Da quasi nove anni, i Cinque, sono in prigione. In tutto questo periodo si sono
continuamente violati i loro diritti umani ed in particolare in relazione
con le visite dei loro parenti.
"Una strada molto tortuosa, che hanno, di proposito, complicato perfino a chi,
tra i parenti, hanno concesso il visto; in tutto questo tempo solo cinque o sei
visite, non più", così ha dichiarato, in un'intervista a Granma, Olga Salanueva
Arango, moglie di René González Sehwerert, uno dei cinque lottatori
antiterroristi cubani che scontano un'ingiusta carcerazione in prigioni federali
degli Stati Uniti.
Valutando l'importanza della campagna - proposta dal Comitato Internazionale per
la Libertà dei Cinque a partire da questo 8 marzo, Giorno Internazionale
della Donna, e fino al 14 maggio - per il diritto di visita suo e di Adriana
Pérez, ha detto "Penso che in ciò si siano accaniti con le famiglie ma
specialmente nei casi di Gerardo (Hernández Nordelo) e di René".
Ha fissato una data per l'intervista nella Sezione di
Interessi USA a L'Avana?
Ci hanno concesso l'intervista per un giorno molto particolare: il 12 settembre,
giusto quando si realizza il nono anniversario dell'incarceramento dei Cinque.
Fino a quella data dovremo stare da vari parenti affinché ci si intervisti e
dopo aspettare a casa uno, due, tre mesi... fino a che ti dicano se ti hanno
dato o no il visto ma, ad Adriana ed a me, ci hanno negato per sette volte il
permesso di viaggiare.
Come si giustificano le autorità nordamericane?
Non hanno oramai giustificazioni. La nostra richiesta si realizza per questioni
umanitarie. Non rappresentiamo nessun pericolo per quel paese.
Così andremo a manifestare, un'altra volta, al Consiglio dei Diritti umani di
Ginevra dove, quest'anno, porteremo nuovamente la nostra denuncia.
Come avete deciso l'incontro
tra René ed Ivette?
Precisamente, davanti a questa situazione arbitraria.
Ora Ivette è cresciuta un po', ha quasi nove anni; non aveva compiuto cinque
mesi quando René fu arrestato.
Dopo avere analizzato che per la bambina era la cosa migliore e dopo un lungo
processo di persuasione, di comprensione, decidemmo che viaggiasse con sua
sorella maggiore, Irma, e non con tutta la famiglia, che è la nostra giusta
aspirazione e diritto.
Non potevamo continuare a rimandare l'incontro tra padre e figlia. Entrambi ne
avevano bisogno. La cosa più logica era che Ivette viaggiasse con me che sono
sua mamma; fino a quando mi continueranno a negare questo diritto che mi spetta?
Il nostro amore va oltre la coppia, siamo una famiglia costituita 25 anni fa. Ci
sono molte cose di cui conversare ma neanche questo c'è permesso, perché la
comunicazione che abbiamo è attraverso lettere che sono analizzate e molto
controllate, di chiamate telefoniche che anche sono ascoltate, registrate... e
questa non è una comunicazione normale.
Che cosa ti ha detto René dopo il contatto con Ivette?
Egli ha scritto alla bambina una bella lettera su di lui, le confessa che ha
passato le ore più felici che ha vissuto durante tutti questi anni, che ha
dovuto respirare profondamente e molto forte prima di entrare nel salone della
prigione, dove sapeva che si sarebbe incontrato con Irmita ed Ivette. Riferisce
che vederle tutte e due insieme gli ha causato una sensazione indescrivibile e
che ha visto nella nostra piccola chi aveva sognato.
E che cosa ha espresso Ivette?
Quando é ritornata ha detto che il suo papà era molto affettuoso e molto buono,
che le era sembrato suo nonno Candido. Ha anche commentato che aveva parlato
molto con suo papà in particolare di ciò che succedeva in casa, a scuola, delle
sue amicizie, dei vicini. Tra i due si é subito stabilito questa comunicazione
ed è stato molto bello.
Lei vuole tornare a vederlo, ma soprattutto desidera che egli ritorni, perché
perfino nei suoi disegni Ivette lo dipinge qui, in casa. Non vuole più vedere
suo papà in poster, cartelli o annunci per la sua liberazione.
Qualche novità sul processo legale?
Non ci sono notizie. Si continua ad estenderlo nel tempo. Nessuno possiede la
certezza circa quando finirà questo processo, forse, in questo minuto in cui
stiamo parliamo, mancano solo alcuni mesi o forse anni, come in realtà sta
succedendo, e non è logico che tanto Adriana come Gerardo, così come René ed io
dobbiamo soffrire questa separazione ed inoltre neppure vederci.
Dicono che
Luis Posada Carriles lo giudicheranno solo per reati migratori...
È l'esempio più grande dell'ipocrisia imperiale sul tema della lotta contro il
terrorismo. Dicono che lo giudicheranno per reati migratori. Unicamente negli
Stati Uniti può ignorarsi il curriculum terrorista di Posada Carriles. È che
siamo in presenza di una grande farsa come è stato, sin dall'inizio, il processo
che hanno montato contro i Cinque.
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