emergenza", che conferisce al suo capo
grandi poteri.
Nel 1999 ha varato una nuova costituzione che cambiava il nome dello
stato del Venezuela, adesso denominato "Repubblica Bolivariana del
Venezuela" in onore di Simón Bolívar. Ha inoltre aumentato il mandato
presidenziale da cinque a sei anni e ha ottenuto il diritto di scegliere
il suo successore. Queste nuove riforme furono approvate con un
referendum popolare svoltosi nel dicembre del 1999.
Confermato alle presidenziali svoltesi nel luglio del 2000, Chávez
proseguì la lotta contro la vecchia classe dirigente con metodi sempre
più radicali e nel contempo diede un preciso indirizzo alla nuova
politica estera venezuelana con visite a Cuba dall'amico Fidel Castro e
in Iraq, ospite di Saddam Hussein. Queste visite, insieme alla
nazionalizzazione degli idrocarburi, lo resero molto inviso agli U.S.A.
di George W. Bush.
Nel 2000, chiese e ottenne dagli elettori (ancora tramite referendum) un
rafforzamento della presenza sindacale durante le contrattazioni
lavorative.
Il colpo di stato
L'11 aprile 2002, la più grande tra le federazioni sindacali del
Venezuela, la CTV, guidata da Carlos Ortega Carvajal, organizzò una
manifestazione contro Chávez nella quale si calcola fossero presenti una
media di un milione di persone. La CVT è da sempre stata considerata
come uno dei sindacati più corrotti dell'America Latina, più impegnata
nella difesa dei propri privilegi che nell'effettiva attività sindacale.
I manifestanti si riunirono dapprima in una piazza della città, e, per
chiedere le dimissioni del capo dello stato, cercarono di raggiungere il
palazzo presidenziale, dove intanto erano riuniti molti dei sostenitori
di Chávez in una contro-manifestazione. Raggiunto il palazzo
presidenziale, gli oppositori di Chávez iniziarono degli scontri,
durante i quali dei cecchini appostati sui palazzi fecero fuoco sui
sostenitori del presidente, uccidendone alcuni.
Sulle televisioni nazionali (e di tutto il mondo, che non si curarono di
verficare la notizia), i militari fecero passare Chávez per un
assassino, affermando (contrariamente a quanto realmente accaduto) che
fosse stato il presidente a far sparare sulla folla che ne chiedeva le
dimissioni.
L'11 aprile inizia il vero e proprio colpo di Stato: un gruppo di
militari reazionari dello Stato maggiore dell'esercito affermano di non
riconoscere più l'autorità di Chávez come presidente legittimo e
chiedono le sue dimissioni dall'incarico. Essi prefigurano un conflitto
di interessi tra la funzione di Capo dello Stato (e quindi responsabile
del Plan Avila che prevedeva l'intervento dell'esercito in caso di
manifestazioni violente) e l'essere bersaglio e la causa delle
manifestazioni delle forze conservatrici del Paese. In realtà si tratta
solo di un diversivo retorico: il loro obiettivo è di riappropiarsi "manu
militari" del potere dal quale sono stati scansati democraticamente. In
linea con le più tristi tradizioni golpiste latinoamericane, queste
manifestazioni erano state provocate e sobillate in gran parte dai mezzi
di comunicazione di massa legati ai vecchi poteri oligarchici e
reazionari. La manipolazione dell'informazione arriva sino in Europa,
dove un prestigioso quotidiano come lo spagnolo "El País", legato
tramite il gruppo "Prisa" ad alcuni media venezuelani, giustifica in un
suo editoriale il colpo di Stato.
In un clima estremamente confuso, il presidente fu arrestato e
imprigionato nell'isola caraibica de La Orchila in poco meno di
ventiquattro ore. Le libertà costituzionali vennero sospese e i golpisti
cominciarono una caccia all'uomo nei quartieri popolari contro i
sostenitori di Chávez. Il 14 aprile la popolazione, soprattutto i
quartieri diseredati di Caracas, insorge contro i golpisti: ci fu
un'oceanica manifestazione popolare per la libertà e la democrazia che
chiedeva la liberazione del presidente, il quale, al contrario di ciò
che affermavano i golpisti, non aveva mai rassegnato le dimissioni. Lo
stesso giorno lo Stato maggiore dell'esercito venezuelano dichiarò il
suo appoggio a Chávez come Presidente della Republica. Grazie
all'insurrezione popolare e all'appoggio della maggioranza
dell'esercito, Chávez ritorna a Caracas sullo sfondo di un clima di
euforia collettiva: forse per la prima volta nella storia
latinoamericana, un colpo di Stato viene sconfitto dalla reazione
immediata e spontanea della gente.
Sviluppi recenti
Chávez è rimasto da allora bersaglio di un'accanita offensiva da parte
delle opposizioni e dei circoli oligarchici venezuelani. Questi,
infatti, hanno tentato di destituirlo con un referendum previsto dalla
stessa Costituzione "bolivariana", il quale, svoltosi nell’agosto del
2004, si è risolto tuttavia in suo favore.
