23 febbraio 2007 - G.Molina www.granma.cu

 

 

 

IL BLOCCO DEGLI USA


“Con la nostra politica su Cuba

 

ci facciamo del male da soli”


Il congressista Jerry Moran, presentando alla Camera dei Rappresentanti un progetto sostenuto dalla Federazione degli Agricoltori per alleviare le restrizioni all’esportazione di alimenti nell’Isola, rivendica un importante mercato ristretto “dalle azioni del nostro stesso governo”
 

 

 

 

 

Un gruppo di legislatori degli Stati Uniti ha proposto di ridurre le restrizioni alla vendita di alimenti a Cuba e di permettere le operazioni tra le banche dei due paesi, secondo quel che è trapelato a Washington. Con questa politica “ci facciamo del male da soli”, ha espresso Jerry Moran, congressista repubblicano della Camera dei Rappresentanti.

 

Il progetto, proposto il 16 febbraio da Moran, è sostenuto dai democratici Mike Ross e Stephanie Herseth, oltre che dalla repubblicana Jo Ann Emerson.

 

La Federazione Americana degli Agricoltori (la sigla in inglese è AFBF) ha espresso il suo appoggio al progetto presentato da Moran, “che ha una forte potenzialità di far aumentare le vendite di alimenti a Cuba”.

 

Bob Stallman, presidente della AFBF, ha dichiarato che “esistono considerevoli restrizioni a queste vendite che pongono impedimenti allo sforzo per aumentare le esportazioni, che l’anno passato hanno raggiunto i 350 milioni di dollari”.

 

La legislazione proposta “rimuoverà quegli ostacoli”, ha detto.

 

“La Federazione continuerà il suo lavoro con il Congresso per far passare la legislazione che elimina le dette restrizioni alle vendite, che agiscono negativamente sui mercati e costituiscono strumenti controproducenti per l’applicazione della politica estera”, ha concluso Stallman.

 

L’iniziativa, se venisse approvata, ordinerebbe al Dipartimento di Stato di autorizzare i viaggi dei produttori agricoli a Cuba; di concedere visti temporanei a compratori cubani di prodotti agricoli e consentirebbe operazioni dirette tra banche cubane e statunitensi.

 

All’inizio di gennaio il congressista democratico Bill Delahunt ed altri legislatori hanno presentato un altro progetto per ridurre le restrizioni ai viaggi di cubano-americani nell’Isola, che non è ancora stato discusso.

 

Gli statunitensi d’origine cubana, in base alle norme stabilite nel 2004 dall’Amministrazione di George W. Bush, possono far visita ai loro familiari soltanto una volta ogni tre anni.

 

L’emendamento H.R. 1026: Agevolazione delle esportazioni agricole del 2007, rimuove le barriere per le presenti e future vendite di prodotti agricoli a Cuba.

 

Moran ha detto che Cuba è un importante mercato per i prodotti agricoli e alimentari, ma “gli atti del nostro stesso governo hanno creato un clima d’incertezza, inibendo le vendite dei prodotti agricoli”. La nostra incerta e inconsistente politica commerciale sta inviando a Cuba il messaggio che è più facile acquistare i suoi prodotti da qualsiasi altra parte. Con la nostra politica su Cuba ci stiamo soltanto facendo del male da soli”, ha manifestato.

 

Dopo le limitate possibilità offerte dall’emendamento HR 4461 del 2000 (comprare prodotti alimentari pagando in contanti), le prime dal 1959, l’ondata delle nuove restrizioni che nel 2004 la mafia di Miami ha preteso dal presidente Bush per sostenerlo nelle sue aspirazioni di rielezione, hanno ridotto notevolmente i vantaggi di quella misura favorevole al commercio tra le due nazioni.

 

Il nuovo progetto, presentato per eludere le dette difficoltà, punta ad eliminare ritardi e rifiuti nella concessione dei permessi di recarsi a Cuba; consentirebbe i pagamenti diretti tra i cubani e le organizzazioni finanziarie degli Stati Uniti, in modo da effettuare le transazioni in qualche ora e senza passaggi non necessari. Permetterebbe anche ai funzionari cubani di ottenere visti per incontrarsi con gli esportatori nordamericani e per condurre le ispezioni sanitarie e fitosanitarie nelle installazioni statunitensi.

 

Secondo fonti legislative, questi progetti hanno adesso maggiori possibilità di venire applicati perchè il Congresso, dopo le ultime elezioni, è controllato dai democratici.

 

Ma il segretario al Commercio dell’Amministrazione Bush, il cubano-americano Carlos Gutiérrez, si è affrettato a ribadire che il Governo nordamericano respinge questi e gli altri emendamenti favorevoli a Cuba presentati dall’inizio dell’anno.

 

Le congressiste favorevoli a relazioni normali sostengono che queste vanno a vantaggio di entrambe le nazioni e sono realmente nell’interesse degli USA poichè negli ultimi sei anni Cuba ha comprato prodotti per 1 miliardo e 600 milioni di dollari, come risultato di accordi con 35 stati dell’Unione. Le immense potenzialità hanno provocato l’interesse di 4.300 ditte di 45 stati.

Le misure indirizzate a normalizzare le relazioni tra i due paesi, cosa voluta da un numero sempre maggiore di nordamericani, vengono accanitamente sabotate dal 2000 dall’estrema destra di Washington e dai fondamentalisti di Miami, che temono di perdere la loro fonte di arricchimento illecito.