Il
principale candidato oppositore venezuelano, Manuel Rosales, si trova oggi
davanti all'alternativa tra appoggiare un piano sedizioso o riconoscere i
meccanismi democratici nelle elezioni del prossime 3 dicembre.
La rivelazione di un settore oppositore di un piano per protestare nelle
strade, il 4 dicembre, col pretesto di una supposta frode, sembra avere come
asse centrale le pressioni su colui che si presenta come candidato unitario
di fronte al presidente Hugo Chávez.
Secondo tutti i sondaggi, Chávez guida le intenzioni di voto con medie che
vanno da un 50 ad un 60%, tra i circa 15 candidati, con Rosales come il più
vicino con appena un 25-30% delle preferenze.
Con un vantaggio impossibile da colmare a 24 giorni dalle elezioni, i gruppi
radicali incoraggiano l'insubordinazione mediante un progetto che, secondo
le denuncie, include: tentare di cooptare
membri delle forze armate, proteste per strada ed atti terroristici.
Il portavoce pubblico di questa frazione oppositrice, il direttore del
quotidiano “El Nuevo Pais”, Rafael
Poleo, ha pubblicamente convocato ad iniziare le dimostrazioni alle 06:00
del giorno 4 per togliere Chávez dal potere il 5 con l'aiuto dei militari.
A dispetto del fatto grave della sfida, le dichiarazioni di Poleo hanno
incluso un appello diretto a Rosales, come l'oppositore meglio
ubicato, ad appoggiare il movimento sovversivo per difendere il suo presunto
trionfo, una vittoria che sembra praticamente impossibile.
Davanti a ciò Chávez, ha convocato l'opposizione politica e Rosales in
questione, a chiarire pubblicamente se accetta il gioco democratico, dopo
quello che ha qualificato come la sconfitta del piano per realizzare una
guerra di inchieste.
Al rispetto ha avvisato Rosales che se soccombe alle pressioni e si presta
ad appoggiare il piano sovversivo previsto per il giorno dopo le elezioni
può finire in prigione e perdere il governo dello stato di Zulia.
“Non vogliamo la violenza ma se prendono quella strada siamo obbligati ad
imporre l'ordine”, ha indicato Chávez, che ha anche chiesto ai settori seri
dell'opposizione di avere la nobiltà di riconoscere la realtà.
In una conferenza stampa con dei corrispondenti stranieri, ha osservato che
ogni giorno cresce la sua candidatura per la rielezione del 3 dicembre,
mentre gli oppositori ed i loro assessori statunitensi hanno fallito al
punto di dire che non credono nei sondaggi.
Il capo di Stato ha attribuito l'appoggio, circa il 60% dell'intenzione del
voto, secondo le inchieste, ai risultati del suo governo che sono riusciti -
ha detto - a tirare fuori il paese dalla prostrazione economica, di fronte
alla strategia neoliberale applicata anteriormente.
Allo stesso tempo ha confermato la disposizione al dialogo, ma ha ricordato
che il suo principale contendente non ha dichiarato ancora se accetterà i
risultati. Al rispetto ha ricordato che l'opposizione venezuelana ha
appoggiato azioni anticostituzionali come il colpo di stato del 2002 ed ora
alcuni dei suoi rappresentanti stanno richiamando alla sovversione ed
incitano a questo anche la forza armata nazionale.
Su ciò, il ministro della difesa, generale in capo Raul Baduel, ha
annunciato che si prepara un piano di contrattacco,
se per caso si concretizzassero le minacce. Le autorità citano relazioni dei
servizi segreti, secondo i quali alcuni oppositori cercano di contattare
militari e paramilitari e realizzano esercitazioni sull’uso delle armi.
Mentre riconfermava la disposizione al dialogo e l'inesistenza di piani per
escludere chicchessia dalla vita politica, il presidente venezuelano ha
anche affermato che il Chávez permissivo è rimasto nel passato.
Da parte sua il Capo di Stato ha annunciato che nell'ipotesi quasi
impossibile di perdere le elezioni del 3 dicembre, consegnerà la banda
presidenziale senza problema di nessun tipo ed ha assicurato che
preparerebbe adeguatamente la transizione.
Davanti ai tentativi di generare paura tra la popolazione, Chávez ha
assicurato che si prepara un piano di contrattacco per garantire l'ordine,
nel caso si provochino tumulti dopo le elezioni.
In realtà, tanto le dichiarazioni di Poleo, come quelle del Capo di Stato,
collocano Rosales davanti ad un dilemma morale: decidersi a rispettare la
volontà popolare o insistere nella variante violenta utilizzata varie volte
dall'opposizione.
Secondo tutti i sondaggi, Chávez deve vincere le elezioni il prossimo mese
guadagnando dal 50 al 60% dei voti, mentre Rosales, il suo principale
contendente, sembra che potrà raggiungere solo dal 20 al 30% dei suffragi.
*L’autore è giornalista di Prensa
Latina