IL MIRACOLO VENEZUELANO Dallo pseudoeclettismo alla taumaturgia mediatica
Pere Battle - 6 aprile 2006 - PL - |
Quando si
utilizza la parola miracolo per riferirsi ad un fatto particolare di un paese,
si è soliti riferirsi ad un fatto economico. Così consideriamo, ad esempio, il
famoso miracolo tedesco, che permise al paese raso al suolo dalla guerra e
diviso dal dopoguerra, di rinascere dalle sue ceneri, di ristabilirsi e
ricostruirsi in pochi anni ed arrivare ad essere uno dei motori dell’economia
europea e del mondo. Evidentemente fu possibile perché c’era una base, un
substrato di capacità lavorativa, esperienza e, soprattutto, risorse umane
sufficienti e mezzi economici concessi, in parte, dagli Stati Uniti mediante il
piano Marshall. Anche se forse sarebbe stato lo stesso senza questi aiuti,
sicuramente ci avrebbe messo più tempo.
Chi scrive non è di idee marxiste, comuniste o di quello che resta di queste, né
tanto meno religiose. Però in Venezuela sta accadendo un altro miracolo, questa
volta sul piano politico che, al contrario della Germania negli anni ‘40 e ‘50,
ha a che vedere o si può attribuire più a cause soprannaturali che all’economia.
Non mi riferisco a quel cardinale golpista che attribuì un fenomeno
metereologico, e quindi i danni che causò, ad un castigo divino per l’operato di
Hugo Chavez, ma ad alcuni prodigi, questa volta umani, che in quanto privi di
spiegazione logica, è possibile che siano attribuibili all’intercessione di
qualche divinità. In ogni caso, che ognuno li chiami come vuole, preferibilmente
col nome di una mitologia fuori uso, che non possa ferire la sensibilità di
qualcuno o scatenare la collera di qualche intransigente o intollerante, di cui
ce n’è in abbondanza in tutte le credenze.
Il miracolo venezuelano si può riassumere nel cambio di fede ideologica di
alcuni politici, soprattutto dell’estrema sinistra atea e della destra più
neoconservatrice (intesa nella versione nordamericana attuale), anche se
qualcuno sembra volerle attribuire il significato opposto. Anche per quanto
riguarda le associazioni innaturali a cui ha dato vita, alcune delle quali
assolutamente impensabili come se, durante il franchismo, la Falange si fosse
apertamente associata con il partito comunista contro il dittatore. È che
l’avversione fanatica per Hugo Chavez sta generando comportamenti più che
anormali, paranormali. Sebbene ci siano abbastanza esempi, citerò solo alcuni
casi degni di nota di partiti politici con un’eccezione personale.
Stoffa tigrata o tigre di carta
(igienica)?: Bandera Roja
Per cominciare, che mi perdoni lo spirito di Mao, non si sa realmente se Bandera
Roja, tra le altre cose, è un partito politico o un semplice gruppo impegnato ad
organizzare disordini nelle strade. Fondato da ex guerriglieri marxisti
leninisti o altre tendenze in voga negli anni sessanta, raggiunse l’apice negli
anni ’90, creando disturbi e scontri con la polizia i giovedì all’entrata dell’Universidad
Central de Venezuela, a Caracas, attività che cessò per mancanza di protagonisti
davanti all’indifferenza, la noia e il malumore di chi vi partecipò. Come si
dice, sono passati dall’università ma l’università non è passata da loro.
Tutto ciò, insieme al trionfo di Hugo Chavez nel 1998, sembrava avesse lasciato
questo gruppo senza argomenti rivoluzionari, sebbene li abbiano rinnovati con il
colpo di stato dell’aprile 2002, questa volta agendo a favore dei golpisti.
Inoltre è risaputo che hanno partecipato alla chiamata “garimba” antichavista
del febbraio 2004, alla quale apportarono la loro esperienza nel bruciare
spazzatura per strada per impedire il transito di veicoli. Attualmente continua
nell’opposizione, quella che organizza squallide marce (mai e’stato detto
meglio) nelle quali sventola eccelsamente la bandiera nordamericana.
Da MAS a quasi niente: Movimento
al Socialismo
Non si tratta del partito di Evo Morales ma di quello venezuelano. Fondato negli
anni ‘70 da Teodoro Petkoff (di cui parlo più avanti) come un partito intermedio
tra il comunismo e la socialdemocrazia rappresentata da Acción Democrática. Si è
caratterizzato per la indefinizione ideologica e una carenza di scrupoli che,
aggiunti ad una gran capacità di opportunismo, gli ha permesso di far parte dei
governi più diversi, dalla destra neoliberale fino a quello di Chavez. Questa
abilità camaleontica sta facilitando una delle sue scissioni, conosciuta come
Podemos, che appoggia il presidente Chavez, la sua associazione, e forse la
futura fusione con un partito così differente come Patria Para Todos, la qual
cosa mette in dubbio anche l’integrità morale ed ideologica di quest’ultimo.
