Impero e
opposizione cercano ingovernabilità
Il 3 dicembre 2006, il Venezuela assisterà
alle proprie elezioni sullo sfondo di una lotta di potere senza precedenti.
È inedita anche la chiarezza con cui le elezioni sono percepite dai settori
mobilizzati: la scelta è tra il continuare la Rivoluzione di Indipendenza
Bolivariana, capeggiata dal
presidente Hugo Chávez Frías, o il ritorno al tracciato imperiale della
regione diretto oggigiorno da George Bush II. A differenza di anteriori
frustrazioni come quelle di Jacobo Árbenz in Guatemala (1951) e Allende in
Cile (1973), il processo bolivariano, oltre a mostrare innegabili progressi
sociali, è subentrato alla Fuerza Armada Nacional (FAN) con valori di
sovranità e indipendenza nazionale. Con questa particolarità, nell'inedito e
decisivo scenario dell'ordine mondiale che cambia, l'attività e il risultato
elettorale in Venezuela si convertono in elemento centrale di un movimento
politico di fondo che trascende con chiarezza la cornice dello Stato
nazionale, per suscitare impatti regionali ed effetti globali.
Bush ha chiaro che, nel campo dei voti, gli sembra impossibile sia
sconfiggere il riconoscimento della maggioranza del popolo venezuelano al
lavoro sociale ed economico del processo rivoluzionario democratico, sia
contenere il risveglio che suscita nella regione l'esempio venezuelano, così
come tacere sull'"inaccettabile" sfida di portata mondiale che Chávez pone
oggi all'ordine imperiale. In testa al suo governo, il presidente
venezuelano esprime chiaramente concetti che molti al mondo pensano ma hanno
paura di esprimere. Di fronte a questo fatto, la combriccola di Washington
ha messo in marcia una nuova offensiva che include ogni mezzo possibile.
Finora, gli Stati Uniti promuovono, come strumento e non come fine a se
stessa, la lettera di partecipazione elettorale o "via" democratica che
incarna il candidato dell'opposizione, Manuel Rosales, governatore dello
stato di Zulia, confinante con la Colombia. Ma allo stesso tempo hanno messo
in marcia il Piano Alcatraz, strategia destabilizzante, articolata con
l'opposizione golpista interna che considera di arrivare a un tetto di
cinque milioni di voti, e di usare la rinuncia di Rosales
(i), che sarà
accoppiata alla denuncia mediatica di frode elettorale
(ii), le azioni
terroriste, principalmente al confine con la Colombia, e le mobilitazioni di
strada conosciute come "guarimbas"
(iii) che anticiparono il golpe
dell'aprile 2002 e si ripeterono nel 2003 per sospendere la riaffermazione
del mandato che confermò la pratica democratica, unica al mondo, del
referendum revocatorio che si può effettuare a metà del mandato di tutti i
funzionari eletti. Con quest'insieme di azioni, in cui lo stesso presidente Chávez ha segnalato che si leva l'intento di omicidio nella sua persona,
l'Impero cerca di porre fine ancora una volta alla Rivoluzione Bolivariana
nel segno della cruciale procedura elettorale per il Venezuela e l'America
Latina.
L'obbiettivo:
porre fine alla povertà nel 2013 e la miseria nel 2021
La Rivoluzione Bolivariana del Venezuela, dopo il trionfo elettorale di
Chávez nel dicembre 1998 e il suo ritorno al potere in seguito al golpe
fallito dall'11 al 13 aprile 2002, si traduce in opera umana e di progresso
sociale dalla portata impressionante. A seguito del disastro economico di
oltre quattro decenni che compirono i partiti Acción democrática e Copei, i
quali si succedevano al potere, la disoccupazione è scesa al di sotto delle
due cifre (fino al 9,6%), e si sta mettendo in marcia un insieme di piani,
stimoli, con la creazione di nuclei di sviluppo endogeno, forme associative
di economia popolare, accordi di inversione internazionale e la "semina" del
petrolio per guidare l'economia a una situazione di disoccupazione zero.
Il salario minimo ha visto in Venezuela un incremento del 26,5%, e sommate
tutte le prestazioni – come la cestatiket, il cui minimo giornaliero è di
8.300 bolivar per spese o alimentazione dell'impiegato o lavoratore –
raggiunge oggi una cifra vicina al milione di bolivar di media mensile
all'anno.
