Il falso caso di spionaggio dei Cinque

 

cubani antiterroristi carcerati

 

ingiustamente negli USA

 

25 giugno '07 - www.granma.cubaweb

 

Il  Pubblico Ministero degli Stati Uniti ha persistito nel qualificare come spie i cinque lottatori antiterroristi cubani imprigionati dal 12 settembre 1998, ma il potere mediatico, come nel torbido processo contro di loro, non ha argomenti per questa imputazione e non gli è rimasta altra alternativa che ripetere indebitamente la parola: spie.

Ogni processo giudiziale richiede prove e la Procura degli Stati Uniti non ha potuto presentare neanche un'evidenza che i cinque eroi cubani raccogliessero o ebbero nei loro piani raccogliere informazioni specialmente protette dallo Stato per ragioni di sicurezza nazionale.

La Procura tuttavia é ricorsa a manovre improprie, per un'istituzione pubblica, come quella di estrarre frasi isolate dai messaggi inviati a Cuba dalle supposte spie in modo che fuori dal contesto si interpretino come un riflesso di azioni di spionaggio. Che debolezza!

La verità è che le prove presentate nelle udienze celebrate a Miami smentiscono l'imputazione della condizione di spie dei cinque antiterroristi cubani imprigionati. Basta citare la dichiarazione in qualità di testimoni di due alti ufficiali con un curriculum di servizio nelle Forze Armate Nordamericane e nelle istituzioni di intelligence di quel paese.

Nessuno ha potuto smentire il Generale di divisione Edgard Breed Atkeson ed il Tenente Generale James R. Clapper Jr nelle loro dichiarazioni al processo nelle quale sostennero che i cinque cubani ottennero solamente informazioni pubbliche. Affermazioni simile sono state anche fatte da altri alti ufficiali e funzionari statunitensi.

Si tratta d'altra parte di un riconoscimento che i gruppi terroristici, che preparano negli Stati Uniti azioni contro Cuba, non hanno nessuna discrezione. Si sentono tollerati. È per essi una garanzia che le autorità nordamericane si siano incaricate di elevare al rango di onorevoli cittadini i loro paradigmi, cioè, i criminali internazionali
Orlando Bosch e Luís Posada Carriles.

I terroristi hanno fatto una buona lettura dell'impunità. Per conoscere le loro azioni non è necessario penetrare aree sensibili dove si proteggono informazioni, non bisogna essere una spia. I cinque cubani traevano le loro conclusioni dalla pubblicità degli atti di questo macchinario del terrore che funziona negli Stati Uniti contro l'isola caraibica.

Non si giustifica allora che si invochi come applicabile l'articolo 794 del Codice Penale degli Stati Uniti per condannare all'ergastolo Antonio Guerriero, Ramón Labañino e Gerardo Hernández.

Le azioni dei lottatori antiterroristi cubani non tipificano il delitto che descrive quel precetto, ma il potere mediatico spinge per trasformarsi in fonte di diritto ripetendo una falsità: spie.

 

Oh Goebbels, che piccolo ti vedi davanti a tuoi emuli!