- 7 agosto 2007 - D.F.Mexidor www.granma.cubaweb.cu

 

 

 

Crepe nel muro

 

del silenzio

 

 

 

Molteplici sono gli sforzi per rompere il muro di silenzio sui Cinque. Ora una crepa si apre con l'articolo apparso nel quotidiano The New York Times.

 

Il  fatto  è di  indubbia  importanza  per  questa  causa,

perché  nella  misura  in cui  il  popolo degli  Stati Uniti

conosca la verità sul caso dei Cinque antiterroristi cubani detenuti arbitrariamente in prigioni nordamericane dal 12 settembre 1998, allora più vicino sarà il giorno della loro liberazione. Come più volte questa idea é stata ripetuta dal nostro Comandante in Capo.

Nonostante il 3 marzo 2004 si fosse pubblicato un annuncio, pagato dalla solidarietà internazionale, nelle pagine dello stesso quotidiano, la scorsa domenica 5 agosto, i lettori dell'influente giornale hanno avuto l'opportunità di leggere, in terza pagina, un articolo sul tema. È una buona notizia.

Il testo, firmato da James C. McKinley da L'Avana, ha un bilancio obiettivo. Qualcuno, profondamente conoscitore del tema, potrebbe segnalare alcune imprecisioni e magari mancanza di informazione del giornalista in determinati passaggi, ma riflette in circa 1494 parole quasi tutti gli aspetti del caso: l'imbrogliato giudizio nel 2001 a Miami, un racconto del processo di appello, perché i Cinque sono considerati come Eroi a Cuba, la reiterata negazione dei visti, da parte del governo statunitense, ad Olga Salanueva ed Adriana Pérez per andare a visitare i loro mariti rispettivamente René González e Gerardo Hernández.

Cita anche la recente intervista fatta dalla BBC a Gerardo. Si fa anche riferimento alla scandalosa decisione dell'amministrazione del presidente George W. Bush, di mettere in libertà il noto terrorista internazionale Luis Posada Carriles, ciò che ha fortificato, secondo il Times, l'argomento che gli Stati Uniti assumono una posizione ipocrita quando parlano della loro supposta guerra contro il terrorismo, fino al punto in cui ci troviamo: nell'attesa dell'udienza orale, che deve celebrarsi il 20 di agosto, davanti al panel di due giudici (un terzo si é ritirato per malattia) dell'Undicesimo Circuito di Appello di Atlanta, Georgia.

Non può negarsi la trascendenza del fatto. The New York Times è conosciuto come il "giornale nazionale". Non solo arriva ai suoi lettori dentro gli USA, ma anche centinaia di giornali riproducono abitualmente molti articoli che si recensiscono nelle sue pagine.

L'Agenzia Bolivariana di Notizie ha informato che il presidente del Parlamento cubano, Ricardo Alarcón, ha salutato la pubblicazione del Times durante il suo intervento nel programma venezuelano "Aló Presidente".

Da parte sua, dalla California, l'attivista Alicia Jrapko ha commentato a Granma: "L'articolo illustra la situazione dei Cinque e mostra gran interesse per la sofferenza dei parenti".

L'articolo di McKinley é stato diffuso in prossimità dell'udienza del 20 di agosto e risulta un avvicinamento del giornale alla verità quando a Miami, per la stessa data, si rinnovano le manovre per tergiversare e confondere l'opinione pubblica. Non è cosa nuova.

Così é accaduto prima e durante il giudizio dei Cinque. Non erano stati portati in Tribunale e già tutti erano condannati per spionaggio dalla stampa miamense. È la stessa stampa che ha infastidito i membri della giuria e creato un ambiente di avversione incontrollabile.

Ora pretendono ripetere la formula. Il libello di Miami, El Nuevo Herald, ha pubblicato sulla sua edizione del 3 agosto un articolo, a tutte evidenza malintenzionato, che parla di una supposta decisione del tribunale di Atlanta.

Ciò che hanno fatto é stata prendere un'informazione vecchia e dargli una patina di attualità per confondere i lettori. Il giornalista in una colossale manipolazione ha redatto la sua nota sulla base della conclusione alla quale arrivò il plenum dei 12 giudici di Atlanta il 9 agosto 2006, nella quale revocavano la sentenza unanime del panel di tre magistrati dello stesso Circuito, il 9 agosto 2005, dove si ordinava di annullare le condanne e procedere al cambiamento di sede per realizzare un nuovo processo fuori da Miami.

Subito il canale 41 si é fatto eco della gaffe perversa dell'Herald — lupi della stessa muta — e l'hanno data come notizia dell'ultima ora. Confondere, ingannare, manipolare, descontuatualizzare... è parte della deplorevole pratica dei media in quella città del sud della Florida.

Ma l'unica cosa certa in questo senso è che il panel di Atlanta ascolterà gli argomenti il prossimi 20 agosto, sarà un esercizio molto tecnico dove ogni parte esporrà i suoi criteri, ma non si darà in quel momento nessuna decisione, bisognerà aspettare come nelle altre due udienze realizzate (2004 e 2005) per il pronunciamento dei giudici quando  essi stimino conveniente, per questo non esiste un limite di tempo.

Fino ad oggi non c'é nessuna nuova decisione nell'ambito legale. I Cinque restano carcerati in prigioni federali, aspettando i risultati di un dilatato processo appellativo che é cominciato il 27 dicembre 2001.

Tuttavia, a differenza delle due udienze anteriori, in questo i media hanno cominciato ad informarsi sul tema, così lo dimostrano le recenti pubblicazioni della BBC, l'agenzia Reuters ed ora The New York Times al di sopra della cortina di fumo che ha preteso dispiegare l'Herald.

"Mentre — come ha espresso René il 14 dicembre 2001, durante la lettura del suo allegato —...
stanno diventando ormai storia e dietro una montagna di argomenti, istanze e tecnicismi, si sta sotterrando una storia di ricatti, abusi di potere e il più assoluto disprezzo nei confronti del tanto ponderato sistema di giustizia (nordamericano,

N.d.T.), per pulire questa giustizia e darle uno splendore che non ha mai avuto, noi continueremo invocando i suddetti valori e la vocazione per la verità del popolo nordamericano, con tutta la pazienza, la fede ed il coraggio che ci può infondere il crimine di essere degni".