«Bisogna
continuare la battaglia fino alla fine»
lo ha detto Ricardo Alarcón alla Commissione Relazioni
Internazionali del Parlamento, che
12
giugno '08 - D.F Mexidor
La Commissione Relazioni Internazionali
del Parlamento ha approvato all’unanimità una Dichiarazione di condanna
alla sentenza della
Corte d’Appello
dell’Undicesimo Distretto di Atlanta, Georgia, con la quale la corte
formata da tre giudici ha confermato la colpevolezza dei Cinque
antiterroristi cubani, prigionieri nelle carceri USA, ha
confermato la sentenza per due di loro e ha sollecitato la revisione della
sentenza per gli altri tre, con una nuova udienza a Miami.
La Commissione, riunitasi in seduta
straordinaria, ha deciso di inviare il testo a tutte le analoghe
commissioni del mondo affinché si conosca, si denunci e si agisca contro
il perpetrarsi di un’ingiustizia.
“Faremo appello, solleciteremo la corte
affinché riveda la decisione. Ci proponiamo di utilizzare tutti gli
elementi e gli argomenti. Faremo appello al plenum dei giudici della Corte
d’Appello del Distretto di Atlanta e al Tribunale Supremo degli Stati
Uniti”, ha detto Ricardo Alarcón de Quesada, presidente del massimo organo
legislativo, spiegando ai deputati il contenuto delle 99 pagine della
recente decisione di Atlanta e che solo a Gerardo Hernández Nordelo
(doppio ergastolo più 15 anni) e René González Sehewerert (15 anni) sono
rimasti invariati i capi d’accusa e le condanne.
“Qualcosa che non è casuale”, ha aggiunto
Alarcón. Il primo è l’unico accusato del terzo capo d'accusa (cospirazione
finalizzata all’omicidio, quello che dà l’ingrediente politico a questa
causa) e il secondo era riuscito ad infiltrarsi nell’organizzazione
terroristica Hermanos al Rescate, da dove partivano gli aerei abbattuti
dal Governo cubano in territorio nazionale, nel febbraio 1996, in
legittima difesa della sua sovranità.
“Per costruire l’accusa contro Gerardo
c’è stata una chiarissima manipolazione dei fatti”, ha precisato. Questo
reato non era presente nell’accusa iniziale, fu aggiunto sette mesi dopo,
“convertendosi nell’asse del processo”, ha spiegato.
Alarcón, che è anche membro del Burò
Politico, ha ricordato come gli stessi giudici di Miami hanno riconosciuto
gli errori commessi al momento di scrivere la sentenza. Ha fatto poi un
appello a promuovere la solidarietà, ricordando che per vincere questa
battaglia l’unione è fondamentale. La stessa che hanno mostrato i Cinque.
« Bisogna continuare la battaglia fino
alla fine, uniti» ha concluso.
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Quando
il
9 agosto
2005,
il collegio di tre giudici della Corte d'Appello di Atlanta, in giusto ed etico
giudizio, ha ordinato un nuovo processo per i Cinque antiterroristi cubani
prigionieri nelle carceri degli Stati Uniti, per considerare che Miami non era
una sede accettabile per essere lì giudicati, sembrava che finalmente il sistema
giudiziario americano avrebbe fatto giustizia in questo lungo processo pieno di
arbitrarietà e di manipolazione politica.
Un anno dopo
la seduta plenaria della Corte, in un inedito verdetto nella storia giudiziale
degli Stati Uniti, si é pronunciata contro il parere dei suoi tre giudici,
convalidando il processo celebrato a Miami e rimesso di nuovo il caso al
collegio di tre giudici per prendere in considerazione altre osservazioni della
difesa.
Dopo lunghi mesi di attesa, lo scorso 4 giugno, il
gruppo di tre giudici, in un documento di 99 pagine, che distorce i fatti ed è
colmo di pregiudizi anticubani, ha stabilito che le argomentazioni della difesa
"mancavano di merito" ed ha ratificato i verdetti di colpevolezza dei Cinque
cubani antiterroristi e due sentenze, di René González (15 anni) e Gerardo
Hernández (due ergastoli più 15 anni). Allo stesso tempo ha annullato tre di
esse, Ramón Labañino (ergastolo più 18 anni), Antonio Guerrero (ergastolo più 10
anni) e Fernando Gonzalez (19 anni) inviandole alla Corte di Miami perché siano
nuovamente giudicati dalla stessa giudice, Joan Lenard, che ha imposto pene
così sproporzionate.
E' sorprendente che questa decisione sia divulgata nel contesto dell’attuale
processo elettorale nordamericano, in cui, come è noto, il tema Cuba, in
particolare in Florida, assume particolare significato, ed in un momento in cui
il governo degli Stati Uniti intensifica le sue manovre per dare permanente
protezione, negando di estradarlo in Venezuela, al noto e confesso terrorista
Luis Posada Carriles
- fuggito da un carcere venezuelano, mentre era giudicato per la
distruzione in pieno volo di un velivolo civile cubano con 73 persone a bordo -
violando così convenzioni internazionali contro il terrorismo, approvate dalla
comunità internazionale.
Non è neppure sorprendente che la decisione sia stata redatta, a nome del
collegio, da un giudice, William Pryor, la cui nomina come giudice federale, dal
Presidente Bush, è stata molto controversa per le sue posizioni di estrema
destra, ed ha generato denunce in importanti ambienti politici e nell'opinione
pubblica americana. Questo giudice, va ricordato, è stato confermato nel suo
incarico, con 45 voti contrari, dal Senato USA, attraverso una soluzione
negoziata dall’attuale candidato presidenziale repubblicano, John McCain.
La Commissione permanente per le Relazioni Internazionali dell'Assemblea
Nazionale del Potere Popolare, facendo sua la giusta indignazione dei deputati
dell'Assemblea Nazionale, di tutto il popolo cubano e delle famiglie dei nostri
Cinque compatrioti, condanna questa assurda decisione e la nuova manipolazione
di cui è oggetto questo arbitrario processo e invitano i parlamenti di tutto il
mondo, le loro commissioni per le relazioni internazionali, i diritti umani,
questioni giuridiche e gruppi parlamentari di amicizia con Cuba, a che prendano
posizione contro questa nuova ingiustizia e la denuncino alle autorità degli
Stati Uniti, gli organismi internazionali e organizzazioni per i diritti umani,
come pure ad intraprendere qualsiasi altra azione che possa contribuire a che si
faccia giustizia per questi cinque Cubani che, prossimi a compiere 10 lunghi
anni di ingiusta e crudele reclusione, sono sottoposti a inumane punizioni,
privati delle visite regolari delle loro famiglie, e due di loro, senza nessuna
visita dalle loro mogli, solo sono imprigionati per essere cubani che lottavano
contro i gruppi terroristici, protetti dalle autorità nordamericane, di stanza
nel sud della Florida.
Comitato Permanente per le Relazioni Internazionali
Assemblea Nazionale del Potere Popolare
L'Avana, 11 giugno 2008
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