Chávez qualifica come una minaccia
le manovre yankee nei Caraibi
Caracas, 18 aprile 2006 |
Il Presidente Hugo Chávez ha
qualificato come una minaccia contro Venezuela e Cuba le
manovre militari che gli Stati
Uniti stanno realizzando nelle acque del mare dei Caraibi.
Il Presidente ha fatto tale dichiarazione durante l'inaugurazione dell'I Incontro
Nazionale degli Studenti dell'Università Bolivariana del Venezuela, al quale ha
assistito anche il cancelliere cubano Felipe Pérez Roque.
Chávez ha detto che gli USA si credono nel diritto d' intervenire in qualunque
paese latinoamericano e ha puntualizzato che "se
verrà loro in mente di venire qui li sconfiggeremo" e
ha osservato che esiste un parallelismo tra l'invasione
della Baia dei Porci contro la Rivoluzione cubana, nel 1961, ed il tentativo
golpista dell' 11 aprile del 2002 in Venezuela, quello che ha qualificato come
parte del piano imperiale contro la Rivoluzione bolivariana.
D'altra parte, Pérez Roque ha sottolineato l'importanza dell'unità degli
studenti universitari venezuelani per appoggiare il processo bolivariano e ha
osservato che, in questo momento, Cuba porta l'educazione universitaria a tutti
i capoluoghi del paese, come in Venezuela la Missione Sucre dà a 300000 giovani
la possibilità di fare alti studi.
Dopo il trionfo rivoluzionario le università dell'Isola arrivarono a tutto il
paese che oggi conta su una truppa di 75000 medici ha aggiunto Peréz Roque.
Inoltre, ha concluso, alcune delle 23 facoltà di Medicina accolgono 23000
studenti di 110 paesi.
Manovre nei Caraibi per un futuro
intervento militare in Venezuela
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Il 4 aprile, la portaerei
della Classe Nimitz USS George Washington (GW), era già salpata dalla base nella
stazione navale di Norfolk (Virginia, USA) per dirigersi al Comando Sud di Miami
e per dare inizio alle massicce manovre di “provocazione” nei Caraibi, le
cosiddette “Società delle Americhe”.
Come abbiamo dichiarato nel nostro primo bollettino, la monumentale
esercitazione congiunta aero-navale è costruita, presumibilmente, sia per
rafforzare le relazioni e mostrare la “buona volontà” tra gli USA e i suoi
alleati, sia per migliorare le abilità e l’operatività delle grandi unità e dei
soldati dinnanzi ai rischi regionali affrontabili nelle operazioni militari.
Tale affermazione è stata fatta dal Viceammiraglio Mark Fitzgerald, Comandante
della Seconda Flotta degli Stati Uniti.
Abbiamo ricordato anche gli strumenti di “buona volontà” che Bush sta inviando
sulle coste dei Caraibi e, specialmente, sulle coste del Venezuela: la GW (a
propulsione nucleare) con oltre 100 aeronavi da combattimento, l’Incrociatore
Monterrey, il Cacciatorpediniere Stout e la Fregata missilistica Underwood,
senza contare le cacciamine, due sottomarini nucleari e oltre 6.500 marine, -
forze speciali da sbarco, con un addestramento basato sull’incursione in
territorio nemico e con la missione di distruggere le forze nemiche.
Le maggiori minacce dell’America Latina sono, nell’ordine, l’altissima
disuguaglianza sociale, la povertà, la miseria, il narcotraffico e la
sovversione, pertanto non capiamo a che cosa ci servirebbero tutti quei grossi
ammassi di acciai navali, come anche gli aerei e gli elicotteri da
combattimento, i missili e tanto meno le forze speciali d’assalto (marine).
Dunque, ci chiediamo: qual è la buona volontà con i nostri popoli? Qual è il
valore aggiunto per le nostre forze armate? In che modo questa spiegamento della
forza militare diminuirebbe la disuguaglianza sociale, il narcotraffico e la
povertà?
Sappiamo con certezza che la Fregata Missilistica Underwood baserà le sue
operazioni in Colombia, che il Cacciatorpediniere Stout attraccherà a Curacao e
che coordineranno da lì le loro operazioni. Tuttavia, dopo le dichiarazioni
criminose del suo Ministro della Difesa, il Regno di Olanda sta esaminando
meglio la sua partecipazione a Curacao. Si vedrà.
