26 marzo 2007 -  J.G.Allard www.granma.cubaweb.cu

 

Posada, i Cinque e la

giustizia bushista

 


"Mi dispiace molto sentire questo", disse il senatore repubblicano Pete Domenici a David Iglesias, pubblico ministero federale in Nuovo Messico, prprio prima delle elezioni del novembre passato, sentendo che i casi di corruzione contro dirigenti del Partito Democratico si sarebbero trattati dopo lo scrutinio. Poco dopo questa chiamata, che durò meno di due minuti, Iglesias era licenziato dal suo carico.

Nelle ultime settimane la giustizia nordamericana è stata bruscamente smascherata dallo scandalo che ha raggiunto il procuratore generale Alberto Gonzales, uno dei più fedeli collaboratori di Bush ed il padrino giuridico del campo di tortura di Guantánamo.

Davanti al comitato per i Temi Giudiziali del Senato, che investigava il sospetto licenziamento di otto pubblici ministeri da parte di Gonzales, le ex PM Iglesias, interrogato dal senatore Charles Schumer, ha riassunto in questo modo la sua breve ma fatale conversazione con Domenici:

Domenici: "Presenterà i casi [contro i democratici] prima di novembre?".
Iglesias: "Io non pensavo di farlo".
Domenici: "Mi dispiace molto sentire questo".
[Il Senatore appese]

Iglesias ha ricordato che anteriormente aveva ricevuto un'altra chiamata della rappresentante per il Nuovo Messico, Heather Wilson, che desiderava conoscere dettagli dei procedimenti che il PM, per legge, non poteva rivelare.
 

Secondo le regole etiche che pretendono assicurare l'indipendenza della Giustizia davanti agli intrighi politici, si considera improprio che un legislatore contatti un PM per verificare un caso giudiziale. Ed ancora più per orientarlo.

In maniera evidente, il caso degli otto PM licenziati non è che la punta dell'iceberg che sorge da un sistema giudiziale che si dice esente da corruzione. Quanti PM hanno tremato davanti ad una chiamata, di meno di due minuti, di qualche autorità federale senza che un David Iglesias abbia il valore di mettere il sonaglio al gatto?

Il caso di Luis Posada Carriles è l'illustrazione stessa di un sistema ben raffinato di manipolazione, da parte del clan Bush, di casi giudiziali dove esiste un interesse politico.

Arrivato negli Stati Uniti in maniera grossolanamente illegale, con complicità fin nell'apparato poliziesco di Miami, il confesso terrorista internazionale fugge, invariabilmente, dalla sua sorte, attraverso un'interminabile serie di comparizioni dove le pressioni politiche — oltre alla tradizionale corruzione mafiosa — devono avere svolto un ruolo centrale.

Si ricorda, tra altri episodi del caso, come nel 2005, in El Paso, Texas, il giudice d'immigrazione William Lee Abbott aprì le porte degli Stati Uniti al terrorista-torturatore, ad alcuni giorni dal 29esimo anniversario dell'esplosione dell'aeroplano della Cubana di Aviazione, distrutto in pieno volo.

Alcune settimane prima, il 26 agosto, la PM Gina Jackson aveva chiesto che Posada fosse inviato in Venezuela, se il Tribunale d'Immigrazione gli avesse negato l'asilo politico, in quanto sua nazione di cittadinanza. Nel suo intervento, la rappresentante del PM precisava che la nazione sud-americana non costituiva un "pericolo" per questo delinquente internazionale.

Tuttavia, Abbott che, in principio, sembrava assolutamente disposto ad ordinare questa misura, improvvisamente diede fede alla testimonianza dell'avvocato venezuelano, Joaquín Chaffardet, noto torturatore della squadra di Posada nella DISIP, che disse che il suo vecchio socio, se fosse stato espulso verso questo paese, sarebbe stato... torturato.

Dopo un momento di evidente confusione, il giudice Jackson si inclinava, senza cercare di contraddire Chaffardet benché fosse solo per salvare le apparenze.

Al giudice Wilson, dell'Undicesimo Circuito della Corte di Appello di Atlanta, non valeva la pena fargli questa telefonata affinché questo tribunale revocasse la sentenza dettata unanimemente, un anno prima, dai tre magistrati dello stesso nella quale si annullava le condanne imposte ai Cinque antiterroristi cubani e si ordinava la celebrazione di un nuovo giudizio in un'altra sede. Ma quanti dei suoi colleghi avranno capito quale era il loro "dovere" dopo due minuti di conversazione telefonica?

Al "fedele" Gonzales, presto o tardi, le rivelazioni del PM Iglesias gli costeranno il posto...ma fino a quando seguiranno i dialoghi di due minuti che impediscono la dovuto incriminazione del torturatore, assassino e terrorista più conosciuto del continente e che mantengono crudelmente imprigionati cinque cubani che hanno rischiato le loro vite per resistere ai piani della mafia bushista che sempre hanno appoggiato Posada?