L’UNICA VIA VERSO

LA PACE È LA GIUSTIZIA
 

Cavalcando l’onda di Hugo Chavez
 

 22 Febbraio 2006 -  DI Mike Whitney

 


La rapidissima ascesa di Hugo Chavez sulla scena mondiale è dovuta soprattutto al suo sprezzo per Washington e alla sua posizione come guida di una rivoluzione emisferica. Rischiando in prima persona, Chavez ha inveito contro il suo ottuso flagello, George Bush, e la combriccola di sicofanti ai suoi ordini.


Ieri è stato il barboncino di Bush, Tony Blair, che è finito nella morsa di Chavez. Blair è stato l’alleato di Bush più importante nell’occupazione illegale dell’Iraq e l’attuale guerra al terrore. Questa settimana in parlamento Blair ha ammonito Chavez dicendo che dovrebbe “rispettare le regole della comunità internazionale”, ignorando le sue proprie massicce violazioni dello Statuto dell’ONU e del Tribunale di Norimberga. Chavez ha risposto a Blair con un scarica di colpi:

“Non essere tanto sfacciato, Mr. Blair. Non essere immorale, Mr. Blair, che tu sei uno di quelli che non hanno morale. Non hai certo il diritto di criticare nessuno sulle regole della comunità internazionale”… Sei una “pedina imperialista” che cerca di ingraziarsi “Mr. Danger Bush-Hitler, il numero uno tra gli assassini di massa e omicidi del pianeta.”

“Và dritto all’inferno, Mr. Blair,” ha tuonato Chavez.

Quello che a Chavez manca in discrezione lo compensa con il suo candore.

Mentre l’incapace Congresso USA freme ad ogni editto emesso dalla Casa Bianca, il venezuelano corazzato di barili spara un’altra scarica a mitraglia sul capo impostore:


“Bush è il più grande terrorista del mondo”…“un pazzo”… (che) “pensa che il mondo gli appartenga e ora sta progettando di invadere l’Iran, e progetta di invadere anche il Venezuela… Il popolo statunitense dovrà incatenarlo prima o poi, perché se non lo fa, è capace di distruggere mezzo mondo.”

 


 

Chavez è agli antipodi rispetto al suo principale rivale, George Bush. Cresciuto in una baracca dal pavimento sporco, Chavez si è fatto strada nei ranghi del corpo dei paracadutisti sognando di diventare un giocatore di baseball e trasferendosi negli Stati Uniti.

Per contro Bush, è un nobile scansafatiche, che si è fatto strada tra una sbronza e l’altra al liceo e all’università, si è “perso” nel suo giro con l’Unità Champagne della Guardia Nazionale del Texas e ha fatto fallire tre società (Spectrum, Arbusto e Harken). Alla fine si è ritagliato la sua nicchia in politica, quando si è reso conto che poteva trasformare il nome e i contatti della sua famiglia in capitale politico. Da allora ha servito fedelmente gli interessi delle società che lo hanno catapultato alla presidenza; procurando generosi sussidi ai giganti dell’industria, tagli alle tasse dei ricchi e deregolazione in praticamente qualsiasi ambito commerciale.
Le divisioni tra Chavez e Bush sono più che semplicemente personali. Chavez immagina un mondo dove il governo è coinvolto profondamente nella salute e nella previdenza dei suoi cittadini, e dove certe garanzie di sicurezza sono assicurate per legge. Ha lavorato instancabilmente per realizzare una moderna Rivoluzione Bolivariana, liberandosi dal giogo secolare del dominio coloniale e riunendo il continente in una visione condivisa di pace e cooperazione.

È diventato il flagello dei petro-oligarchi che vedono i suoi sforzi di ridistribuire una parte della vasta ricchezza petrolifera del Venezuela all’interno di programmi sociali come una sfida diretta alla loro autorità. (Il fatto ironico è che i tentativi di Chavez di dividere i profitti del petrolio non arrivano neanche lontanamente agli estremi dei tanti programmi iniziati da Roosevelt ai tempi del New Deal. Persino negli anni ‘50 l’aliquota fiscale per chiunque oltrepassasse i 200.000 dollari era del 92%. Questa ridistribuzione “socialista” della ricchezza spiega la crescita esplosiva della classe media statunitense che ha seguito la Seconda Guerra Mondiale).

Chavez ha fornito cliniche e scuole ad ogni barrio [ndt. quartiere povero venezuelano] di Caracas, assicurandosi che anche i cittadini più poveri possano usufruire del servizio sanitario statale, di programmi di alfabetizzazione e di uno standard minimo di vita. La sua visione di giustizia sociale è fortemente in contrasto con quella di Bush, che ha fatto tagli notevoli all’istruzione, alla televisione pubblica, all’assistenza sanitaria, alle borse di studio, e frantumando la rete di sicurezza sociale che procura assistenza vitale ai bisognosi. Nel mondo di Bush, l’unica funzione del governo è quella di incrementare la ricchezza dei “pochi privilegiati” del Nord America.

Mentre Chavez sta lavorando alla creazione di una rete di petrolio e di gasdotti di proprietà nazionale per unire il continente, Bush sta proseguendo in una guerra per le risorse globali che ha distrutto buona parte dell’Iraq e ha ucciso decine di migliaia di persone innocenti. L’approccio di Chavez richiede lavoro comune e cooperazione, invece la strategia di Bush è la semplice continuazione di un imperialismo distruggi e arraffa.

Chavez fa bene a respingere le guerre di Bush come un’espressione di “capitalismo selvaggio”, come quello che i latinoamericani hanno subito per più di un secolo.

