Il 16 ottobre 2007, l'organizzazione parigina Reporter Senza Frontiere (RSF)
ha pubblicato la sua classificazione mondiale della libertà di stampa 2007. RSF
assicura che è un'entità neutra ed obiettiva interessata unicamente alla libertà
di stampa. Ma l'affermazione non resiste l'analisi. In realtà la classificazione
2007, piena di contraddizioni, non è altro che una frode e dimostra, al
contrario, che l'associazione che dirige Robert Menard, dal 1985,difende
un'agenda politica ed interessi ben precisi (1).
RSF utilizza 50 criteri ripartiti in 7 categorie, che enumera per ordine di
importanza, per stabilire la sua classificazione 2007, che riguarda il periodo
che va dal 1° settembre 2006 al 1°settembre 2007. Per la categoria aggressioni,
incarceramenti e minacce, registra prioritariamente il numero di giornalisti e
collaboratori dei mezzi assassinati, imprigionati, torturati o vittime di
maltrattamenti, rapiti o scomparsi, aggrediti o feriti, e minacciati. Inoltre,
tiene in conto la presenza di milizie armate od organizzazioni clandestine che
attaccano i giornalisti, così come il fatto che i giornalisti sono obbligati ad
usare delle guardie del corpo o del materiale che garantisca la loro sicurezza
(giubbotti antiproiettile, veicoli blindati etc.) nell'esercizio della loro
professione (2).
Poi, RSF considera le minacce indirette ed l'accesso all'informazione nelle sue
classificazioni tali come le aggressioni o le minacce contro i difensori della
libertà di stampa, la vigilanza di alcuni giornalisti, le grandi difficoltà per
accedere all'informazione pubblica, le restrizioni di accesso o di copertura di
una o varie regioni del paese e le difficoltà per ottenere un visto come
giornalista straniero (3). L'organizzazione francese inoltre si informa sulla
cornice legale e sulle diligenze giudiziarie eccessive. Le azioni legali
intavolate contro i giornalisti, i casi di violazione del segreto delle fonti,
ed inoltre si tiene conto la repressione dei delitti di stampa. Rientrano anche
nella classificazione la censura e l'auto-censura, il monopolio dei mezzi
pubblici, il libero accesso ad Internet, come le pressioni amministrative ed
economiche (4).
Così, a partire da tutti questi criteri, RSF stabilisce la sua classificazione
annuale che include 169 paesi di tutto il mondo. Secondo le statistiche
dell'organizzazione, 105 giornalisti furono assassinati tra il 1° settembre 2006
ed il 1°settembre 2007. Il paese più pericoloso è l'Iraq, dove almeno 62
giornalisti persero la vita, seguito dal Messico (8), Somalia (7), Pakistan (4),
Afghanistan (4), Sri Lanka (2) ed Eritrea (2). Non sarà sorprendente vedere che
questi paesi occupano gli ultimi posti della classificazione. Orbene, non è così
ad eccezione dell'Eritrea, che occupa il posto 169, perché Robert Menard risalta
prioritariamente il suo criterio politico ed ideologico (5). In effetti, come
spiegare il fatto che l'Eritrea, dove due giornalisti sono stati assassinati, si
trovi dopo l'Iraq (157), Messico (136), Somalia (159), Pakistan (152),
Afghanistan (142) e Sri Lanka (156)? Chissà perché questa nazione si trova nella
lista nera di Washington e RSF riceve dei finanziamenti dell'ufficio schermo
della CIA che è la National Endowment for Democracy,
NED? (7).
Allo stesso modo,
come spiegare la classificazione di Cuba, che si trova al numero 165 quando, dal
1959,
nessun giornalista è stato assassinato? Perché questa nazione è dietro
all'Iraq, Messico, Somalia, Pakistan, Afghanistan, Sri Lanka, Brasile (84), Cina
(163), Stati Uniti (48), Haiti (75), Nepal (137), Paraguay (90), Perù (117),
Repubblica Democratica del Congo (133), Turchia (101) e Zimbabwe (149), dove per
lo meno un giornalista ha perso la vita?
RSF parlata di giornalisti imprigionati
a Cuba per giustificare questa posizione nefasta. Ammettendo che abbia ragione
l'organizzazione, cosa che è molto lontana dalla verità, assassinare dei
giornalisti sarà per caso meno grave di imprigionarli? (8).
RSF
ha un'ossessione tanto grande con Cuba che non dubita di contraddirsi in maniera
grossolana. Pensate che perfino la Cina - dove un giornalista ha perso la vita
secondo questa organizzazione - che considera il maggiore carcere di giornalisti
del mondo, con 33 professionisti della stampa fermati, dove, secondo RSF, 50
ciber-dissidenti sono imprigionati, gode di una migliore posizione di Cuba.
Dunque, RSF come può essere credibile? Per caso questo accanimento si spiega con
il fatto che l'associazione riceve sovvenzioni dell'organizzazione cubana di
estrema destra Centro for a Free Cuba (che è ampiamente finanziata da
Washington) il cui presidente, Frank Calzon, è un antico dirigente della
Fondazione Nazionale Cubano Americana, un'organizzazione terrorista? (9).
D'altra parte, come si spiega la classificazione del Venezuela (114) - dove
nessun giornalista è stato assassinato - dietro il Brasile, Stati Uniti, Haiti,
Paraguay e Turchia dove sì ci sono stati giornalisti che hanno perso la vita?
Come giustificare questa posizione quando in Venezuela esiste una libertà di
stampa che perfino la più grande democrazia occidentale non tollera (alcuni
mezzi privati lanciarono vari appelli per uccidere il presidente Chavez)? Per
caso si iscrive nella guerra di propaganda che svolge RSF contro il presidente
Hugo Chavez, bersaglio prioritario degli Stati Uniti in Amrica Latina? (10).
