"Qualche volta
si è domandato che cosa succederebbe se domani
catturassero Osama Bin Laden, in qualunque angolo del mondo e
rifiutassero, al popolo degli Stati Uniti, il diritto di giudicarlo?
"Perché in questa stessa situazione si trovano Cuba e Venezuela, perché
Luis Posada Carriles è
il Bin Laden d'America".
Con poche parole, il ministro degli Esteri del Venezuela, Nicolás Maduro,
illustra il caso che, da un anno e mezzo, occupa i nostri paesi cioé da
quando il sanguinario terrorista si rifugiò sul suolo nordamericano e ivi
denunciò la sua intenzione di chiedere asilo politico.
Nel suo ufficio della Cancelleria, a lato del viale Urdaneta, a Caracas,
Maduro ha conversato con Granma, al compiersi 30 anni dal crimine delle
Barbados.
Per molti, la denuncia realizzata recentemente dal suo Governo davanti
alle Nazioni Unite, ha impedito la liberazione immediata del massimo
responsabile di quel fatto; ma ora questo potrebbe coincidere con una
delle date più tristi della storia di Cuba.
"Il governo di George W. Bush non ha mosso un dito affinché Posada
Carriles sia giudicato. Ha tenuto, fino ad ora, il silenzio dei colpevole,
il silenzio di quelli che aspettano il momento per un'imboscata. Senza
dubbio lo stanno proteggendolo e stanno cercando l'occasione per lasciarlo
in libertà".
Quale sarebbe la
risposta del Venezuela se quello accadesse?
"Reagiremmo con grande indignazione. Quando crimini tanto orribili come
questo godono d'impunità, succedono due cose: da una parte si prolunga il
dolore dei parenti e dei popoli, e dall'altro, i gruppi terroristici si
sentono stimolati e protetti. L'assenza di giustizia ha un costo molto
grande
Allora sarebbe finita
la strada diplomatica?
"Posada ha una causa pendente in Venezuela. Qua stanno i testimone, le
dichiarazioni e le prove dei suoi crimini. Con gli Stati Uniti abbiamo un
accordo di estradizione, nella cornice del quale gli abbiamo consegnato
pericolosi elementi della delinquenza nordamericana, che sono stati
catturati nel nostro territorio. Pertanto, è una strada sulla quale si
continuerà ad insistere."
La liberazione di
Posada Carriles aprirebbe un'altra nuova tappa di lotta per la giustizia.
Che ruolo toccherebbe al Venezuela?
"Abbiamo una squadra di esperti che articolerà una strategia che si
conoscerà a momento debito. C'è un cronogramma di azioni che abbiamo
concepito congiuntamente con altri paesi fratelli, per attivare i
meccanismi, che esistono, tanto dentro la società nordamericana, come
nell'ambito dei diritti umani nella sfera internazionale, per continuare a
reclamare giustizia.
Allo stesso tempo, la
Casa Bianca tiene in prigione Cinque cubani che volevano evitare azioni
come quella delle Barbados.
"È qualcosa che provoca indignazione, dovuta all'ingiustizia che si
commette contro coloro che andarono a combattere il terrorismo. Ma crea
anche una grande forza di solidarietà con questa nobile causa e col popolo
cubano, per avere uomini, di tale qualità umana, che sono capaci di
consegnare tutto se stessi per la pace della loro patria.
"Ai Cinque Eroi manifestiamo l'appoggio del popolo e del Governo
bolivariano, e che la lotta continuerà fino a che ritornino sani, salvi e
liberi, dopo avere compiuto il loro dovere di difendere, ad ogni costo, il
loro paese".
Tuttavia, Washington
dice di capeggiare una campagna contro il terrorismo...
"Ciò fa parte della doppio morale, molto tipica del governo degli Stati
Uniti, che venne a sostituire i postulati del consunto anticomunismo col
quale giustificava l'azione imperialista.
"Si é sempre saputo ed è stato dimostrato, con quanto hanno fatto in
Afghanistan ed in Iraq, che la lotta antiterrorista era un pretesto per
dominare il mondo, per mettere mano sulle risorse energetiche, sul
petrolio.
"La chiamata 'guerra contro il terrorismo' ha permesso loro di creare il
richiamo che avevano perso con la sparizione del mondo bipolare."