Avanza un'economia sociale dove non sono di troppo gli essere umani, e in
cui l'attività umana si riavvia dalla meta suprema ed escludente della
crescita verso l'accuratezza della vita, la natura, e il perfezionamento
culturale. Nonostante ciò, la crescita economica ha raggiunto medie
consecutive del 12,6% negli ultimi 13 trimestri.
Grazie a una politica nazionalista e di ricostruzione della OPEC, che il
governo degli Stati Uniti credeva sepolta, gli utili dell'industria
petrolifera statale PDVSA sono arrivati a 6.200 milioni di dollari nel primo
semestre 2006, superando così gli utili dello stesso periodo del 2005 e
alterando le notizie sulle perdite che avrebbe generato l'Impresa se fosse
stata sotto il controllo del governo rivoluzionario venezuelano e se non
fossero stati compiuti piani di privatizzazione come quello di Uribe con
Ecopetrol in Colombia.
Il 10 agosto, il presidente Chávez ha dato inizio al processo formale di
certificazione internazionale che riconoscerà al Venezuela le maggiori
riserve di petrolio nel pianeta. I benefici derivati dall'incremento del
prezzo dell'idrocarburo, che è passato da una media di 20,21 dollari nel
2000 a una di 58,74 nel 2006, saranno destinati a sanità, nutrimento,
educazione, cultura, abitazione, lavori retribuiti, migliorando
innegabilmente la qualità della vita di chi per secoli è stato escluso dalla
ricchezza nazionale.
Le riserve internazionali crescono quasi esponenzialmente, aumentando da
28.000 milioni di dollari nel febbraio 2006 a 34.795 milioni di dollari
nell'agosto scorso. A settembre, il Venezuela ha proposto ufficialmente a
vari governi latinoamericani la creazione del Banco del Sur, il cui
proposito è quello di rafforzare l'autonomia finanziaria e realizzare
progetti di impatto regionale nel segno di un'integrazione sovrana dei paesi
della regione. È chiaro che la grandezza dell'afflusso di soldi in
circolazione, insieme alla moltiplicazione della spesa pubblica, scatena
pressioni dell'inflazione sui prezzi, fatto che boccia la riduzione dell'IVA
e tiene in discussione l'adozione di misure monetarie e fiscali.
Oltre le Mete
del Millennio in Salute ed Educazione
Una cosa è parlare di salute e di cifre, e un'altra l'esercizio di
pianificare e mettere lo Stato e la sua trasformazione nel lavoro di
riduzione della sofferenza umana mediante cure mediche, chirurgica e
farmacologia; l'accesso alle risorse alimentari dove imperava la fame, la
salubrità dove prevalevano condizioni patologiche, e libri e l'educazione
dove regnavano l'analfabetismo e l'assenza di qualsiasi speranza di studio.
Si sommi a tutto quello detto in precedenza il riconoscimento e
l'irrefrenabile entusiasmo che nascono lì dove si impadronivano l'abbandono,
l'angoscia e la disperazione.
C'è da sottolineare che l'opera sociale e umana della Rivoluzione
Bolivariana, raggiunta in tempo record, è stata possibile come risultato
della decisiva relazione con Cuba, che oltre ai suoi limiti offre la sua
esperienza alla ricerca di un modello di taglio rivoluzionario e socialista,
nonostante le sanzioni politiche ed economiche subite per più di 45 anni.
Si tratta di un'esperienza unita allo spirito di dedizione e devozione di
migliaia e migliaia di medici, infermiere e allenatori cubani e venezuelani
che ha reso possibile l'attenzione medica e un processo formativo che supera
in non pochi casi la qualità dei servizi offerti in molti dei cosiddetti
paesi sviluppati, in modo particolare il fatto di unire la qualificata
competenza professionale con l'eccezionale umanità nella cura offerta.
Il flusso commerciale tra questi due paesi arrivò a 800 milioni di dollari
nel 2004 e raggiunse la cifra di 1.600 milioni nel 2005, fino a piazzarsi a
circa 1.800 milioni nel 2006. Quest'anno finisce con all'incirca 10.000
studenti venezuelani che si formano a Cuba per poi ritornare nel loro paese
e mettersi al servizio delle comunità più povere, secondo quello che ha
indicato Emiro Brito, ministro consigliere e incaricato all'ambasciata
venezuelana a l'Avana.