Che cosa è successo in Bolivia affinché questa nazione passi dal numero 16 nel
2006 al 68 un anno dopo? Per caso sono stati assassinati dei giornalisti? Per
caso si chiusero dei mezzi privati? Niente di tutto questo. Ma il presidente Evo
Morales che ha intrapreso riforme economiche e sociali spettacolari, è ora nel
mirino di Washington. RSF, fedele ai suoi principi, segue i passi del suo
mecenate e vilipende a tutti i governi progressisti e popolari latinoamericani
(11).
Come si spiega anche la classificazione dell'Iran (166) dove nessun giornalista
è stato assassinato, salvo per il fatto che questo paese fa parte dell'asse del
male che decreta il presidente Bush? Perché gli Stati Uniti (48 e 111)
dispongono di due categorie (territorio nazionale e fuori dal territorio
nazionale)?, Perché RSF fa questa distinzione se non è con l'obiettivo evidente
di esonerare questa nazioni dalle violazioni che commette nei territori che
occupa? (12).
Come può constatarsi facilmente, Reporter Senza Frontiere non è
un'organizzazione degna di credito. La sua agenda politica nascosta è diventata
troppo evidente ed il suo accanimento contro alcune nazioni che si trovano nella
lista nera degli Stati Uniti non è in nessun modo frutto della casualità. Le
generose retribuzioni che riceve dalla NED spiegano il suo allineamento con la
Casa Bianca. Robert Menard non dirige un'associazione di difesa della libertà di
stampa, bensì un ufficio di propaganda finanziata dal conglomerato economico e
finanziario al servizio dei poderosi del mondo.
Note
(1) Reporters sans frontières, «Classement
mondial de la liberté de la presse 2007. L'Erythrée en dernière position pour la
première fois; les membres du G8 regagnent du terrain, sauf la Russie», 16 de
octubre de 2007.
http://www.rsf.org/article.php3?id_article=24011
(sitio
consultado el 17 de octubre de 2007)
(2) Reporters sans frontières, «Classement mondial de la liberté de la presse
2007. Critères pour l'établissement du classement mondial 2007 de la liberté de
la presse», 16 de octubre de 2007.
http://www.rsf.org/article.php3?id_article=24018
(sitio consultado el 17 de octubre de 2007), criterios 1 a 12.
(3) Ibid., criterios 13 a 19.
(4) Ibid., criterios 20 a 50.
(5) Reporters sans frontières, «Baromètre de la liberté de la presse 2006»,
2006. http://www.rsf.org/tues_2006.php3 (sitio consultado el 17 de octubre de
2007); Reporters sans frontières, «Baromètre de la liberté de la presse 2007»,
2007. http://www.rsf.org/rubrique.php3?id_rubrique=73
(sitio consultado el 17 de
octubre de 2007).
(6) Reporters sans frontières, «Classement mondial de la liberté de la presse
2007. L'Erythrée en dernière position pour la première fois; les membres du G8
regagnent du terrain, sauf la Russie», op. cit.
(7) Robert Ménard, «Forum de discussion avec Robert Ménard», Le Nouvel
Observateur, 18 de abril de 2005. www.nouvelobs.com/forum/archives/forum_284.html
(sitio consultado el 22 de abril de 2005).
(8) Reporters sans frontières, «Classement mondial de la liberté de la presse
2007. L'Erythrée en dernière position pour la première fois; les membres du G8
regagnent du terrain, sauf la Russie», op. cit.
(9) Reporters sans frontières, «Baromètre de la liberté de la presse 2007.
Journalistes emprisonnés», 2007.
http://www.rsf.org/rubrique.php3?id_rubrique=76
(sitio consultado el 17 de octubre de 2007);
Reporters sans frontières, «Baromètre
de la liberté de la presse 2007. Cyberdissidents emprisonnés», 2007.
http://www.rsf.org/rubrique.php3?id_rubrique=79
(sitio consultado el 17 de
octubre de 2007); Reporters sans frontières, «Lettre ouverte à ses détracteurs»,
Réseau Voltaire, 12 de septiembre de 2006.
http://www.voltairenet.org/article143413.html?var_recherche=Reporters+sans+fronti%C3%A8res?var_recherche=Reporters%20sans%20frontières
(sitio consultado el 12 de septiembre de 2006);
Salim Lamrani, «La Fondation
nationale cubano-américaine est une organisation terroriste», Mondialisation, 27
de julio de 2006.
(10) Reporters sans frontières, «Classement mondial de la liberté de la presse
2007. L'Erythrée en dernière position pour la première fois; les membres du G8
regagnent du terrain, sauf la Russie», op. cit.
(11) Reporters sans frontières, «Classement mondial de la liberté de la presse
2006. Corée du Nord, Turkménistan, Erythrée: le trio infernal», octubre de 2006.
http://www.rsf.org/article.php3?id_article=19318
(sitio consultado el 17 de
octubre de 2007).
(12) Reporters sans frontières, «Classement mondial de la liberté de la presse
2007. L'Erythrée en dernière position pour la première fois; les membres du G8
regagnent du terrain, sauf la Russie», op. cit.
Salim Lamrani è professore, scrittore e giornalista francese, specialista delle
relazioni tra Cuba e gli Stati Uniti. Ha pubblicato i libri: Washington contre
Cuba (Pantin: Le Temps des Cerises, 2005), Cuba face à l'Empire (Genève: Timeli,
2006) e Fidel Castro, Cuba et les Etats-Unis (Pantin: Le Temps des Cerises,
2006)
tradotto da Ida Garberi