Chavez uomo
di popolo
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5
dicembre 2006
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S.Asinelli
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Di fronte alle sirene neo
liberiste ed agli squilli di tromba statunitensi, il popolo del Venezuela ha
scelto di restare padrone del proprio destino, ma soprattutto ha teso la mano,
ancora una volta, all’intero continente latinoamericano, quel “cortile di casa”
Usa che “cortile di casa” è sempre meno.
Protagonista di una stagione di rinascita che sembra non finire mai, Chávez può
oggi più che mai rappresentare l’esempio di riscatto di interi popoli
dell’emisfero sud occidentale, e non solo. Bolivia, Argentina, Cuba, sono le
carrozze di lusso guidate dalla motrice chávista; Cile, Ecuador e Salvador
seguono il passo da vicino. Russi e cinesi aspettano con trepidazione nuove
aperture commerciali, mentre Teheran saluta la vittoria elettorale.
Populismo e retorica, secondo i suoi detrattori di destra e sinistra che ne
temono la veemenza politica, sono miscele esplosive al limite del caudillismo.
Gli strali all’indirizzo del mandatario venezuelano riflettono solamente una
ricerca disperata di motivazioni, trasversalmente politically correct, atte a
scacciare un’epidemia rivoluzionaria che dilaga man mano che gli Stati Uniti ed
i loro sodali-coloni perdono terreno.
Al di là dei facili inganni da salotto occidentale, la Rivoluzione Bolivariana
ha saputo superare le parole e gli slogan da campagna elettorale conquistando,
in otto lunghi anni, posizione su posizione nel desolato panorama
internazionale. Il lungo braccio di ferro con la Casa Bianca in occasione
dell’assegnazione di un seggio non permanente al Consiglio di sicurezza dell’Onu
ha dimostrato la forza di attrazione internazionale del Venezuela di Hugo Chávez.
La quinta potenza petrolifera in mano alla temuta Marea Roja che da venerdì
scorso si è riversata su Caracas imbarazza i liberisti di tutte le latitudini:
il mondo scopre che nazionalizzando le risorse economche di un Paese è possibile
assicurarne lo sviluppo.
I numeri del Venezuela chávista parlano chiaro: nell’ultimo anno +10,2% la
crescita economica, +1,8% la crescita del Pil nel settore petrolifero sia
pubblico sia privato, +11,7% la crescita nel settore industriale non
petrolifero. E alla crescita economica si accompagna un’ondata di investimenti
statali nelle opere pubbliche, pari a +35%, e un abbattimento del debito
pubblico della stessa portata (-35%).
Con questi numeri il Venezuela abbatte i dogmi neoliberisti e si presenta,
trionfante, al secondo Vertice delle nazioni latinoamericane che si aprirà
domani a Cochabamba, nell’amica Bolivia di Evo Morales.
La vittoria del presidente Chávez per il terzo mandato consecutivo apre nuove ed
interessanti prospettive. Di fronte ai tanti capi di Stato e di governo che
interverranno, il mandatario venezuelano presenterà la nuova ricetta per
l’America Latina: l’Alternativa Bolivariana para las Américas, strumento che
vuole superare i trattati di libero commercio made in Usa e rilanciare l’idea di
un continente unito, non solo economicamente. E il Mercosur di Argentina,
Brasile, Uruguay e Paraguay, assieme a La Paz, è pronto a raccogliere la sfida
chávista.