Queste gigantesche esercitazioni militari devono essere analizzate nel contesto
di una minaccia contro Chávez. E gli stessi esperti militari nordamericani la
vedono così. Loren Thompson, dell’Istituto di Lexington (un serbatoio del
pensiero del Pentagono), ha svelato al quotidiano Virginian Pilot, che la
presenza di una poderosa flotta nei Caraibi sarà interpretata come una sorta di
“segnale negativo” da parte dei governi di Cuba e del Venezuela. Egli, ha
aggiunto: “Il fatto di cui stiamo parlando adesso, verrà interpretato da Castro
e da Chávez come segnale di un certo piano degli USA, o di un’iniziativa, o di
qualsivoglia segnale volessimo chiamarlo”.
Preparativi per l’Intervento.
1.a.- Il Generale Bantz Craddock ha attaccato in diverse occasioni il governo
del presidente Hugo Chávez. Di fatto, la decisione di inviare questa inusuale e
imponente forza armata per un esercitazione ai Caraibi è stata annunciata a sole
due settimane dal discorso di Craddock davanti al Senato del Congresso del suo
Paese. In quella occasione egli aveva accusato il governo del Venezuela di
essere un “fattore di destabilizzazione”.
Inoltre, durante la sua visita in Uruguay nel giugno 2005, Craddock aveva
indicato Cuba e il Venezuela influenze negative per l’America Latina che creano
potenzialmente uno stato di incertezza, essendo Cuba uno Stato totalitario e
essendo a rischio in Venezuela il processo democratico e istituzionale.
Concluse dicendo che questo fa sì che gli USA si preoccupino. Inoltre, in quell’intervento
possiamo valutare una minaccia di intervento contro il nostro Paese, peraltro
dissimulata molto bene, quando aggiunse: “L’aspetto militare è usato per creare
quelle condizioni che permettano altre soluzioni per agire in ambito economico,
politico e sociale”.
1.b.- All’inizio dell’anno (feb.), il colonnello nordamericano, comandante della
Base di Manta in Ecuador, (una FOL - Forward Operation Location – o unità in
avanti da combattimento), ha svelato alla stampa internazionale che loro non
hanno potuto eseguire accuratamente il proprio lavoro di lotta antidroga nella
regione, per la poca cooperazione del Venezuela e per il blocco da parte del
governo di Chávez alle operazioni delle organizzazioni internazionali.
1.c.- Nel documento ufficiale, “Strategia per la Sicurezza Nazionale” degli USA
(2006), diffuso di recente, l’amministrazione Bush vede il Venezuela come un
obiettivo e segnala ciò che segue: “In Venezuela, un demagogo sommerso dal
denaro del petrolio sta minando la democrazia e sta cercando di destabilizzare
la regione”.
1.d.- La nuova “Strategia Teatrale del Comando”( Theater Command Strategy),
Visione Strategica del Comandante del Teatro delle Operazioni del Comando Sud,
ha come uno dei suoi obiettivi principali, - declassificati da poco – la
missione numero sei (6): evitare che gli “Stati Fuorilegge” appoggino le
organizzazioni terroriste. Ed è noto a tutti che gli USA hanno accusato il
Venezuela in molte occasioni, e senza presentare prove, di proteggere e
appoggiare la guerriglia delle FARC.
Anche alle FOL si assegnano missioni in Venezuela.
Ad esempio, la “Cooperative Security Locations”, che sta di base ad Aruba e
Curazao, la FOL della base di Manta in Ecuador, El Salvador, tutte queste
piccole e altre più grandi - come quella di Soto Cano in Honduras, Guantanamo a
Cuba e molte altre in Colombia, specialmente nella frontiera binazionale con lo
Stato di Apure -, hanno una missione fondamentale: assicurare la libera
circolazione del flusso petrolifero ed energetico verso il mercato
internazionale del nord e prevenire le aggressioni.
1.e.- Il Ministro della Difesa dell’Olanda, Henk Kamp a fine marzo, durante il
Congresso del suo Paese, disse che Hugo Chávez stava progettando l’invasione di
alcune sue isole nei Caraibi. Le isole di Aruba, Curazao e Bonaire si trovano ad
appena una cinquantina di chilometri di distanza dalle coste venezuelane. Il
presidente Chávez aveva poi categoricamente negato quella sconsiderata
affermazione, definendola una menzogna per far credere in Europa che in
Venezuela c’e un tiranno che ha piani di invasione dei Paesi vicini.
