Chavez resta fermo
sul petrolio
Decollano le
intese con le multinazionali. Per ora si tirano fuori Eni e Total
| giovedì
6 aprile 2006 |
Il presidente venezuelano Hugo Chavez ha difeso ieri la sua decisione di
costringere le società locali e multinazionali, che operano nel settore
petrolifero, a rivedere i loro contratti di concessione: la richiesta - già
accettata da 17 compagnie, ma non dall'italiana Eni e dalla francese Total - è
quella di formare imprese miste con la statale Pdvsa, dove quest'ultima avrebbe
almeno il 60% del pacchetto azionario, e dunque la maggioranza. «Non ci
importano le critiche del mondo capitalista», ha detto Chavez in un discorso
tenuto nello stato di Aragua, riferendosi ai commenti degli specialisti e alle
ripercussioni suscitate dal fatto che la statale Pdvsa, sabato, ha occupato i
giacimenti gestiti dall'italiana Eni e dalla francese Total, che non hanno
aderito alla proposta del governo.
Lo scorso venerdì 17 imprese nazionali e multinazionali (tra queste ultime anche
British Petroleum, Shell e Chevron) hanno firmato una lettera d'intenti con la
holding statale per poter continuare ad operare in 30 giacimenti. Da rilevare
che, oltre a Eni e Total, anche la Exxon non ha accettato la proposta
governativa, preferendo vendere il 25% delle azioni che aveva per lo
sfruttamento di un giacimento. «In realtà - ha sostenuto in proposito Chavez -
il Venezuela non ha mai realmente gestito le sue risorse petrolifere, mentre ora
lo potremo fare, ottenendo inoltre che le multinazionali paghino le imposte che
devono e che si attengano alle esigenze del fisco nazionale». Secondo il
governo, con il nuovo schema di imprese miste si avrà un risparmio nella
produzione di petrolio a carico delle multinazionali di almeno 3 miliardi di
dollari, mentre nelle casse dello Stato vi saranno introiti annuali per circa 2
miliardi di dollari, da destinare soprattutto al welfare, all'istruzione e a
programmi sociali per la popolazione.
In ogni caso, l' italiana Eni sarebbe pronta ad avviare un negoziato con il
governo per esaminare la situazione creatasi dopo che la Pdvsa ha preso il
controllo del suo giacimento di Dacion. In un'intervista rilasciata alla Bbc in
spagnolo, il presidente dell'Eni Paolo Scaroni ha precisato: «Speriamo in una
soluzione amichevole per la quale, mi sembra, ci sono due o tre mesi di tempo».
D'altra parte l'Eni, con un pacchetto azionario del 26%, partecipa anche al
giacimento di petrolio di Corocoro, in fase di sviluppo nel Blocco Golfo di
Paria Ovest, alla foce del fiume Orinoco. In proposito, pur se gli specialisti
citati da Chavez sostengono che questa sua ultima mossa potrebbe spingere le
multinazionali a lasciare il paese, altri sostengono il contrario poiché, alla
luce dell'instabilità del Medio Oriente e della Nigeria, le enormi riserve di
greggio della fascia dell'Orinoco (si parla di almeno 236 miliardi di barili di
petrolio extra pesante e di bitume) potrebbero fare del Venezuela il paese con
le più grandi riserve mondiali.