E' normale che un paese
importatore di combustibili fossili cerchi di adottare energie alternative e
promuovere il risparmio energetico - non foss'altro per ridurre la bolletta
energetica; eppure molti stentano a farlo e l'atmosfera generale è tuttora da
ballo sulla tolda del Titanic.
E' notevole invece che a perseguire la «rivoluzione energetica» sia il
Venezuela, quinto esportatore mondiale di petrolio. Eppure è proprio così. Come
informa l'agenzia stampa argentina Argenpress, il 17 novembre il presidente Hugo
Chávez ha ufficialmente lanciato la Misión Revolución Energética, affidata al
Ministero dell'Energia, che là è anche - ovviamente - dicastero del petrolio.
Note sono le misiones sociali finanziate con i proventi dell'oro nero, liberati
dal giogo delle multinazionali: programmi ad ampio raggio, a volte con la
collaborazione di esperti di altri paesi latinoamericani (i medici cubani, il
Movimento Sem Terra del Brasile) che affrontano un determinato problema
educativo, sanitario, produttivo, civile investendo somme di denaro in progetti
che avviano una trasformazione strutturale e poi dovrebbero stare in piedi da
soli. Un'altra caratteristica delle missioni è che, per non dare pubblicamente
per eseguito quel che è solo un'idea, prima cominciano a lavorare in sordina,
poi, quando hanno conseguito un certo numero di risultati, vengono annunciate
pubblicamente e formalizzate, appunto, come «missioni».
La missione energetica ha questo obiettivo: usare i proventi del petrolio per
finanziare progetti di fuoriuscita dal petrolio. Vi partecipano oltre 3.600
lavoratori sociali che dovranno sensibilizzare le comunità sull'importanza del
risparmio energetico e dell'uso razionale di questo bene comune.
Il governo sostiene che l'illuminazione elettrica pubblica di tutto il paese
dovrà diventare solare. Il progetto pilota è partito pochi giorni fa nella
Avenida Bolívar, al centro di Caracas, ora illuminata al 50 per cento con il
fotovoltaico: «Questa energia non spreca un grammo di combustibile» ha precisato
il presidente, «e dà a tutti un buon esempio di grande valore educativo
intergenerazionale». Accanto al solare si punterà sulla generazione di energia
elettrica eolica. Per adesso i pannelli solari sono importati, ma si prevede il
decollo di un'industria locale: l'obiettivo della diversificazione
dell'economia, da quella monocoltura petrolifera che era il Venezuela, è
perseguito sia in campo industriale che agricolo.
Altri progetti della missione energetica consisteranno nel sostituire il diesel
con il metano per autotrazione, nell'ampliamento della rete del gas per uso
residenziale e nella promozione di lampadine a risparmio energetico, che in un
primo momento saranno regalate a tutti i cittadini. L'obiettivo è di arrivare a
cambiare 52 milioni di lampadine nelle case venezuelane. Entro la fine di
dicembre ne saranno stati sostituiti 17 milioni in sei stati del paese: Nueva
Esparta (rispetto alla quale il ministro, Rafael Ramirez, aveva tempo fa
lamentato una grande crescita dei consumi elettrici; là è prevista la
sostituzione di tutte le lampadine «in servizio»), Zulia, Falcon, Mirando,
Carabobo e Distrito Capital. Como avviene in questi casi, lo stato finanzia la
quasi totalità dell'opera. La messa in opera è affidata, oltre che ai
sensibilizzatori di cui sopra, alle Mesas Técnicas de Energía, o tavoli tecnici
sull'energia: come quelli sull'acqua, sono organismi presenti a livello locale
abbastanza capillarmente e chiamati a risolvere le questioni locali con la
partecipazione di istituzioni locali, esperti e cittadini che si incontrano
periodicamente.
Cinquanta milioni di lampadine sono tanti. Il nostro paese, grande importatore
di petrolio, stenta a prendere la strada del risparmio energetico, delle energie
rinnovabili e di un modello basato sul decentramento e sull'autonomia. Dovrebbe
forse assumere come consulente qualche venezuelano della Mesas Técnicas de
Energía: cooperazione tecnica Sud-Nord.
A proposito: nell'ambito della solidarietà-Sud, finanziata dal Venezuela in
diversi paesi dell'America Latina, sta facendo capolino anche il solare.
Riferisce il giornale cubano Granma che la Bolivia ha ottenuto - insieme alla
collaborazione tecnica di diversi esperti cubani e venezuelani per avviare la
campagna nazionale di alfabetizzazione - migliaia di pannelli solari da
installare in zone non raggiunte dall'elettrificazione. Un progetto che molto
probabilmente sarà esteso ad altri paesi.