Chávez andrà in
Corea del Nord
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mercoledì 28 giugno 2006 |
Cristiano Tinazzi
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Gli Stati Uniti hanno espresso
preoccupazione per l’annuncio del presidente venezuelano Hugo Chávez di un suo
viaggio in Corea del Nord per sottoscrivere accordi che potrebbero includere
anche il trasferimento di tecnologia militare. “Non so cosa egli speri di
ottenere dai nordcoreani”, ha detto Sean McCormack, portavoce del Dipartimento
di Stato americano intervistato a proposito dell’annuncio dato dal presidente
del Venezuela su una sua prossima visita a Pyongyang.
“Certamente, se questi accordi prevederanno anche il trasferimento di tecnologie
militari, dati i precedenti della Corea del Nord, sarebbe una seria
preoccupazione per noi” .
Alla fine di un viaggio di due giorni a Panama, terminato venerdì scorso, Chávez
aveva riferito della sua intenzione di un prossimo viaggio nel Paese asiatico,
governato dal leader comunista Kim Jong-Il, per sottoscrivere accordi bilaterali
riguardanti il trasferimento di tecnologia, ma non ha specificato di cosa
tratteranno questi accordi bilaterali.
La Corea del Nord dice di possedere armi nucleari (tra le 7 e le 15 testate) e
possiede un avanzato programma missilistico.
Alcuni funzionari statunitensi hanno riferito di esercitazioni effettuate dalla
Corea del Nord la scorsa settimana per testare un missile a lungo raggio capace,
in teoria, di arrivare a colpire alcune zone degli Stati Uniti suscitando una
certa preoccupazione a Washington e nei suoi alleati asiatici come Giappone e
Corea del Sud, ma anche Cina e Russia sarebbero in allerta.
Il Venezuela, che è il quinto esportatore di petrolio nel mondo, ha preso un
seggio non permanente al Consiglio di Sicurezza dell’ONU e nello stesso tempo
mantiene buone relazioni con Cuba e con l’Iran, che insieme alla Corea del Nord
e ad altri Paesi come la Siria, fanno parte integrante di quella lista redatta
da Washington dei cosiddetti ‘stati canaglia’, i quali fomenterebbero (a loro
dire), il terrorismo internazionale. Sia Caracas che Pyongyang hanno spesso
denunciato piani di invasione o progetti di destabilizzazione da parte
statunitense e ora si attendono le reazioni di Washington su questo ‘temibile’
nuovo asse del male (per gli USA, Ndr).
Intanto però Caracas e Washington avrebbero raggiunto un accordo di cooperazione
sulle attività venezuelane della Drug enforcement agency, organismo
antinarcotici statunitense che un anno fa il presidente Hugo Chávez aveva
minacciato di espellere dal paese.
Secondo Luis Correa, responsabile dell’Ufficio nazionale antidroga (Ona),
l’accordo, che dovrebbe essere firmato l’8 luglio, “elimina l’operatività della
Dea in Venezuela” ma tende a una “stretta relazione” tra gli organismi antidroga
dei due Paesi sullo scambio di informazioni e la cooperazione nei settori
dell’addestramento e della tecnologia. Un colpo al cerchio e uno alla botte, con
le regole però sempre dettate da Caracas. Anche in questo caso gli Stati Uniti
hanno dovuto incassare le scelte del governo venezuelano, altrimenti se ne
sarebbero dovuti andare con la coda tra le gambe.
Caracas però sa di non potere tirare troppo la corda e gioca d’astuzia.
Vincendo.