27novembre 2006 - M.Lozano* www.prensalatina.it

 

L'opposizione venezuelana tra spada

 

sovversiva e parete democratica

 

 

 

Il principale candidato oppositore venezuelano, Manuel Rosales, si trova oggi davanti all'alternativa tra appoggiare un piano sedizioso o riconoscere i meccanismi democratici nelle elezioni del prossime 3 dicembre.

La rivelazione di un settore oppositore di un piano per protestare nelle strade, il 4 dicembre, col pretesto di una supposta frode, sembra avere come asse centrale le pressioni su colui che si presenta come candidato unitario di fronte al presidente Hugo Chávez.

Secondo tutti i sondaggi, Chávez guida le intenzioni di voto con medie che vanno da un 50 ad un 60%, tra i circa 15 candidati, con Rosales come il più vicino con appena un 25-30% delle preferenze.

Con un vantaggio impossibile da colmare a 24 giorni dalle elezioni, i gruppi radicali incoraggiano l'insubordinazione mediante un progetto che, secondo le denuncie, include: tentare di cooptare membri delle forze armate, proteste per strada ed atti terroristici.

Il portavoce pubblico di questa frazione oppositrice, il direttore del quotidiano “El Nuevo Pais”, Rafael Poleo, ha pubblicamente convocato ad iniziare le dimostrazioni alle 06:00 del giorno 4 per togliere Chávez dal potere il 5 con l'aiuto dei militari.

A dispetto del fatto grave della sfida, le dichiarazioni di Poleo hanno incluso un  appello diretto a Rosales, come l'oppositore meglio ubicato, ad appoggiare il movimento sovversivo per difendere il suo presunto trionfo, una vittoria che sembra praticamente impossibile.

Davanti a ciò Chávez, ha convocato l'opposizione politica e Rosales in questione, a chiarire pubblicamente se accetta il gioco democratico, dopo quello che ha qualificato come la sconfitta del piano per realizzare una guerra di inchieste.

Al rispetto ha avvisato Rosales che se soccombe alle pressioni e si presta ad appoggiare il piano sovversivo previsto per il giorno dopo le elezioni può finire in prigione e perdere il governo dello stato di Zulia.

“Non vogliamo la violenza ma se prendono quella strada siamo obbligati ad imporre l'ordine”, ha indicato Chávez, che ha anche chiesto ai settori seri dell'opposizione di avere la nobiltà di riconoscere la realtà.

In una conferenza stampa con dei corrispondenti stranieri, ha osservato che ogni giorno cresce la sua candidatura per la rielezione del 3 dicembre, mentre gli oppositori ed i loro assessori statunitensi hanno fallito al punto di dire che non credono nei sondaggi.

Il capo di Stato ha attribuito l'appoggio, circa il 60% dell'intenzione del voto, secondo le inchieste, ai risultati del suo governo che sono riusciti - ha detto - a tirare fuori il paese dalla prostrazione economica, di fronte alla strategia neoliberale applicata anteriormente.

Allo stesso tempo ha confermato la disposizione al dialogo, ma ha ricordato che il suo principale contendente non ha dichiarato ancora se accetterà i risultati. Al rispetto ha ricordato che l'opposizione venezuelana ha appoggiato azioni anticostituzionali come il colpo di stato del 2002 ed ora alcuni dei suoi rappresentanti stanno richiamando alla sovversione ed incitano a questo anche la forza armata nazionale.

Su ciò, il ministro della difesa, generale in capo Raul Baduel, ha annunciato che si prepara un piano di contrattacco, se per caso si concretizzassero le minacce. Le autorità citano relazioni dei servizi segreti, secondo i quali alcuni oppositori cercano di contattare militari e paramilitari e realizzano esercitazioni sull’uso delle armi.

Mentre riconfermava la disposizione al dialogo e l'inesistenza di piani per escludere chicchessia dalla vita politica, il presidente venezuelano ha anche affermato che il Chávez permissivo è rimasto nel passato.

Da parte sua il Capo di Stato ha annunciato che nell'ipotesi quasi impossibile di perdere le elezioni del 3 dicembre, consegnerà la banda presidenziale senza problema di nessun tipo ed ha assicurato che preparerebbe adeguatamente la transizione.

Davanti ai tentativi di generare paura tra la popolazione, Chávez ha assicurato che si prepara un piano di contrattacco per garantire l'ordine, nel caso si provochino tumulti dopo le elezioni.

In realtà, tanto le dichiarazioni di Poleo, come quelle del Capo di Stato, collocano Rosales davanti ad un dilemma morale: decidersi a rispettare la volontà popolare o insistere nella variante violenta utilizzata varie volte dall'opposizione.

Secondo tutti i sondaggi, Chávez deve vincere le elezioni il prossimo mese guadagnando dal 50 al 60% dei voti, mentre Rosales, il suo principale contendente, sembra che potrà raggiungere solo dal 20 al 30% dei suffragi.


*L’autore è giornalista di Prensa Latina