Il processo bolivariano ha attuato una misura economica rivoluzionaria e
generale per tutta la società e la popolazione, come la registrazione e
l'adozione del sussidio ai disoccupati, e con la misura di autorizzare in
modo generale e immediato il diritto della "terra per chi lavora", basandosi
sull'esistenza di sufficienti risorse dello Stato che permetteranno, senza
tramiti né ostacoli giuridici o legali, l'indennizzo totale ai proprietari
di terre improduttive e latifondi. Talvolta, si apre un interrogativo sulle
definizioni di vincolo sociale, partecipazione comunitaria e trasformazione
statale, necessarie per raggiungere a passo deciso e accelerato soluzioni al
deficit di alloggi urbani e rurali che ancora generano espressioni di
malcontento.
Riappare il
Sud
L'ALBA, Alternativa Bolivariana para las Américas, firmata nel dicembre 2004
tra Venezuela e Cuba, e vidimata con l'integrazione della Bolivia dopo il
trionfo di Evo Morales, costituì in meccanismo di integrazione regionale di
cooperazione solidale, lo stesso del colpo mortale sia per l'ALCA – il
trattato annesionista di libero commercio per le Americhe - sia per i
recenti trattati di libero commercio bilaterali, maneggiati dal governo
statunitense a beneficio delle proprie aziende, davanti alla tenace
resistenza trovata verso l'ALCA. L'ingresso ufficiale del Venezuela nel
Mercosur, durante il luglio di quest'anno, si iscrive in questa dinamica di
un'integrazione autonoma e alternata agli interessi della Casa Bianca nella
regione.
Insieme al colpo demolitore per questi interessi dell'emisfero, l'azione
internazionale della Rivoluzione Bolivariana contribuisce sostanzialmente al
processo di ricomposizione dello scenario globale, grazie a importanti
accordi di cooperazione con la Cina e la Russia, e al saldo appoggio
autorizzato ai popoli del Libano e della Palestina in Medio Oriente di
fronte all'aggressione del governo israeliano, appoggiato da Washington.
Allo stesso modo, il Venezuela contribuisce a potenziare la cooperazione con
i popoli dell'Africa.
Questi sono fattori questi di indole sostanziale nel quadro del complesso
passaggio da uno scenario caratterizzato dalla deriva globale dell'egemonia
bellica statunitense verso il possibile equilibrio di un ordine mondiale
multipolare; il passaggio dal tenebroso orizzonte di predominio della forza,
il cinismo e il confronto, a una nuova era di luce, di risvegli, in cui il
meglio dello spirito umano possa consacrarsi finalmente nella risoluzione
dei più gravi e pressanti problemi che si sono trovati per decenni di impero
mondiale dell'egoismo e della violenza.
Metodi nella
"predica" oppositrice della democrazia
Di fronte alle azioni democratiche e sovrane del governo di Chávez, la sua
decisione di dedicare i benefici della ricchezza energetica al servizio del
popolo venezuelano, la costruzione di un socialismo creatore che si nutre
nelle radici ancestrali e l'imprescindibile processo di integrazione
solidale del Sud, il regime di Bush ha riproposto una strategia di
destabilizzazione con l'esecuzione diretta, lo stimolo e l'appoggio a un
insieme di azioni dirette a far collassare il processo della Rivoluzione
Bolivariana.
Il 13 agosto, un giorno dopo l'iscrizione ufficiale della candidatura del
presidente Chávez, ha avuto luogo la fuga di Carlos Ortega, che fu
presidente dell'associazione centrale dei lavoratori del Venezuela (CTV) e
che fu implicato nel mancato colpo di stato dell'aprile 2002. Con lui sono
scappati anche tre ufficiali: due coinvolti nell'ingresso di paramilitari
colombiani nel maggio 2004 per realizzare sabotaggi e attentati politici, e
uno in un attentato contro la vita di Hugo Chávez. Per la logistica della
fuga e la gran quantità di corruzioni, è difficile pensare che ciò avvenisse
senza appoggio esterno. Il quotidiano Vea
(http://diariovea.com.ve),
nella sua edizione di venerdì 1 settembre, ha segnalato che gli indizi
conducono a mostrare, tra altri elementi, la partecipazione di un "ex
deputato internazionalista, molto vincolato ai servizi segreti degli Stati
Uniti".
