Documenti divulgati ieri dimostrano che, agli
inizi degli anni 60, l'Agenzia Centrale di Intelligence (CIA) decise di
assassinare il Presidente cubano, Fidel Castro, con due dei mafiosi più
ricercati dell'epoca, a cui avrebbe pagato 150000 dollari.
Il testo, diffuso dall'Archivio della Sicurezza Nazionale dell'Università George
Washington, forma parte delle 693 pagine, di recente desecretate dall'Agenzia,
denominati "Gioielli di Famiglia", nelle quali si pone in evidenza quasi un
quarto di secolo di violazioni della stessa carta costituzionale di questo
servizio di spionaggio.
La notizia sul piano di attentato circolò nella stampa statunitense nel 1971 ma
solo ora ha una conferma.
"L'obiettivo era Fidel Castro", precisa il documento che in uno dei suoi punti
chiarisce che il piano era estremamente delicato e per questo solo un
piccolo
gruppo ne era informato.
Il progetto di uccidere il lìder maximo, come
emerge dai documenti, prese il via nell'agosto 1960
e fu portato avanti fino al 1962,
con coperture ad alto livello.
Prese il via quando Richard Bissell,
funzionario della CIA, prese contatti con il colonnello Sheffield Edwards, che
guidava una sezione dell'agenzia, per chiedergli «risorse del genere necessario
per una missione delicata, che richiede anche azioni del genere gangster», come
si legge nel rapporto che poi venne fatto all'allora ministro della giustizia
Robert Kennedy.
Edwards ingaggiò uno dei propri uomini
“puliti”, difficilmente riconducibili alla CIA, Robert Maheu, che fu mandato a
incontrare il boss mafioso John Roselli al quale furono offerti 150mila dollari
per far sparire Castro.
La motivazione data al capomafia di Las Vegas fu che c'erano imprenditori
facoltosi che si trovavano in difficoltà finanziarie a Cuba per colpa di Castro
e volevano vederlo morto. Il governo americano, fu detto a Roselli, non
c'entrava niente e non doveva comparire.
Secondo i documenti, si tirò indietro, ma mandò avanti un personaggio che era in
contatto con gli esuli cubani, Sam Gold.
Fu questo a far entrare in scena altri due boss mafiosi,
Momo Salvatore Giancana, il successore di Al
Capone e Santos Trafficant. Due personaggi
che figuravano entrambi sulla lista dei 10 più ricercati dell'FBI, con i quali
la CIA avviò una trattativa per uccidere Castro.
Il compito fu affidato a Juan Orta, un cubano doppiogiochista che aveva accesso
a Fidel, al quale i mafiosi diedero, sempre secondo i documenti, «sei pillole
dal contenuto altamente letale». Ma «dopo alcune settimane di tentativi Orta in
apparenza cominciò ad aver paura e chiese di essere rimosso dall'incarico.
Indicò un altro candidato, che fece tentativi senza successo».
Successivamente il progetto venne abbandonato dalla CIA, come lo stesso Rosselli
che finì in prigione dove morì.
Castro? Ancora vive.
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