Venezuela, Chavez
non è più solo
Antichavisti riuniti intorno al
nome del socialdemocratico Rosales. Annullate le primarie previste per domani.
Lo sfidante Deputato,
sindaco, governatore: la sfida di un uomo da 30%.
| Caracas
12 agosto 2006 |
M.Paone
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Il presidente venezuelano
Hugo Chávez Frías oggi presenterà ufficialmente al Consejo nacional electoral la
propria candidatura per le elezioni presidenziali del prossimo 3 dicembre. Fino
a una settimana fa questo atto formale sarebbe stata l'ennesima occasione per
ribadire la sicurezza della vittoria davanti a un'opposizione litigiosa e
frammentata, quasi costretta a indire elezioni primarie per far emergere un
candidato unitario in grado di contrastare la macchina elettorale chavista. E
invece il presidente della Repubblica bolivariana non potrà presentarsi come
l'unico candidato possibile. Mercoledì scorso, a quattro giorni dalla data
fissata per le primarie, l'opposizione ha annunciato il raggiungimento di un
accordo di unità nazionale su un candidato unico che non dovrà essere
legittimato da nessuna elezione di base. A rappresentare l'ampia rosa di partiti
che formano lo schieramento di opposizione sarà il governatore dello stato di
Zulia, Manuel Rosales.
La candidatura dell'esponente socialdemocratico arriva dopo due mesi di dure
battaglie all'interno dello schieramento antigovernativo. L'accordo è stato reso
possibile dalla rinuncia alla corsa presidenziale da parte del leader del
partito centrista Primero Justicia, Julio Borges, che si candida ora per la
vicepresidenza. L'altro nome forte, il giornalista ed ex ministro Teodoro
Petkoff, aveva annunciato il ritiro della propria candidatura lo scorso 4
agosto.
Rosales, 54 anni, ha iniziato la carriera politica nel partito Acción
Democratica, rivestendo vari incarichi legislativi a livello regionale, come
deputato al parlamento regionale per 11 anni e poi sindaco di Maracaibo. Durante
la crisi che il partito socialdemocratico ha attraversato negli anni Novanta, è
rimasto equidistante dalle correnti interne a tal punto da decidere di
candidarsi alla guida dello stato di Zulia come leader di un proprio partito, Un
Tiempo Nuevo. Dopo una prima sconfitta nel 1998, Rosales ha vinto nel 2000 le
elezioni amministrative facendo della regione, nell'ovest del paese, una delle
ultime roccaforti dell'opposizione antichavista. A quattro mesi dalle elezioni,
i sondaggi lo segnalano come il dirigente con maggiore possibilità di affrontare
Chavez, anche se le percentuali a suo favore non arrivano al 30%. Il presidente
conserva una popolarità del 55-60% e promette, come si legge su migliaia di
murales sparsi per le strade di tutto il paese, di vincere con 10 milioni di
voti.
Il neocandidato, nei 114 giorni che mancano al 3 dicembre, non solo dovrà
garantire l'unità dell'opposizione (una miscellanea che riunisce i
cristiano-democratici di Copei, il partito conservatore Primero Justicia,
Izquierda democratica, fino a partiti della sinistra radicale come Movimiento al
Socialismo che, nel 1992, fu tra i sostenitori dell'ascesa di Chavez) ma dovrà
anche lottare contro lo spettro dell'astensionismo. Un'opzione che una parte del
fronte antichavista considera ancora come un mezzo per denunciare la mancanza di
condizioni di trasparenza per lo svolgimento del voto.
Nel suo primo discorso da candidato unico, Rosales ha assicurato che non
rinuncerà alle sue aspirazioni presidenziali in nome dell'astensione. «Non ci
fermeremo a metà del cammino - ha dichiarato davanti agli esponenti
dell'opposizione riuniti al Caracas Teleport per l'annuncio ufficiale della
candidatura - andiamo avanti fino alla fine, andiamo a Miraflores». Ma le fila
chaviste sono pronte a minare la strada che porta al palazzo presidenziale. Come
ricordato in un lungo editoriale apparso all'indomani dell'accordo sul
quotidiano nazionale El Nacional, Rosales dovrà lottare «contro il governo che
utilizzerà tutti i mezzi giudiziari per pregiudicarlo e dovrà far fronte
all'ancora ruvido sentimento astensionista».
Chavez, dal canto suo, inaugurando giovedì scorso i lavori del megaprogetto di
quantificazione delle riserve petrolifere dell'Orinoco, ha dichiarato che «ora
il panorama è un po' più chiaro» e ha invitato i contendenti a rimanere nella
contesa elettorale. «Spero - ha detto con la consueta ostentazione di sicurezza
- che i miei sfidanti non gettino la spugna prima che sia suonata la campana».