Il 18 agosto, il direttore dei servizi di spionaggio statunitensi, John
Negroponte, ha annunciato la designazione di un funzionario per "riuscire a
ottenere e analizzare informazioni di intelligence a Cuba e in Venezuela".
L'incarico sarà occupato dall'agente della CIA Jack Patrick Maher, 32 anni
di esperienza soprattutto in Colombia e nel bacino dei Carabi, che ha il
compito di "assicurare il fornitura di strategie per Cuba e Venezuela". Allo
stesso tempo, si è messa in marcia un'offensiva della CIA nei mezzi di
comunicazione, che tende a creare atmosfere di opinione favorevole o
tollerante con future azioni diplomatiche, politiche e anche militari contro
Cuba e Venezuela.
La "guerra contro il narcotraffico" è stata utilizzata per far scorrere
l'opinione che, a causa dell'espulsione di agenti della DEA per attività di
spionaggio in Venezuela, il paese non collabora in questa lotta. Ciò
nonostante, tale affermazione si altera in modo contundente con
un'importante dichiarazione del vicepresidente José Vicente Rangel: "Il
governo degli Stati Uniti non ha autorità morale per fare da giudice in
questa materia […] perché alti membri del governo del presidente George Bush
sono implicati nel narcotraffico e perché il sistema finanziario degli Stati
Uniti è gravemente penetrato dal narcotraffico […] Devo anche dire che da
quando se ne è andata la DEA dal Venezuela, è incrementato del 40% il
sequestro di droghe".
Il 23 agosto, il governo venezuelano ha scoperto detonanti e cavi per
utilizzo in esplosivi in un carico dell'ambasciata degli Stati Uniti. Il
pacco è stato ubicato in una spedizione aerea di 20 casse che si è tentato
di far entrare nel paese con franchigia diplomatica. Una volta scoperto, il
governo statunitense ha accusato il governo venezuelano di violare
l'immunità diplomatica. La domanda alla quale il governo statunitense non
rispose è stata: "Per quale motivo volete che questo tipo di materiale
militare entri in maniera furtiva?".
Quella stessa settimana di agosto e tramite una sollecitudine secondo il
Freedom of Information Act, l'Associated Press ha ottenuto 1.600 pagine sul
finanziamento del governo statunitense di gruppi d'opposizione venezuelani.
E tempo fa l'avvocata nordamericana Eva Golinger, nel suo libro The Chávez
Code, fece conoscere documenti sulla consegna di soldi dai fondi pubblici
statunitensi a vari aggruppamenti dell'opposizione venezuelana. Ora, dopo il
tentativo di colpo di stato dell'aprile 2002, l'Ufficio di Iniziative di
Transizione (OTI) del Diparimento degli Interni Usa ha riconosciuto di aver
supervisionato più di 26 milioni di dollari per il Venezuela, e il
National
Endowment for Democracy, finanziato dal Congresso statunitense, ha
consegnato dal 2002 altri 2,9 milioni di dollari a gruppi di opposizione. Il
29 agosto, il candidato Manuel Rosales, che firmò nel 2002 l'atto golpista
di Pedro Carmona, è ritornato a Miami e ha dichiarato che ha "un'agenda
aperta di conversazioni con il governo degli Stati Uniti".
La terza settimana di ottobre, il Comitato di Sicurezza Interna della Camera
dei Rappresentanti ha accusato il Venezuela di formare un nucleo di
terrorismo nell'America Latina tramite l'aiuto e l'assistenza di gruppi
radicali islamici che poi avrebbe potuto far entrare negli Stati Uniti per
commettere atti terroristici. Il comunicato cita comunque un alto ufficiale
del governo statunitense dichiarare che "Hugo Chávez, presidente del
Venezuela, ha parlato in modo molto chiaro con l'Iran sull'uranio". È lo
stesso significato dell'infame accusa lanciata da Camilo Ospina, ex ministro
della Difesa e attuale rappresentante colombiano di fronte alla DEA. Diceria
deplorevole che ha dovuto essere corretta immediatamente dal presidente
Uribe.
