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Amnesty International chiede che si diano visti temporanei per visitare i
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24 gennaio 2007 - www.granma.cu |
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Amnesty International sollecita di nuovo le autorità statunitensi perché rivedano attentamente la loro decisione di non concedere visti temporanei alle mogli di due cittadini cubani che scontano lunghe condanne negli Stati Uniti e, se non ci sono ragioni determinanti per continuare a negarli, concedano i visti affinché queste possano andare a visitare i loro mariti.
I due uomini carcerati, Gerardo Hernández e René González, furono dichiarati colpevoli nel 2001 di essere agenti non registrati del governo cubano. Alla moglie del primo, Adriana Perez, non è mai stata permessa una visita da quando fu arrestato, nel 1998. Olga Salanueva, moglie di René e la loro figlia, Ivette, di otto anni, non lo vedono da giorni del processo, svolto nel 2000. Il governo statunitense respinge dal 2002 i solleciti di visti temporanei delle due donne, adducendo distinte ragioni relazionate con terrorismo, spionaggio e questioni di sicurezza nazionale.
Nessuna delle due donne è mai stata accusata per tali delitti e nemmeno i loro mariti sono stati accusati o dichiarati colpevoli di terrorismo.
Adriana Pérez e Olga Salanueva si sono rivolte ad Amnesty International per spiegare che non rappresentano una minaccia per la sicurezza degli Stati Uniti e che i loro mariti sono reclusi assieme alla “popolazione generale” della prigione, fatto che indica che non li si considera un pericolo per la sicurezza del paese.
Amnesty International non è nelle condizioni di giudicare le ragioni del governo che ha deciso di negare a queste due donne un visto temporaneo che permetta loro di visitare i loro mariti, ma nonostante questo, l'organizzazione ha esposto ripetutamente la questione alle autorità statunitensi dal 2002, perché considera che negare a questi uomini le visite delle loro mogli (e di una figlia, nel caso di uno di loro) è una misura punitiva non necessaria e contraria alle norme sul trattamento umano dovuto ai carcerati ed all'obbligo che hanno gli Stati di proteggere la vita familiare.
L'organizzazione crede che questo rifiuto sia particolarmente ingiusto date le severe condanne imposte ai due uomini (15 anni a René González ed ergastolo a Gerardo Hernandez), e date anche le questioni che si sono poste sul fatto che queste condanne siano state emesse in un processo con le dovute garanzie.
Informazioni complementari sull’impugnazione delle sentenze e le condanne inflitte ai Cinque Cubani: Il maggio del 2005, il Gruppo di Lavoro della ONU sulla Detenzione Arbitraria ha dichiarato che gli Stati Uniti non avevano garantito ai Cinque Cubani un processo equo.
L'opinione si basava sulle informazioni date dalle famiglie dei carcerati, ed esprimeva preoccupazione per la giurisdizione dove si era svolto il processo, sull'uso di prove top secret e la reclusione degli accusati in isolamento per mesi prima del processo, fatto che, secondo i dossier, aveva ostacolato l'accesso alle prove e la comunicazione degli accusati coi loro avvocati.
Nell’agosto del 2005, un tribunale d’appello ha annullato la sentenza di condanna dei Cinque Cubani ed è stato richiesto un nuovo processo, considerando che l'ostilità verso i cubani in accordo con il governo di Fidel Castro, che impera a Miami (dove si è svolto il processo) aveva danneggiato gli accusati.
Comunque, la Corte di Appello del Nono Circuito degli Stati Uniti ha poi revocato la decisione il 9 agosto 2006, considerando che non c'erano state dimostrazioni così dannose nella selezione della giuria.
Amnesty International non è giunta a nessuna conclusione sul fatto che si siano mantenute le dovute garanzie nei procedimenti, molti dei quali si devono rivedere in un appello diretto.
Nonostante ciò, l'organizzazione continua a raccogliere informazioni su questa questione.
Declaración pública
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