La divisione del MAS, di quello che resta del partito originale, lo ha ridotto
ad una minima espressione identificata attualmente con l’antichavismo più
recalcitrante. Proprio come altri partiti teoricamente di sinistra, come Bandera
Roja e Acción Democrática, ha finito per collaborare, o addirittura per
partecipare, al colpo di stato delle destre che ha portato brevemente alla
presidenza della Repubblica il dittatore Pedro Carmona.
Dalla corte dei miracoli: Teodoro
Petkoff
Utilizzo questo passaggio dell’opera di Victor Hugo per il caso
più notevole, dato che Teodoro Petkoff è stato ed è protagonista di conversioni
davvero sorprendenti. Anch’egli guerrigliero negli anni ‘60, di quelli definiti
come “castro-comunisti”, si rese celebre per l’assalto ad un treno (per il quale
a volte ha negato la sua partecipazione) e la sua fuga da un carcere militare.
Sicuramente la sua conversione è cominciata dopo aver fondato il MAS, e aver
fallito nella sua aspirazione di arrivare alla presidenza della Repubblica con
l’appoggio di questo partito. È finalmente arrivato al potere come ministro
incaricato di pianificare e realizzare le politiche di privatizzazione e
antinazionaliste di uno dei governi neoliberali più nefasti della storia del
Venezuela.
Questa trasformazione ideologica, dall’estrema sinistra al neoconservatorismo,
può considerarsi il primo prodigio che ha realizzato; sfortunatamente il trionfo
di Hugo Chavez ha troncato la messa in pratica del suo nuovo dogma ed il paese è
riuscito a non finire in una situazione peggiore di quella argentina. Un altro
suo prodigio è stato il mantenere un giornale senza pubblicità e con vendite
minime anche se, più che di un miracolo, deve trattarsi di un atto continuato di
magia finanziaria.
Malgrado ciò questa pubblicazione gli ha permesso di rimanere protagonista della
politica, ma senza compromettersi significativamente in essa, limitandosi a
opinare e sentenziare dai media arrivando ad essere considerato un intellettuale
di opinioni perentorie e rispettate. Questa aureola deve averlo portato a
credersi, come George W. Bush, toccato dalla provvidenza e, per questo, l’unico
capace di vincere Hugo Chavez nelle prossime elezioni, come ha dichiarato
all’agenzia AFP: “se mi candidassi,... ho l’impressione che l’unico che potrebbe
affrontarlo sono io”.
Vista questa dichiarazione, ai suoi camuffati 74 anni di età, o aspetta un
miracolo, o pensa di essere un portento se crede nella possibilità di imporsi
agli altri candidati dell’opposizione e di vincere il presidente Chavez senza la
struttura di un partito che lo appoggi, e di governare poi con le strutture
politiche contro: parlamento, governi, assemblee legislative statali e comunali,
quasi tutte rette da seguaci di Chavez.
Il socialismo neoconservatore: Primero
Justicia e l’ebreo nazista
L’eccezione
alla regola è questo piccolo partito che sembrava essere destinato ad essere il
più poderoso (in questo caso della terra, non un essere celeste, che sia chiaro)
per trasformarsi nell’alternativa al chavismo. Infatti esiste da poco tempo, ed
è costituito da giovani professionisti (molti di essi avvocati, da cui il nome
del partito) non provenienti da altri partiti, e, per entrambi i motivi, liberi
dalle stigmate dei vecchi gruppi politici. Il suo futuro è stato stroncato
quando hanno deciso di seguire la politica di uno di questi decadenti partiti,
Acción Democrática, e ritirarsi dalle elezioni parlamentari del dicembre 2005,
pur avendo la possibilità di ottenere qualche seggio. Per questo la sua immagine
ne ha risentito, anche attraverso i mezzi di comunicazione che decidono quale
partito deve risaltare nel mausoleo dell’opposizione. Come conseguenza, pende su
questo partito la spada della divisione e la possibilità di sparire prima delle
prossime elezioni presidenziali. Per prevenirlo, e dato che fino ad ora sono
l’unico gruppo dell’opposizione che ha da mesi un candidato da proporre in
campagna elettorale, ha deciso di formare una coalizione con alcuni piccoli
partiti provenienti dalla sinistra, come MAS o La Causa Radical, con cui ora
divide dimensioni, illusioni e ambizioni.