Comunque, il Ministro della Difesa olandese fu smentito dal suo stesso
Cancelliere, Ben Bot, che dall’Argentina, dove si trovava in visita ufficiale,
affermò che “Non c’era niente che indicasse alcuna intenzione ostile da parte
del Venezuela sulle isole del regno di Olanda”.
2.- Verso l’interno:
L’intervento, per ora, potrebbe essere NON-militare, ma si possono creare
situazioni artificiali per aprire la strada a medio termine. Ad esempio;
2.a.- “Ostacolare, confondere, disarticolare”: questi erano i grossi obiettivi
che esercitavano gli USA in un famoso Counter Intelligence Programs (Programma
di Controspionaggio), COINTELPRO. Nel 1956, nel fragore della Guerra Fredda e
dell’isteria anticomunista, l’FBI e la CIA avevano iniziato ad usare un’ampia
gamma di agenti segreti contro il movimento comunista negli Stati Uniti.
Gli agenti erano incaricati di azioni come:
- intercettare telefonate;
- far circolare lettere e altri documenti anonimi per istigare la rivalità tra
dirigenti politici;
- diffamare attraverso la circolazione di caricature e di storie sui giornali
locali;
- infiltrare informatori e agenti provocatori;
- fare pressione sui mezzi di comunicazione;
- portare a termine sabotaggi e danni a beni di organizzazioni e individui.
In quest’ordine di idee abbiamo potuto valutare:
2.a.1- di promuovere la richiesta di Autonomia dello Stato di Zulia; una nazione
ricca di petrolio, confinante con uno dei più fermi alleati del Sud America, la
Colombia.
Uno scenario calcolato potrebbe essere la dichiarazione unilaterale
dell’indipendenza dello Stato di Zulia, e la sollecitazione da parte del nuovo
governo dell’intervento internazionale per garantire i diritti democratici del
nuovo stato-nazione. Una possibile risposta a tutto questo potrebbe essere
l’invio dei caschi blu per mantenere la pace, una “missione di pace”.
2.a.2.- di seminare il “terrore”, l’“orrore” e l’incertezza tra la popolazione,
dando la sensazione di armonia o isteria collettiva, che tende a creare una
generazione anarchica e una disobbedienza civile generalizzata. I venezuelani
non avevano mai sperimentato l’agro sapore dell’assistere ad atroci atti di
condotta criminale. Stanno emergendo azioni criminali estranee al modus operandi
della cultura criminale del Paese: ad esempio, la crescente cifra di omicidi e
sequestri di crudeltà palese. È il caso dell’azione contro i fratelli Faddoul,
come della morte del corrispondente grafico Jorge Aguirre, dell’apparizione di
circa 100 paramilitari a Caracas, del posizionamento di bombe in luoghi pubblici
(ambasciata di Colombia, Spagna, Algeria, Centro di Convegni Teleport, etc.), e
il sabotaggio economico-petroliero. Tutto questo fa pensare che esiste un
malgoverno generale o che le autorità sono incompetenti nel soddisfare le
necessità della gente e, pertanto, bisogna privarle immediatamente del potere.
2.a.3.- l’implacabile pressione sulla psiche della gente, attraverso i mezzi di
comunicazione per assicurare la formula dell’“Ostacolare, confondere,
disarticolare”.
Il governo di George Bush è seriamente preoccupato dell’impatto che la
Rivoluzione Bolivariana sta riscuotendo nel resto dell’America Latina. E
infatti, questa sta risvegliando le speranze nelle masse di lavoratori umili e
nei contadini di tutto il Continente, ci sta dicendo che è possibile mettere
alla prova le politiche imposte dall’Imperialismo, da Washington. E Bush è
determinato a mettere fine a tutto ciò. È per questo vuole inviare un forte e
impegnativo messaggio al popolo e al governo del Venezuela.
Traduzione perlumanita.it di Grazia
Nigro
*M.Sc.
in Scienze e Arti Militari/Pianificazione Strategica
Editore/Direttore della rivista “Ambito Civico-Militare”
Presidente del Fronte Civico-Militare Bolivariano, Venezuela.