D'altra parte, a ottobre, il governo statunitense ha usato tutta la gamma di
strumenti di pressione dei quali dispone per impedire l'ingresso del governo
venezuelano nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Tuttavia,
nonostante le enormi pressioni esercitate affinché si scegliesse il
Guatemala, non ha raggiunto il numero di voti richiesti grazie
all'indomabile seguito che ha ottenuto il Venezuela. Alla fine, Panama è
stato eletto come formula di consenso per superare l'impantanamento che si è
prodotto durante le elezioni con l'attacco imperiale sulla candidatura
venezuelana.
Per far fronte a tutta la strategia di destabilizzazione, il governo di
Chávez fa affidamento prima di tutto su una riconoscenza popolare e su
rapidi progressi nel processo di organizzazione popolare; con delle forze
armate depurate dopo l'intento di golpe del 2002, con un'architettura di
comunicazione meno vulnerabile alla cattura e chiusura, e con formidabili
progressi d'identità, formazione ideologica e radicalizzazione di settori
della popolazione.
Sfide
culturali
Senza valori etici, non ci sono
valori rivoluzionari
Nonostante uno sforzo colossale nella comunicazione, cultura e formazione
ideologica, che ben presto darà frutti, le modulazioni della sensibilità e i
modelli valutativi sono sempre controllati a un grado considerevole per la
pubblicità privata e la propaganda delle aziende. Questa circostanza si
traduce nel fatto che una parte significativa della popolazione rimane
all'oscuro dei risultati, sentiti e proposti del processo rivoluzionario
democratico e non solo non offre appoggio elettorale ma oltre tutto non
partecipa alla costruzione quotidiana del socialismo del XXI secolo (iv).
Non
solo non è spregevole , ma è anche significativo, il dato che segnala il
Venezuela come il paradiso dei fabbricatori di automobili, dal passo fatto
da 135.000 unità vendute nel 2004, a 300.000 unità nel 2006 e una
prospettiva di grandi benefici negli anni che verranno. Si tratta
dell'automobile, il simbolo per eccellenza del capitalismo:
l'individualismo, la competenza, l'ostentazione e l'aggressività e la
prerogativa del più forte, vincolate al più irrazionale dei mezzi di
trasporto: quello che più inquina e più aggrava il cambiamento climatico,
quello che più consuma energia in relazione al peso mobilitato, quello che
più colpisce il muoversi a piedi o in bicicletta, il più rumoroso e quello
che più deturpa il paesaggio, quello che più impegna il bilancio statale e
produce più morti, mutilazioni e feriti. Ciò che sta succedendo con
l'automobile può essere compreso come indicatore della grandezza smisurata
del compito esistente nel terreno degli antivalori e le pratiche più
quotidiane.
La cultura del consumismo va contromano in questo fondamento del processo di
trasformazione di ciò che è imperante, perché privilegia il beneficio
individuale nel minor lasso di tempo senza contemplare le pratiche
quotidiane che portano al suo raggiungimento. La coscienza su ciò che in
realtà significa il perfezionamento culturale infinito, la creazione
congiunta e la potenza della ricchezza della cultura ecologica ancestrale
unita a quella che emerge irrefrenabile di fronte alle minacce di vita sul
pianeta, proporzionano gli antidoti sul piano dei valori e le pratiche per
non essere vittime delle malattie del consumismo, il "produttivismo" e il
privilegio incosciente dell'azione non creatrice della nuova cultura. Il
superamento dell'idea che l'alternativa al mercato è lo Stato e non i passi
in avanti in autorganizzazione delle comunità, ma forma anche parte della
democrazia "protagonica" e della nuova etica socialista che sono state
proposte e si richiedono. Ma l'incorporazione di nuovi significati e il
superamento di forme da interpretare e valutare sono parte di un processo
vasto e complesso che richiede azioni coordinate, esemplari, sostenute e
fantasiose da diversi spazi, istituzionali e non.
