Anche il presidente libico Muhammar Gheddafi
si schiera a sostegno della rielezione di Hugo Chávez in Venezuela. A due
giorni dal voto presidenziale che segnerà un sicuro trionfo del chávismo,
cresce il numero di sostenitori eccellenti del mandatario di Caracas. Nei
giorni scorsi Chávez ha ricevuto gli auguri di mezzo mondo, ovvero di quel
“sud del mondo” necessariamente più interessato alla sua rielezione: da Cuba
alla Libia, dalla Bolivia all’Iran, dal Brasile all’Ecuador – con il suo neo
eletto capo di Stato Rafael Correa - passando per il presidente argentino
Nestor Kirchner, che ha voluto far sentire la sua voce dopo un momento di
tensione tra i due Paesi dovuto alle prolungate pressioni Usa su Buenos
Aires.
“I venezuelani devono votare per il loro presidente – ha dichiarato Gheddafi
a margine del vertice che si sta svolgendo in Nigeria tra Paesi
latinoamericani e africani – perché è amico dei poveri e ha fatto molto per
il Venezuela, per il Sudamerica e per il mondo”. Pressato dagli impegni
elettorali, Chávez non è stato presente al vertice, ma il suo nome è quello
che più circola in queste giornate di cooperazione sud-sud, a riprova
dell’interesse che suscita la Rivoluzione bolivarista quale strumento di
riscatto dall’egemonia imperialista statunitense.
In Venezuela queste ultime ore di attesa sono scandite da mobilitazioni di
massa in favore della presidenza, mentre il candidato dell’opposizione
Manuel Rosales tenta il tutto per tutto tirando fuori dal cilindro un
progetto che, assicurano dal suo Partido Nuevo Tiempo, “permetterà di
consegnare un assegno mensile ai venezuelani più poveri affinché possano
soddisfare le necessità base”.
Il progetto di Rosales è ambizioso quanto populista. Decisamente paradossale
per un’opposizione filo Washington che ha fatto dell’accusa di populismo
contro Chávez il suo cavallo di battaglia principale. Se sarà eletto
presidente, il candidato conservatore ha promesso l’istituzione di una
tessera che ha battezzato “Mi Negra”, titolo traducibile con “il mio oro
nero”, dato che l’intenzione sarebbe quella di “rendere partecipe ogni
venezuelano delle entrate petrolifere”. Nel suo ultimo giro di comizi
elettorali, svoltosi nella regione occidentale di Zulia dove ricopre la
carica di governatore sin dal 2000, Rosales ha più volte annunciato la
novità di “Mi Negra”, al punto di spingersi sino a prospettare sovvenzioni
individuali per importi che varierebbero da un minimo di 272 ad un massimo
di 454 dollari. “Attraverso il buono ‘Mi Negra’ si compirà il vero, primo ed
unico atto di giustizia sociale nel Paese”, ha annunciato in un’intervista
rilasciata ad un’emittente locale Rosales.
L’intento, neanche troppo velato, è quello di costruirsi un’immagine
populista a discapito delle strategie sociali avviate da Chávez: “I
disoccupati saranno aiutati con la ‘Mi Negra’ fino a che il Paese non sarà
in grado di riattivare il suo apparato produttivo”, ha sostenuto Antonio
Valera, dirigente del comitato elettorale conservatore secondo cui lo
smantellamento degli interessi stranieri e la riappropriazione delle risorse
economiche da parte dello Stato chávista sarebbero alla base di un
progressivo impoverimento generale. L’obbiettivo dei filo liberisti al soldo
della Casa Bianca è però sotto gli occhi di tutti: avanzare proposte
populiste che facciano naufragare l’impegno rivoluzionario introdotto nel
Paese sotto le presidenze di Chávez. Non a caso al centro delle più aspre
critiche conservatrici vi sono le cosiddette “misiones” lanciate dallo
Stato, ovvero i programmi sociali che stanno ridando speranza e dignità ad
un popolo intero.
Il progetto ‘Mi Negra’ è però smascherato dall’evidenza. “Se dai soldi a
delle persone senza che queste lavorino per guadagnarlo, otterrai maggiore
circolazione di denaro – ha spiegato Tibisay Hung, docente della Universidad
Cnetral di Caracas e tra i principali critici della proposta di Rosales – ma
non creerai beni e servizi, non avrai una contropartita e questo genererà
inflazione”. Hung è convinto che la proposta dell’opposizione, invece di
favorire lo sviluppo del Paese e dei suoi cittadini, favorirà l’inattività,
l’inflazione e quindi il rincaro della vita. “Inoltre, dal punto di vista
sociale, si incoraggia all’indolenza le persone che, per il solo fatto di
essere povere, riceveranno denaro senza sforzi. Così non si costruisce il
futuro. Un Paese – ha concluso – si costruisce dando il potere al popolo
affinché avanzi a testa alta verso il domani”.