A cominciare dal “decennio perduto” degli anni ’80 le politiche nate dal “consenso di Washington” hanno fatto aumentare ad un livello incalcolabile la povertà e le disuguaglianze in tutto il continente. Il FMI e la Banca Mondiale hanno obbligato a prendere misure severe, deregolazione, privatizzazione dei servizi pubblici e delle risorse, e dolorosi tagli ai programmi sociali e all’istruzione. La politica del “mercato libero” ha limitato l’iperinflazione, ma ha lasciato 128 milioni di latinoamericani che vivono con meno di 2 dollari al giorno.

La fortuna politica di Chavez è dovuta soprattutto al rifiuto diffuso delle politiche di sfruttamento neoliberali e delle riforme orientate al mercato che non sono riuscite a ridurre la povertà. Il suo ascendente ha dato vita ad una visione del socialismo che è essenzialmente non ideologica, ma che si occupa dei bisogni immediati delle persone e degli obblighi del governo per saziare queste necessità.

L’appena trovata ricchezza e celebrità di Chavez costituisce una seria sfida per Washington. Il Pentagono ha stilato un documento due anni fa che metteva in guardia dai pericoli del “populismo radicale” che si stava diffondendo in America Latina. L’amministrazione Bush è preoccupata che la vera democrazia prenda piede nella regione e possa indebolire il ruolo dominante dell’industria statuintense.

È altrettanto preoccupante la la minaccia di Chavez di deviare la vitale fornitura di petrolio agli Stati Uniti verso altre offerte straniere, se Washington dovesse continuare ad intromettersi nella politica venezuelana. (Il petrolio venezuelano contribuisce al 15% delle importazioni di petrolio degli USA). Sembra proprio che la stella di Chavez si stia accendendo proprio quando quella di Bush sta per spegnersi. Mentre Bush è impantanato fra scandali e guerre, Chavez sta conquistando i titoli dei giornali perché promette di dare 4 miliardi di dollari per aiutare i suoi vicini, dà aiuti economici alle vittime dell’uragano Katrina e gasolio per il riscaldamento a prezzi ridotti ai bisognosi nel Massachusetts. La sua generosità ha elevato la sua statura a leader mondiale, mentre l’autorità morale statunitense è scomparsa un giorno tra il bombardamento a tappeto di Falluja e il trattamento sadico dei prigionieri ad Abu Ghraib.

Ogni critica stroncante e spietata che Chavez ha lanciato contro la claque di Bush ha solo fatto crescere la sua [di Chavez] popolarità. Al pubblico evidentemente piace vedere Davide che pizzica il naso di Golia, mentre il gigante inciampa ciecamente tra un conflitto sanguinario e quello successivo.

 “Siamo felici che i massimi rappresentanti dell’impero assassino e genocida ci attacchino e ci chiamino come vogliono, ha gridato Chavez. “Se i cani abbaiano, Sancho, è perché stiamo cavalcando”.

I commenti di Chavez hanno suscitato una brusca risposta da parte di Donald Rumsfeld che ha detto, “Abbiamo visto alcuni leader populisti in quei paesi che si sono appellati alle masse” questo è “preoccupante”…Chavez “è stato eletto legalmente – proprio come Adolf Hitler è stato eletto legalmente – e poi ha consolidato il suo potere.” “Adolf Hitler”?

È un’esagerazione anche per gli standard di Rumsfeld.

Ad ogni modo Chavez ha liquidato le osservazioni del Segretario della Difesa dicendo, “Lasciamo abbaiare i cani dell’imperialismo… è il loro ruolo, abbaiare. Il nostro compito è di rinforzare questo secolo e la vera liberazione del nostro popolo, adesso”.

Negli ultimi mesi, Chavez ha cercato in tutti i modi di comprare armi dalla Russia perché prevede un altro golpe o una (possibile) invasione. (Ha detto di avere le prove di un piano USA dal nome in codice Balboa che è stato progettato dall’amministrazione Bush) Ha giurato di tagliare I rifornimenti di petrolio agli Stati Uniti se l’amministrazione Bush dovesse attentare un’altra volta alla sua vita, e ha promesso una guerra centenaria se gli USA li dovessero invadere. Ciononostante la prospettiva di ostilità non ha intimorito l’esuberante Chavez né ha permesso che abbassasse il tono della sua retorica.

“L’atteggiamento imperialista, da omicida di massa e fascista del presidente degli Stati Uniti non ha limiti”, ha detto Chavez. “Penso che Hitler farebbe la figura di un bambino dell’asilo di fronte a George W. Bush”.

Ahi. Senza dubbio Chavez afferra la gravità della situazione e la probabilità che Bush intraprenda un’azione militare contro di lui dopo aver attaccato l’Iran. Come ha fatto notare la settimana scorsa quando ha ricevuto il prestigioso premio Jose Marti dell’ UNESCO, Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura:

“Cercheranno per sempre di preservare ad ogni costo l’impero statunitense, mentre noi facciamo tutto il possibile per frantumarlo”.

Chavez persiste nei suoi progetti ambiziosi di riforma agraria, alloggio pubblico, sanità gratuita e ridistribuzione della ricchezza. Sta rimodellando la politica venezuelana e influenzando il modo con cui consideriamo gli obblighi del governo verso i suoi cittadini.

Considerato che Chavez ha detto, “Il mondo ha bisogno di sviluppo e di pace, e l’unica via verso la pace è la giustizia.”

 

 


Mike Whitney - fergiewhitney@msn.com
Fonte: http://www.counterpunch.org/
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13.02.06
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da OLIMPIA BERTOLDINI
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