Il
Venezuela è pronto
a resistere
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Lunedi 22 Maggio 2006
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Cristiano Tinazzi
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Gli Stati Uniti accusano
ingiustamente il Venezuela di non cooperare nella lotta al ‘terroismo
internazionale’, una strategia criminale che Washington ha utilizzato in passato
per giustificare invasioni in diversi Paesi del mondo, dice l’ambasciatore
venezuelano alla Casa Bianca. Da qui il timore di Caracas in un possibile
attacco statunitense, ha fatto sapere l’ambasciatore Bernardo Alvarez
durante un incontro con i giornalisti avvenuto nella sede della delegazione
diplomatica a Washington. Il rappresentante venezuelano ha segnalato che
Washington continua ad accusare senza mostrare nessuna prova evidente di quello
che dice e senza analizzare a fondo la questione.
“Quello che vediamo è che gli Stati Uniti hanno utilizzato a fini politici delle
questioni molto importanti come il narcotraffico ed il terrorismo”, ha aggiunto
Alvarez, precisando che il suo Paese non crede che ne Cuba ne l’Iran siano dei
Paesi ‘terroristi’. “Noi non consideriamo Cuba e l’Iran dei Paesi terroristi e
crediamo che questi Paesi abbiano il diritto di avere un programma nucleare a
scopo pacifico”. Alvarez ha poi insistito: “non esiste nessuna organizzazione
internazionale che ha detto che il Venezuela finanzia il terrorismo. L’unica
eccezione è il personale del Dipartimento di Stato”. Davanti a questa
situazione, Caracas ha sviluppato una nuova strategia di difesa che implica
l’aumento dei riservisti. Il presidente venezuelano Hugo Chávez aveva annunciato
nel mese scorso la ristrutturazione del suo apparato militare e incitato la
popolazione ad iscriversi nei riservisti, i quali, secondo alcuni calcoli,
supererebbero il numero di 150 mila. In una continua escalation, lunedì scorso
gli USA proibirono
la vendita di armi allo stato venezuelano con la scusa che non si
impegnava nella lotta al terrorismo. La misura statunitense include il divieto
di vendere qualsiasi componente militare che abbia pezzi di produzione o licenza
statunitense da parte di Paesi terzi a Caracas. “Non si dice che non
collaboriamo, si dice che non lo facciamo con sufficienza”, dice Alvarez. La
decisione presa lunedì scorso da Washington complica ulteriormente la
possibilità di recupero dei pezzi di ricambio per i 22 aerei F-16 di
fabbricazione statunitense che costituiscono l’ossatura dell’aviazione
venezuelana. Sempre secondo Alvarez, gli USA starebbero violando le regole di
contratto stipulate durante la vendita degli F-16. Senza quei pezzi di ricambio,
che già sono stati richiesti senza successo ad altri Paesi come Israele (che ha
gran parte delle forniture militari da parte americana), il Venezuela non può
garantire la copertura aerea del Paese in caso di una aggressione da parte
americana. “Se non abbiamo gli aerei, non abbiamo niente”, ha specificato il
diplomatico. Alvarez ha comunque smentito che, a dispetto della continua e
crescente frizione tra i due Paesi, il Venezuela possa tagliare i rifornimenti
di petrolio a Washington, insistendo sul fatto che le buone relazioni
commerciali tra i due Paesi sono “meglio di niente”.
Il presidente venezuelano è intanto andato in Algeria e Libia per incontrarsi
con i presidenti dei due Paesi in una ottica di alleanze commerciali che
dovrebbero portare a nuove strategie concordate nel settore petrolifero, nella
costruzione di gasdotti, oleodotti e altre infrastrutture di trasporto.
Attesissimo ora, il vertice dei Paesi petroliferi che si terrà tra poco a
Caracas.