Il Presidente venezuelano ha ricevuto

il Premio Internazionale dell’UNESCO
 

‘José Martí’

 

 

M.J.Mayoral - 6 febbraio 2006 (PL)

 

 

“Il XXI secolo sarà quello della nostra redenzione, della nostra unità e indipendenza piena come regione, come Patria Grande; il secolo che segnerà la fine dell’imperialismo nordamericano; ne sono convinto ogni giorno di più”, ha detto il Presidente Hugo Chávez ricevendo venerdì, dalle mani di Fidel, il Premio Internazionale ‘José Martí’.

 

Il leader della Rivoluzione venezuelana ha assicurato, di fronte alla folla riunita nella Piazza della Rivoluzione a L’Avana, di non accettare come merito individuale un premio di questa natura per il sostegno e l’impulso dato alle idee di Martí ed ai processi d’integrazione nell’America Nostra, ma come “pro-memoria di un obbligo di prim’ordine, se si vuole essere conseguenti con uomini della taglia di Martí e Bolívar, dai quali abbiamo appreso l’importanza della battaglia della conoscenza, della coscienza, delle idee e questa battaglia dobbiamo intensificarla”.

 

“Questo grande premio che mi avete dato”, ha commentato, “mi impegna ancora di più con l’unità e la liberazione dei nostri popoli come mai prima negli anni che ho vissuto. Lo porto con me pieno d’umiltà, d’onore, felicità, a nome di un intero popolo e soprattutto come un impegno che non farà altro che crescere. Lo ribadisco”, ha asserito, “in questa Piazza della Rivoluzione, sotto le figure eterne di Martí e del ‘Che’, abbracciato dai sogni di Bolívar; è un impegno che può essere ben sintetizzato in una frase leggendaria di questa terra: ‘Patria o Morte, Vinceremo’.

 

Chávez, che ha ricordato i più di 200 anni di tentativi dell’imperialismo statunitense di impossessarsi dell’America Nostra, ha nuovamente espresso gratitudine alla Rivoluzione Cubana ed al suo popolo per il loro esempio di resistenza “senza il quale”, ha assicurato, “non ci sarebbe una rivoluzione come quella attualmente in corso in Venezuela”.

 

Ha inoltre annunciato la sua rinuncia alla somma monetaria associata al riconoscimento della UNESCO, che andrà in dono al popolo fratello della Bolivia.

 

Venerdì è stato per Fidel un giorno storico e di speciale significato. Del resto non potrebbe essere definito in altro modo il meritato riconoscimento a Chávez, promotore di profonde trasformazioni sociali a favore dei venezuelani.

 

Fidel ha ricordato che sette anni fa, quando la Rivoluzione Bolivariana arrivò al potere, nella nazione sudamericana stavano diminuendo le esportazioni di mercanzie, i prezzi del petrolio e dei minerali, continuava l’andamento sfavorevole della bilancia dei pagamenti e delle riserve internazionali dello Stato per far fronte ai suoi obblighi.

 

“In un contesto”, ha aggiunto, “di aumento del debito estero, l’immensa maggioranza della popolazione viveva in condizioni di povertà, l’indice di disoccupazione era dell’11% (secondo le più prudenti cifre ufficiali), la mortalità infantile registrava l’indice di 28 ogni mille nati vivi, circa 23 milioni di bambini erano esclusi dal sistema scolastico, mentre più di un milione di venezuelani facenti parte fino ad allora della classe media si stavano trasformando in poveri ed indigenti a causa della diminuzione delle loro entrate, della disoccupazione e dell’inflazione.

 

“Il Governo guidato da Chávez ha trasformato radicalmente in soli sette anni questo nefasto panorama”, ha sottolineato il Presidente cubano. “È stato eliminato l’analfabetismo e centinaia di persone che hanno appreso a leggere e scrivere in questa campagna hanno già terminato i loro studi di sesto grado.

 

“Nello stesso tempo sta avanzando la preparazione dei diplomati di scuola media superiore, la formazione di universitari nelle nuove sedi municipali, dove sono stati approntati i corsi di gestione sociale, sviluppo locale, gestione ambientale, comunicazione sociale, di discipline tecniche, amministrative e giuridiche. Inoltre 15.392 giovani stanno studiando Medicina Generale Integrale Comunitaria come parte della Missione Barrio Adentro, che si è trasformata in una gigantesca università presente in tutto il Venezuela; cosa assolutamente nuova nella storia dell’umanità”, ha detto Fidel.

 

“Oggi”, ha ponderato, “17 milioni di venezuelani stanno ricevendo assistenza medica gratuita mediante il programma Barrio Adentro; funzionano 600 centri integrali di diagnosi, policlinici di prima qualità, 600 centri di terapia e riabilitazione”.

 

“Verrà riconosciuto al processo bolivariano”, ha avvertito, “di aver sviluppato il capitale umano, per averlo moltiplicato; per aver difeso le sue risorse naturali e per aver proclamato l’integrazione e la cooperazione di un’America unita che possa contare sul suo combustibile per svilupparsi”.

