Nella storia legislativa
del Venezuela, che negli ultimi due secoli include l'approvazione di 26
costituzioni, in nessun episodio è stato tanto consultato il popolo come per la
modifica proposta dal presidente Hugo Chávez alla Carta Magna del 1999, che
recentemente é stata valutata e approvata dall'Assemblea Nazionale ed il cui
destino finale si deciderà la prossima domenica quando sarà sottoposto a
referendum.
Chi ce lo conferma è Roberto Hernández, un vecchio lottatore che entrò nella
gioventù comunista quando aveva appena 14 anni, avvocato e sociologo,
vicepresidente del legislativo venezuelano.
"Stiamo trasferendo al popolo i maggiori poteri concepiti dentro una nazione
— ci assicura Hernadez che é anche deputato per Yaracuy al Parlamento — e
questo è precisamente un primo passo verso il socialismo, che non è altra cosa
che consegnare alla società funzioni che fino ad ora sono state esclusive dello
Stato".
Lei ha insistito, tuttavia, che non si tratta di una Costituzione socialista.
Noi non stiamo facendo una Costituzione socialista, stiamo facendo una
Costituzione di transizione al socialismo, in modo che in essa convivono
istituzioni della vecchia società di classi con altre nuove che noi vogliamo
sostenere verso il futuro socialista.
Ma l'opposizione parla di golpe di Stato legislativo, di un golpe dell'Esecutivo
alla Costituzione.
Sono chiacchiere, essi sanno troppo bene che ciò non significa un colpo di
Stato, ma non si dimentichi del seguente: essi oggi si erigono a difensori della
Costituzione quando già una volta si opposero alla sua approvazione, nel 1999, e
non solo si opposero ma, per di più, furono coloro che attuarono il colpo di
Stato che pose termine ad essa, che destituì tutti i poteri e tutte le
istituzioni che avevamo scelto liberamente: l'Assemblea Nazionale, la Procura
Generale della Repubblica, i governatori, i sindaci. Come comprenderai, agiscono
in modo ipocrita, agiscono col proposito di impedire che il popolo venezuelano
decida il proprio destino.
Come vede il tema della rielezione presidenziale?
Il popolo è quello che decide se vuole che un presidente sia rieletto o no.
Inoltre, dal punto di vista borghese non possono dirci che ciò é male perché
essi l'hanno già fatto, e troppe volte, e dal punto di vista della democrazia
socialista mi sembra che il democratico, il corretto, è che il popolo possa
scegliere tra le diverse opzioni. Se un governante ha agito bene, e ha le
capacità per continuare a farlo, può essere scelto nuovamente.
Quali nuovi benefici portano le riforme alle maggioranza del popolo?
Nel progetto stiamo ampliando i diritti alla previdenza sociale delle
persone, a coloro che lavorano per conto proprio e non hanno accesso alla
previdenza sociale. Sono circa cinque milioni, non sono pochi; si avvantaggiano
anche le casalinghe. Il Venezuela assisteva ad un incredibile paradosso: un
paese immensamente ricco in risorse naturali e tuttavia la sua popolazione, per
più del 80%, viveva in stato di povertà. In questi anni abbiamo superato questi
debiti ma con grandi ostacoli perché i settori privilegiati si sono sempre
rifiutati che la maggioranza possa disporre di una parte delle risorse.
Quando il presidente Chávez ha presentato la Riforma propose cambiamenti solo in
33 articoli. L'Assemblea Nazionale e le proposte del popolo hanno elevato questa
cifra a 69. Come si incastonano nel progetto i differenti suggerimenti?
Abbiamo tenuto più di 5000 parlamentini di strada e raccolto molte opinioni;
proposte che si integrarono con quelle del presidente Chávez. Inoltre sono
articoli che, in qualche modo, sono connessi perché ciò che é alla base di tutta
la proposta è l'idea del potere popolare. Vogliamo anche che i consigli
comunali, che i consigli dei lavoratori, dei contadini, studenti, delle donne,
dei professionisti e tecnici, partecipino alla decisione giornaliera per
risolvere i problemi che soffriamo.
E quale è il suo pronostico per questa domenica?
La Riforma trionferà senza il minimo dubbio. Il problema per noi, i
rivoluzionario, è che non vogliamo semplicemente avere più voti
dell'opposizione, vogliamo che questa vittoria sia schiacciante, che partecipi
la maggior parte della popolazione elettorale, che abbia la maggior legittimità.
Stiamo parlando di una Costituzione profondamente riformata o, in pratica, si
tratta di una nuova Costituzione?
Noi non stiamo facendo una nuova Costituzione.
Stiamo precisamente sviluppando i principi che già si trovano nella Costituzione
vigente. Io inoltre le dico che ciò può spiegarsi storicamente: in un processo
rivoluzionario tutto va in maniera acelerata ed è logico che allo stesso modo
l'ordinamento giuridico vada trasformandosi in accordo con gli avvenimenti e
questo è esattamente quanto sta succedendo in Venezuela.
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