Monta
la tensione in Venezuela in vista delle elezioni presidenziali del 3
dicembre prossimo. Le ultime cronache confermano le voci di imminenti
tentativi di destabilizzazione volti a rovesciare la presidenza di Hugo
Chávez.
L’ultimo caso è quello del quotidiano ‘El Nuevo País’, il cui direttore
Rafael Poleo, in un editoriale pubblicato in prima pagina, ha invitato la
popolazione a scendere in piazza già nella prima mattina del giorno seguente
il voto per invocare “una soluzione all’ucraina, una rivoluzione arancione”.
Poleo, intervistato dalla rete televisiva ‘Globovisión’, ha alzato
ulteriormente i toni dello scontro, per ora solamente verbale, indicando nel
prossimo 4 dicembre il giorno in cui la popolazione “dovrà scendere in
piazza per denunciare una frode elettorale annunciata”.
La chiamata alle armi dell’opposizione filo statunitense conferma quanto
denunciato negli ultimi tempi dalla stessa presidenza, che teme ingerenze
straniere - leggasi Usa - nel processo elettorale di dicembre. Un vero e
proprio progetto di destabilizzazione che lo stesso presidente Chávez ha
definito ‘Piano B’, che si baserebbe su pretestuose denunce di brogli atte a
provocare disordini in tutto il Paese latinoamericano.
Ancor più specifica è stata la denuncia della dirigente popolare Lina Ron.
La presidente della Unión Popular Venezolana (UPV), forza che appoggia la
presidenza, ha parlato di un piano denominato “Minaccia rossa: occupa la tua
strada”, messo a punto da alti dirigenti dell’opposizione con il fattivo
contributo di militari statunitensi. “Più si avvicina l’appuntamento
elettorale”, ha denunciato la Ron nel corso di un’intervista rilasciata alla
rete tv ‘Venezolana de Televisión’, “più arruolano teppisti e paramilitari
per infiltrarli tra la gente con l’obiettivo di alzare la tensione”.
La convocazione anti chávista del quotidiano ‘El Nuevo País’ segna le tappe
di un eventuale colpo di Stato in salsa atlantica: “andare a votare il
giorno 3, scendere a protestare in piazza il 4 e cacciare dal potere Chávez
il 5”. La ‘chiamata alle armi’ dei filo statunitensi coincide, guarda caso,
con l’appello lanciato dal sito di Coalicíon Nueva Cuba, formazione di esuli
cubani negli Stati Uniti, sovvenzionata dalla Cia: “Cerca di colpire i
dirigenti, e se li ferisci solamente, utilizzali come esche per colpire
altri nemici quando arriveranno in suo soccorso. Ferire un chávista per
ucciderne cinque”, si legge in un vademecum di addestramento virtuale in
vista di possibili disordini di piazza.