Inviso agli Stati Uniti d'America per la sua ostilità alle politiche
neoliberiste e al NAFTA e per l'amicizia offerta al regime cubano,
Chávez ha avviato una politica estera rivolta a stabilire più profonde
relazioni tra paesi dell’America latina, ottenendo l’importante sostegno
dei nuovi presidenti brasiliano e argentino, Lula e Néstor Kirchner.
Nel maggio 2006 compie una serie di visite ufficiali in Europa, Italia
compresa, incontrando Papa Benedetto XVI e il neoeletto presidente della
Camera Fausto Bertinotti.
Socialismo
democratico
Il 30 gennaio 2005, parlando al Convegno internazionale del Social Forum
a Porto Alegre, in Brasile, Chávez offrì il suo aiuto alla causa
no-global. Inoltre, gli si è dichiarato favorevole a un socialismo
patriottico e democratico il quale, secondo le sue stesse parole, "deve
essere umanista e deve mettere gli esseri umani e non le macchine in
condizioni di superiorià nei confronti di tutto e di tutti".
Ha ribadito il concetto anche nella successiva riunione nel suo governo,
svoltasi nel febbraio del 2005 al Parlamento a Caracas.
L'azione di Chávez in realtà non risponde a un'ideologia ben definita e
coerente: in generale il suo pensiero accoglie elementi del nazionalismo
e del socialismo e ha come riferimento principale la figura di Simón
Bolívar. Molti studiosi identificano il suo stile come tipicamente
populista. Nei suoi discorsi è infatti costante il riferimento al
popolo, ritenuto il detentore assoluto della sovranità. In realtà la
concentrazione del potere nel popolo, porta indirettamente alla
concentrazione del potere in Chávez che, in quanto eletto, si sente in
diritto, in nome del popolo, di governare come crede, anche se questo
significa uno scarso rispetto per le altre istituzioni. È bene tener
presente che quando Chávez parla di "Pueblo" non si riferisce al popolo
in generale, poiché il Venezuela risulta diviso in "ciudad" (città), "barrios"
(quartieri), "pueblos" e "ranchitos" (molto simili alle favelas
brasiliane). Il Pueblo costituisce una parte ben definita della
popolazione, che insieme ai ranchitos, in cui vivono ex immigrati
clandestini di origine cilena, colombiana e boliviana, costituiscono una
considerevole fetta di popolazione. Chávez sta oggi costruendo molte
case in queste zone diseredate, migliorando in effetti la loro
condizione di vita. Tuttavia il suo governo s'incentra su di una lotta
costante contro le fasce più alte della popolazione, indistintamente da
come abbiano costruito la loro ricchezza.
Il potere al Pueblo viene a concretizzarsi con la concessione di
cittadinanza ai clandestini, con possibilità di lavoro in settori
delicati di controllo: la polizia oggi è costituita da persone non
sufficientemente preparate, che spesso non esitano a chiedere tangenti
ai turisti che fermano per un controllo. Le strade sono piene di
propaganda di stile populista. La personificazione del potere è spinta
ai massimi livelli, tanto che ogni azione, ogni opera porta il nome di
Chávez unitamente al Governo Bolivariano. L'amicizia con Fidel Castro ha
diverse sfaccettature. Non gli è vicina solo per le idee socialiste, ma
in realtà si concretizza in interessi unilaterali da parte di Cuba. Un
esempio utile per capire è lo spostamento di medici cubani, per la
verità molto preparati, in Venezuela, a discapito però dei loro colleghi
indigeni. È vero che Chávez ha acquisito il potere democraticamente
attraverso le elezioni, ma è altrettanto vero che esiste oggi il più
elevato tasso di assenteismo elettorale, chiaro segnale di sfiducia in
un una popolazione che sente l'elezione come qualcosa di non regolare.
L'azione politica del presidente venezuelano è ambivalente: infatti se
da un lato ha cercato di sviluppare programmi che favoriscono i settori
più poveri della popolazione, dall'altro ha indebolito le pratiche
democratiche: di fatto il suo partito controlla l'esecutivo e
l'Assemblea nazionale (parlamento) e indirettamente il potere
giudiziario e quello elettorale. La democrazia partecipativa propugnata
da Chávez in realtà non si è realizzata. C'è stato un aumento della
partecipazione politica da parte dei settori più poveri e politicamente
apatici ma questa partecipazione rimane fondamentalmente organizzata e
diretta dall'alto.
Vita privata
Chávez è stato sposato due volte e attualmente è separato dalla sua
seconda moglie, Marisabel Rodríguez de Chávez. Ha quattro figli che
tiene sotto la massima privacy e riservatezza: infatti la stampa
internazionale conosce solo il nome della sua figlia più giovane, Rosa
Inés.