Frammentazione
delle forze del cambiamento e altre minacce
Di fronte ai casi di cultura accumulata di corruzione che minano la fiducia
nel governo rivoluzionario, il presidente Chávez ha chiamato, a novembre,
nel Teatro Carreño di Caracas, a "sostenere una battaglia a morte contro la
burocrazia e la corruzione": "Siamo, disse Cristo, luce del mondo e sale
della terra per risanarci dalle corruzioni e dai vizi che ci arrivano dal
passato".
È anche in marcia il compito di superare frammentazioni e rivalità interne,
esplicite o larvate, che causano del male alla dinamica richiesta dal
processo di cambiamento e che favoriscono tanto il governo statunitense e le
vertenti dell'opposizione nei suoi obiettivi destabilizzanti. Nella
prospettiva di contrastarle, la proposta di "Partito Unico", formulata
questo semestre, dovrà cominciare nel 2007.
A sua volta, si allarga il dibattito sull'incorporazione dei processi
organizzativi con la mentalità di rete e di movimenti sociali, che innalzano
parole d'onore di potere popolare e di superamento delle logiche
gerarchiche, rappresentative e competitive che condizionano l'azione in
funzione dei calcoli di settore del potere, in cambio dell'azione creatrice
e cooperativa scelta dall'emergenza della nuova cultura.
In tutto questo contesto, il dibattito
elettorale e le elezioni del prossimo dicembre (questo mese, ndr) – con un
registro vicino ai 16 milioni di votanti – si costituiscono su
un'eccezionale opportunità di pedagogia politica a favore dell'America
Latina. Nel continente e nel mondo è ancora imprescindibile alzare la
comprensione al di sopra del significato della rivoluzione bolivariana in
tutto il suo valore umano e il suo significato per il pensiero e la pratica
postcoloniale nella regione e il passaggio a un mondo multipolare non legato
a una deriva autodistruttiva e bellica. È urgente avere in chiaro che questo
stesso significato colossale si traduce anche in minaccia imperiale sul
processo; il Circolo Latinoamericano de Studi Internazionali in Messico ha
segnalato in questo (nello scorso, ndr.) mese di novembre "l'allarmante
modello di intervenzionismo sfacciato statunitense nelle procedure
elettorali latinoamericani, mediante organizzazioni non governative che
funzionano da schermo per attività occulte e di organismi internazionali
finanziati da Washington". "…ha finanziato e aiuta a pianificare ed eseguire
costose campagne di propaganda sporca contro i candidati che considera
ostili o restii ai suoi interessi", tramite la Fondazione Nazionale per la
Democrazia e l'Agenzia Internazionale di Sviluppo (USAID), tra gli altri
organismi.
(Vedere La Venezolana www.jornada.umam.mx)
Le nuove forme di intervenzionismo esigono una crescente e decisa risposta
internazionale per evitare che questi meccanismi, brutali o sofisticati,
continuino ritardando il già represso passaggio a un ordine politico
mondiale a favore della vita che rimandata guarigione delle stragi causate
alla natura, al tessuto sociale e gli universi interni degli esseri umani
lungo decenni di dominio di un corso demenziale che ha sacrificato il meglio
dello spirito umano nella dinamica retrograda stimolata dalla somma degli
egoismi feroci.
Hector Arenas Amorocho
Fonte: http://www.voltairenet.org
Link: http://www.voltairenet.org/article144102.html
22.11.2006
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SABRINA VECCHIERELLI
NOTE:
i. Diario El Universal, 2 settembre 2006.
ii. Revista América XXI, aprile 2006.
iii. Si veda "Venezuela señalada como núcleo de terrorismo en informe del
gobierno estadounidense", Eva Golinger, 20.10.06, www.rebelion.org.
iv. Nella prima settimana di settembre, il presidente Chavez annunciò quali
erano le sette linee strategiche del Progetto Nazionale Simón Bolívar per il
cambiamento nei prossimi 14 anni, fino al 2021. 1. Nuova etica socialista.
2. Modello produttivo socialista, economia socialista. 3. Democrazia
protagonica rivoluzionaria. Il potere del popolo come Potere Massimo. 4.
Suprema felicità suprema. 5. Nuova geopolitica nazionale. 6 Nuova
geopolitica internazionale, mondo multipolare. 7 Venezuela, potenza
energetica mondiale.
v. Dichiarazioni del 28 ottobre ad un programma della catena Globovisión,
identificata con la diffusione del messaggio contro-rivoluzionario.