Un paso adelante
per Chavez
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5
dicembre 2006
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S.Asinelli
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Più che una rielezione
scontata, la vittoria di Hugo Chávez Frías deve essere letta come un trionfo,
come “un’altra vittoria per l’imperialismo Usa”.
Dal primo successo del 1998 con il 55% di preferenze, il capo di Stato
venezuelano ha continuato a macinare consensi su consensi: il 58% alle
presidenziali del 2000, il 59% al referendum del 2004, fino allo sfondamento del
tetto del 60% nel voto di due giorni fa: 61,35%. Un’escalation confermata anche
dai numeri dei sostenitori di Chávez e quelli che sostengono i suoi oppositori
di turno: otto anni fa il distacco fu conteggiato in 800mila voti, oggi quel
distacco supera i 3milioni di voti, lasciando Manuel Rosales al 38,39%.
“Questa è la vittoria dell’amore, della pace, della speranza e di tutto il
Venezuela”, ha tuonato il presidente dal balcone di Palacio Miraflores, per
l’occasione ribattezzato “Balcone della vittoria popolare”, di fronte a decine e
decine di migliaia di sostenitori giunti a Caracas da tutto il Paese. Una folla
in delirio già intorno alle 22 e 20, subito dopo l’emissione dei primi risultati
parziali – ma già decisivi – da parte del Consiglio Nazionale Elettorale. Nel
trionfo della Rivoluzione bolivariana, non è mancato un enfatico riferimento al
padre del riscatto e della liberazione latinoamericana: “Ricordiamoci di Simón
Bolívar. La vittoria è tua, Bolívar. A lui dedichiamo la vittoria del popolo
bolivariano, a lui che è tornato e che, come disse Neruda, si solleva ogni cento
anni, quando si solleva il popolo. Oggi il popolo venezuelano si è sollevato”.
Una vittoria nazionale, dedicata ai suoi venezuelani, a quel popolo “valoroso e
nobile” di fronte al quale il capo di Stato si inchina “con amore, con
ammirazione, con umiltà”.
Enfasi velata di populismo, ma non poteva essere altrimenti, in una nottata
veramente storica, che segna un enorme passo avanti, un paso adelante, della
Rivoluzione bolivariana nonostante gli attacchi interni ed esterni. La vittoria
di Chávez è la vittoria del chávismo, di un nuovo modello sociale di sviluppo
che si sta ormai diffondendo in tutto il continente latino americano e che in
Venezuela si sta traducendo in un nuovo modello istituzionale, incarnato dalla V
Repubblica. La vittoria elettorale servirà ora per accelerare la profonda
trasformazione del Paese e per esportare con ancora più incisione il modello
sociale chávista. Un percorso che potrebbe concretizzarsi già nel 2007 e che
vede, tra l’altro, la creazione di un partito unico ove siano rappresentate le
tante anime del movimento rivoluzionario bolivariana. Il tutto nel rispetto
democratico delle differenze e delle opposizioni che troverebbero ovviamente
spazio istituzionale.
In attesa di un congresso che segni la nascita del partito unico rivoluzionario,
che si organizzerà probabilmente in primavera, Chávez si presenta sulla scena
internazionale più rafforzato che mai. In agenda vi è una rinnovata posizione di
punta all’interno dell’OPEC, ma, soprattutto, l’intenzione di dare seguito alla
prospettata integrazione regionale sotto la bandiera dell’Alternativa
Bolivariana para las Américas, quel progetto ALBA nato in concomitanza con
l’opposizione – riuscita - all’ Accordo di Libero Commercio delle Americhe
(ALBA) di marca statunitense. Il Venezuela intende così stringere i rapporti già
solidi con il MERCOSUR sul piano continentale – Argentina, Brasile, Uruguay e
Paraguay spingono per l’entrata di Caracas che porterebbe il blocco a
rappresentare oltre 200milioni di abitanti, con il 70% circa del prodotto
interno dell’America Latina e con un asse petrolifero decisamente forte - , ma
anche rafforzare quelli commerciali con Cina e Russia.
Politicamente Caracas attende con fiducia l’appuntamento del secondo Vertice dei
popoli latinoamericani che si terrà nell’amica Bolivia, a Cochabamba, dal 6 al
10 dicembre. Un appuntamento fortemente voluto dallo stesso Chávez e dal
presidente boliviano Evo Morales per rilanciare l’idea di un’unione politica ed
economica del continente.