Venezuela, i
movimenti
popolari fanno
scuola
| 12 agosto 2006
|
M.Correggia
|
In Venezuela una nuova
scuola formerà giovani che entreranno a far parte di un «contigente
agroecologico». E' infatti nella fase finale la creazione dell'Istituto di
Agroecologia Paulo Freire per studi contadini, indigeni e africanisti, frutto
dell'accordo di cooperazione tecnico-agricola fra il governo bolivariano del
Venezuela, i Sem Terra brasiliani e il movimento internazionale Via Campesina,
un coordinamento di organizzazioni contadine presente in 56 paesi e con
vocazione internazionalista e pacifista (due membri del movimento stanno
partecipando a una delegazione di solidarietà in Libano). Il progetto della
scuola fa parte dell'Alleanza bolivariana per le Americhe (Alba) promossa dal
Venezuela e dal suo presidente Hugo Chavez.
La formazione, che avrà anche carattere «umanistico, scientifico e solidaristico»,
mira a inserire migliaia di giovani latinoamericani nel movimento sociale nelle
campagne e a promuovere una tecnologia che arricchisca i saperi tradizionali. I
primi 250 allievi (per metà saranno donne) iniziano i corsi nel prossimo mese di
settembre; occorreranno 5 anni per ottenere la laurea. Con docenti di alto
livello provenienti da diversi paesi del continente, il metodo di studio sarà
partecipativo e recupererà la pratica socioproduttiva «tempo di scuola, tempo di
comunità», tipica ad esempio degli insediamenti e degli accampamenti del Mst in
Brasile, in cui gli studenti si dividono fra lavoro a tavolino e partecipazione
alle attività agricole e produttive. L'accordo fra movimenti e governi che è
alla base della Scuola si propone di «difendere i principi di sovranità
alimentare nel continente, proteggere e moltiplicare i semi nativi, valorizzare
l'agricoltura contadina, rafforzare il mercato interno, ricercare nuove tecniche
agricole adeguate al rispetto dell'ambiente e che garantiscano alle popolazioni
cibi di qualità».
Il metodo pedagogico dell'Istituto di agroecologia comprenderà i saperi
tradizionali e la visione cosmologica dell'America indigena e discendente degli
africani, per «un pensiero politico della pedagogia coinvolta nella dinamica
sociale». Il progetto vuole fare dell'agroecologia una disciplina che crea nuovi
spazi di convivenza produttiva e sociale ed esprime la volontà di far crescere
alternative che assicurino «un futuro di speranza per la vità, l'umanità e la
Terra».
Lo stesso chiede il «Manifesto delle Americhe in difesa della natura e della
diversità biologica e culturale» presentato lo scorso 20 aprile a Curitiba, nel
Sud del Brasile, sempre su iniziativa del Movimento Sem Terra e di Via Campesina.
Il luogo è stato tutt'altro che casuale, come ha riferito l'agenzia stampa
Adista: il Sud del Brasile, la regione in cui tradizionalmente è più forte
l'azione dei movimenti sociali, ha ospitato lo scorso marzo prima la Conferenza
delle Nazioni Unite sulla Riforma agraria e lo sviluppo rurale (a Porto Alegre),
poi la terza Riunione delle parti del Protocollo di Cartagena sulla Biosicurezza
(a Curitiba), quindi l'ottava Conferenza delle parti della Convenzione Onu sulla
Diversità Biologica (ancora a Curitiba). Eventi in cui le organizzazioni
contadine hanno giocato un ruolo decisivo: dall'invasione, da parte delle donne
di Via Campesina, di un laboratorio dell'impresa Aracruz per protesta contro
l'avanzata del deserto verde provocato dalle monocolture di eucalipto,
all'occupazione di un terreno della Syngenta seminato a mais e soia transgenici
illegali, fino alle pressioni esercitate, con successo, a favore del
mantenimento della moratoria contro la tecnologia transgenica Terminator. Di
queste rivendicazioni si è fatto portavoce il Manifesto delle Americhe, che ha
avuto importanti adesioni: politiche (il presidente venezuelano Hugo Chávez, il
governatore dello Stato del Paraná Roberto Requião, il neosindaco di San
Salvador Violeta Menjivar); vescovi (come mons. Pedro Casaldáliga e mons.
Ladislau Biernaski, vescovo di Curitiba), teologi (come Ernesto Cardenal e
Leonardo Boff) e intellettuali come Eduardo Galeano, Noam Chomsky, Atilio Boron,
Gioconda Belli; e leader dei movimenti popolari come João Pedro Stedile, Hebe de
Bonafini, Blanca Chancoso.
Sempre in Venezuela nasce la Scuola latinoamericana di medicina (Elam), a Guri,
stato di Bolivar. Lavorerà con l'appoggio delle organizzazioni indigene e
latinoamericane che fanno parte di Via Campesina per formare «medici comunitari
integrali». Si prevede la formazione nell'arco di 10 anni (a partire da ottobre)
di 200mila medici latinoamericani e caraibici. Gli studenti saranno selezionati
dalle organizzazioni contadine e comunitarie di ogni paese: dunque si tratterà
di una università fatta da e per movimenti popolari.