 

“Tutta questa grande trasformazione ispirata ai principi umanistici”, ha enfatizzato, “si è sviluppata in mezzo alle cospirazioni imperialistiche e ad attacchi economici perversi con i quali si è cercato di distruggere il processo bolivariano. Solo i rappresentanti della Casa Bianca disconoscono e falsificano queste realtà, come lo hanno appena fatto l’attuale capo del Pentagono Donald Rumsfeld e John Negroponte, direttore nazionale dello spionaggio negli USA e intimo amico del noto terrorista Luis Posada Carriles”.

 

Per Chávez queste menzogne sono conformi al “comportamento storico dei nostri nemici: hanno diffamato anche Bolívar, perchè temono la lotta popolare ed i suoi simboli ma, parafrasando il Don Chisciotte, ha assicurato: non importa se i cani dell’impero abbaiano alla luna; questo significa che i popoli dell’America Latina stanno cavalcando per consolidare in questo secolo la nostra vera liberazione”.

 

Ha commentato sull’imperialismo ed i suoi lacché: “Cercheranno di preservare questo impero e noi faremo tutto il possibile per triturarlo”.

 

Fidel ha inoltre annunciato che l’obiettivo congiunto di Cuba e Venezuela di preparare 100.000 medici in 10 anni si è esteso a 150.000. “Questi”, ha affermato, “saranno capaci di andare nei quartieri più umili, nei luoghi dove si verifichino disastri naturali, di esercitare la loro professione a favore del genere umano e non della Medicina privata”. Ha confermato che entrambi i paesi stanno aspettando soltanto le indicazioni del presidente Evo Morales per iniziare in Bolivia una campagna d’alfabetizzazione di massa.

 

“Venezuela e Cuba”, ha sottolineato, “sono unite, ma non per sganciare bombe, né per utilizzare formule terroristiche, né la forza o la violenza; tutto al contrario, per portare a termine un’azione assolutamente umanitaria”.

 

“Questi impegni”, ha riconosciuto, “dovranno continuare ad affrontare enormi ostacoli, difficoltà e rischi che non sottovalutiamo; ma abbiamo la convinzione, la pace e la felicità di lottare realmente per un mondo migliore e niente e nessuno potrà impedire il futuro luminoso dei popoli d’America Latina e dei Caraibi.

 

Sono intervenuti nella cerimonia anche il deputato e prestigioso intellettuale argentino Miguel Bonasso, che ha messo in risalto l’affratellamento di Cuba e Venezuela in una concezione che non ha niente a che vedere con la falsa integrazione venduta dall’impero e dalle transnazionali; poiché l’Alternativa Bolivariana per le Americhe pone i popoli in una posizione di protagonisti e la sua essenza non sta nelle ansie del mercato ma nell’infinita solidarietà.
 

 

 

Il Presidente Hugo Chávez

 

arriverà oggi a Cuba

 

 

2 febbraio 2006 (PL)

 

 

Il Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Hugo Rafael Chávez Frías, arriverà oggi nel nostro paese per ricevere il Premio Internazionale ‘José Martí’, conferitogli recentemente dall’UNESCO con il voto unanime di una prestigiosa giuria.

 

La consegna del premio avverrà domani (venerdì) durante una solenne

02/02/2006


CHAVEZ, AL POTERE DA 7 ANNI

 

FESTEGGERA' CON CASTRO



   Ora l'opposizione in Venezuela é sempre più debole, tanto che alle ultime elezioni legislative dello scorso dicembre Chavez ha conquistato tutti i seggi per il rinnovo parziale degli scranni al Congresso. Ma non era così nei suoi primi anni di governo. L'11 aprile del 2002 passò alla storia come il ''massacro di Miraflores'' per l'opposizione, il ''golpe'' per gli chavisti: un milione di persone sfilarono chiedendo le dimissioni di Chavez. Venti manifestanti persero la vita e il presidente rischiò di essere spodestato da un golpe di cui accusò platealmente gli Stati Uniti.
Chavez perdette il potere soltanto per 48 ore e avvio' il Plan Avila,  con la sospensione delle trasmissioni private e poteri più ampi  concessi alle forze armate.
     Chavez riuscì successivamente a superare anche uno sciopero  agli impianti di petrolio di 63 giorni, tra il dicembre del 2002 e il  febbraio del 2003, che costò al Paese 10 milioni di dollari.

 

cerimonia nella Piazza della Rivoluzione ‘José Martí’, alla quale parteciperanno decine di migliaia di studenti di Medicina venezuelani, boliviani, cubani e di altre nazionalità latinoamericane, accompagnati da una massa combattiva di più di 200.000 residenti della capitale.

 

Chávez, prima dell’atto, presenzierà all’inaugurazione della Fiera Internazionale del Libro, dedicata quest’anno alla Repubblica Bolivariana del Venezuela. Questa visita a Cuba del leader bolivariano servirà per rafforzare ulteriormente le solide e fraterne relazioni tra i due Governi e contribuirà ad sostenere programmi congiunti a vantaggio dei nostri popoli e dell’America Latina.