Le sue origini risalgono ad una setta cattolica ultraconservatrice, classificata
anche come neonazista, chiamata Tradición, Familia, y Propriedad, che fu espulsa
dal paese per la supposta partecipazione nel tentativo di assassinare il papa
Giovanni Paolo II in una delle sue visite in Venezuela. Tra i suoi principi c’è
quello di considerare la proprietà un diritto fondamentale e che il non farlo
significhi “disconoscere la libertà dell’uomo e condannarlo alla schiavitù”.
Questo postulato si riflette nella visione e missione del partito: “Offrire oggi
a tutti i cittadini del Venezuela i benefici della politica riformista che
permettano loro di essere cittadini produttivi, padroni del proprio destino, in
un ambiente democratico, giusto, progressista, e di insindacabili libertà”.
Qualcosa come il sogno nordamericano trasferito al sud: legge, ordine e libera
impresa.
Fino a qui nulla di strano né miracoloso e i suoi ideali restano modellati
sull’unica istanza della riuscita dei sindaci dei due comuni più ricchi
dell’area metropolitana di Caracas di conservare gli incarichi elettivi. Però il
fatto è che il loro candidato presidenziale sta promettendo di realizzare, se
arriva alla presidenza, la stessa politica sociale che sta portando a termine il
governo attuale. Socialismo neoconservatore? Non è chiaro per esempio come
pretendano di rendere compatibili la difesa a oltranza della proprietà privata
con i diritti o le necessità collettive, però è certo che realmente si tratta di
un populismo inteso nel senso più demagogico e peggiorativo, con il quale
vogliono occultare le loro vere intenzioni.
Altro fenomeno evidente in questo partito è che uno dei suoi dirigenti di
origine ebraica, processato per la sua partecipazione nell’assalto
all’ambasciata cubana, è accusato di fare apologia di simboli ed idee naziste.
Dall’antieclettismo alla
taumatologia mediatica: la sinistra all’opposizione
L’opposizione in Venezuela è un misto più che di ideologie, di interessi
incompatibili anche se non vogliono ammetterlo. Da una parte stanno i partiti
che hanno perso il potere e che vogliono recuperarlo, per continuare ad essere
loro ad occuparsi degli interessi economici che rappresentano e che hanno
rappresentato. Dall’altra, i nuovi partiti che, insieme alle organizzazioni
“civili” (alcune costituite da ex militari), vogliono destituirli e accaparrarsi
almeno una parte se non tutti i benefici. In ultimo ci sono i partiti che un
tempo erano di sinistra e, come vediamo, hanno finito per militare insieme alla
destra più recalcitrante contro uno dei pochi veri progetti sociali che si
contrappongono con successo al neoliberismo.
Per questo, se la sinistra mondiale vive una crisi di identità, per quella
venezuelana la crisi è esistenziale. Nel caso europeo, per esempio, i partiti
formali hanno saputo e potuto incastrarsi in un sistema capitalista e
neoliberale ad oltranza, senza cambiare troppo l’apparenza, anche se il processo
ha richiesto anni di trasformazione (identità in cambio di voti). Comunque, in
Venezuela il cambio è stato così radicale che, come vediamo, si è trasformato di
colpo (per mezzo dello stato) nella destra più ostinata. E’ finito il comunismo
nel mondo e in Venezuela, e per di più, la sinistra è di destra, grande
miracolo!
Allo stesso tempo la sinistra ha ottenuto tutto il contrario di quello che
preannunciavano gli eclettici, poiché è estremista, incoerente, e segue le
peggiori alternative, come è caratteristica dell’opposizione nel suo insieme.
Quindi non riesce ad essere convincente sul fatto che la fede e l’ingenuità dei
suoi seguaci non siano sullo stesso piano della sua credibilità, e nemmeno la
taumaturgia dei media riesce a renderla presentabile.
Come successe alla Chiesa
Cattolica con la Riforma, che non si rese conto che il problema stava nel suo
stesso seno e non in chi lo denunciava, l’opposizione si è chiusa in sé stessa,
comincia la controriforma e non basterà un miracolo per non farla scomparire del
tutto. Come se non bastasse, se il Vaticano ha decretato che il Limbo non
esiste, dove si posizioneranno adesso?
Pere Batlle
http://www.rebelion.org/
http://www.rebelion.org/noticia.php?id=27639
04.03.2006
Traduzione per
www.comedonchisciotte.org a cura di VERONICA NATOLI