30
ottobre 2007 -
O.Oramas
Leon www.granma.cubaweb.cu |
La valanga di fronte
alla barbarie
Oggi il blocco degli Stati Uniti contro Cuba riceverà un altro contundente KO
nell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Sarà per la sedicesima occasione e
vidimerà l'universale solitudine della superpotenza che pretende isolare la
piccola ed agguerrita Isola caraibica.
Risulterà espressione del rifiuto della comunità internazionale di una politica
genocida che per quasi mezzo secolo ha persistito nei suoi propositi di piegare
e sterminare
un popolo
per fame e malattie, a costo del sacrificio di milioni di esseri umani
decisi a resistere e vincere.
Sono qui le sue motivazioni essenziali:
"Non esiste un'opposizione politica a Cuba; pertanto, l'unico mezzo
prevedibile che abbiamo oggi per alienare l'appoggio interno alla rivoluzione è
attraverso la delusione e lo scoraggiamento, basati sull'insoddisfazione e le
difficoltà economiche. Deve usarsi prontamente qualunque mezzo concepibile per
debilitare la vita economica di Cuba. Negare a Cuba denaro e rifornimenti, per
diminuire i salari reali e monetari, al fine di causare fame, disperazione ed il
rovesciamento del governo".
I cubani lo sanno. Si tratta di un memorandum consegnato il 6 aprile 1960 dal
sottosegretario di Stato aggiunto per i Temi Latinoamericani, Lester Dewitt
Mallory, il cui contenuto fu discusso col presidente Dwight D. Eisenhower.
Quell'amministrazione repubblicana che tentò ad ogni costo d'impedire il trionfo
della Rivoluzione cubana, si manifestò apertamente aggressiva dallo stesso 1
gennaio 1959, accogliendo gli assassini e torturatore della dittatura batistiana,
che se la passarono bene in territorio nordamericano con più di 400
milioni di dollari rubati al Tesoro nazionale.
Questo é l'inizio di un'infinità di azioni di minaccia, di coercizione economica
e di aggressione. Tra questi, la sospensione della quota zuccheriera cubana per
il mercato statunitense, il taglio degli approvvigionamenti di combustibili, la
proibizione di investimenti nordamericani, di esportazioni all'Isola, la
sospensione delle operazioni dell'impianto di concentrazione di nichel di Nicaro.
Anche i divieti ai cittadini USA di visitare Cuba e come completamento la
rottura delle relazioni diplomatiche.
Era la genesi di quello che oggi è tutto un pacchetto di leggi, proibizioni e
sanzioni del blocco più lungo della storia.
L'assedio, da allora, c'accompagna, perfino prima che fosse ufficialmente
dichiarato dal presidente Kennedy il 3 febbraio 1962; a
tale politica
si sommarono una decina di amministrazioni nordamericane che fallirono
nell'obiettivo di far arrendere Cuba.
E come per rimarcare il suo senso criminale, l'ha accompagnata la guerra sporca,
compresa l'invasione di Playa Girón ed il terrorismo di Stato per il quale si
finanziò, armò e diresse le bande controrivoluzionarie, furono pianificati ed
eseguito centinaia di attentati per cercare di decapitare la Rivoluzione e
contro obiettivi economici e sociali dell'Isola; obiettivo anche
dell'aggressione biologica, il cui maggiore numero di vittime lo si ebbe tra i
nostri bambini.
È ben lungo il rosario di atti criminali che complementano il blocco e si
accompagnano alla milionaria e sempiterna campagna di bugie che furono
camuffate, come l'operazione Peter Pan, fino a quelle di più recente data, come
quelle che abbiamo ascoltato appena alcuni giorni fa in bocca al
presidente G.W.Bush.
Al "falso mambí", come lo ha chiamato il Comandante in Capo, spetta stringere al
massimo i catenacci dell'assedio di Cuba, già stretti con accanimento nelle
leggi Torricelli e Helms-Burton che pretesero dare il colpo di grazia al nostro
popolo dopo la caduta dell'URSS e del campo socialista, in pieno periodo
speciale.
Basti reiterare che il 70% della popolazione cubana ha vissuto tutta la sua vita
sotto gli effetti del blocco, a cui non sfugge nessun settore della nostra
società.
"Non vogliamo niente da voi, salvo dare il benvenuto alla speranza e alla
fortuna della libertà. Non temano il futuro. Il suo giorno sta arrivando" disse
W. Bush dirigendosi ai bambini cubani nel suo discorso della settimana scorsa,
pezzo oratorio d'impotenza, rabbia ed odio viscerale contro il nostro popolo.
Basta leggere la relazione di Cuba al Segretario Generale dell'ONU per saggiare
tale sfrontatezza del presidente della maggiore potenza militare ed economica
del pianeta, che nega perfino lo stimolatore cardiaco e le medicine contro il
cancro per i nostri ospedali infantili.
Punizioni come queste non possono essere contabilizzate negli 89000 milioni di
dollari a cui assommano, per difetto, le nostre perdite per questa politica di
Washington.
Basti dire che oggi, quando nel mercato mondiale i prezzi degli alimenti
crescono a sproposito, l'amministrazione Bush interpone ogni tipo di ostacolo ai
limitati e regolati acquisti negli USA, il cui governo pretende affamare un
popolo e saziare gli appetiti criminali della mafia di Miami, quella che chiede
tre giorni di licenza per ammazzare.
La salute, l'educazione, alimentazione, la cultura, lo sport, la scienza e la
tecnologia, tra molti altre, sono rami della vita umana che risultano
sensibilmente pregiudicati dal blocco. E che dire della stessa famiglia,
separata per le proibizioni sui viaggi che colpiscono sia i cubani residenti
negli Stati Uniti che gli stessi cittadini di quel paese.
"Sta già arrivando", diceva con strizzate d'occhio balbuziente l'imperatore,
quando ciò che si avvicina è la valanga di voti all'ONU contro il blocco, il
raddoppio della solidarietà con l'Isola espressa in tutto il mondo e la presa di
possesso da parte dei nuovi delegati eletti dal nostro popolo, in partecipate e
trasparenti elezioni, che saranno in pieno mandato quando l'era Bush sarà
conclusa tra l'ignominia ed il discredito.
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