Il presidente ecuadoriano,
Rafael Correa, ha dichiarato che il suo Governo non sarà tranquillo fino a
quando la comunità internazionale non condanni duramente la Colombia, per aver
violato la sovranità del suo paese.
«Abbiamo fatto ricorso a tutti
i mezzi diplomatici, pacifici e democratici
(nell'OSA), però non permetteremo che l’aggressore resti
impunito (…) l’Ecuador saprà far rispettare la sua sovranità e rispondere
all’oltraggio dell’aggressore», ha dichiarato Correa al termine della riunione
con il suo omologo venezuelano, Hugo Chávez.
Correa ha auspicato che la
OSA (Organizzazione Stati Americani) sancisca
l’inviolabilità delle frontiere, ma ha considerato negativa la non condanna
dell’organismo panamericano al Governo di Uribe, cosa che spera venga fatta
nella prossima riunione dei ministri degli Esteri.
Il presidente venezuelano ha
denunciato l’attacco militare colombiano in territorio ecuadoriano, nel quale
sono morti, sotto i bombardamenti mentre dormivano, oltre 20 membri delle
FARC,
tra i quali Raúl Reyes, uno dei leader del movimento, definendolo un crimine di
guerra.
Chávez ha fatto un appello
affinché non si permetta la nascita di un nuovo “Israele” in Sud America,
precisando che sarà Álvaro Uribe ad essere condannato dal tribunale
internazionale per crimini di guerra.
Il Presidente del Venezuela ha
confermato, inoltre, la sua disponibilità a collaborare ancora per un accordo
umanitario per la Colombia.
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Il presidente dell’Ecuador,
Rafael Correa, ha annunciato dalla catena
Gli esperti sospettano
implicazioni militari degli USA in Ecuador
Specialisti del
prestigioso centro nordamericano d’investigazione COHA hanno segnalato con
un comunicato di lunedì 3 marzo, la forte possibilità che gli Stati Uniti
siano coinvolti nell’incursione militare colombiana in Ecuador, l’
operativo che ha provocato la morte del comandante delle Forze Armate
Rivoluzionarie della Colombia (FARC), Raúl Reyes.
Gli analisti del Council
on Hemispheric Affairs si interrogano in particolare sul ruolo giocato da
Southcom, il detto Comando Sud degli USA con base a Miami, che maneggia le
operazioni statunitensi nella pianificazione, il rifornimento e la
realizzazione dell’intervento colombiano in territorio ecuadoriano.
Ci sono indizi certi per
speculare che il piano, interamente, aveva un livello troppo sofisticato
per i militari della Colombia che normalmente sono giudicati
"incompetenti, corrotti e vincolati al traffico di droghe, poco disposti
ad affrontare i pericoli", afferma il documento.
Fondata nel 1975, COHA è
un "contenitore pensante" descritto come "un gruppo di accademici
nordamericani, esperti in temi emisferici".
"L’apporto nordamericano
può aver compreso la consegna di dati d’intelligenza basati nei
ricercatori satellitari di alcuni dei molto numerosi addestratori nel
paese" ha precisato COHA, indicando che è stato autorizzato anche l’uso di
elicotteri Black Hawk provenienti dal Plan Colombia.
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Forti dichiarazioni di Hugo Chavez
Il presidente
venezuelano, Hugo Chávez, ha definito “criminale, bugiardo, paramilitare e
lacchè degli Stati Uniti”, il presidente della Colombia, Álvaro Uribe, ha
informato PL.
Chávez nel suo programma
domenicale Aló Presidente, durante il quale ha conversato con il
presidente ecuadoriano Correa, ha detto ha comunicato la sua indignazione
per l’assassinio del leader delle FARC Raúl Reyes.
"Non c’è stato nessun
combattimento: è stato un volgare assassinio”, ha sottolineato ed ha
denunciato che i media dell’oligarchia colombiana si sono rallegrati per
l’uccisione di Reyes ed hanno cercato di squalificarlo, accusandolo di
dirigere una rete di narcotraffico.
Chávez ha ordinato la
chiusura dell’ambasciata venezuelana a Bogotà ed ha inviato 10
battaglioni, carri armati e aerei alla frontiera con la Colombia, dopo
l’attacco dell’esercito colombiano a un distaccamento delle FARC in
territorio ecuadoriano. |
di televisione che il suo
governo ha deciso di mobilitare le truppe alla frontiera con la Colombia ed ha
espulso dal suo territorio l’ambasciatore di Bogotá a Quito, Carlos Holguín,
come risposta alla violazione della sovranità fatta dal vicino paese, ha
informato DPA.
Correa ha annunciato d’aver
convocato immediatamente il Consiglio Nazionale di sicurezza e la riunione del
Consiglio Permanente dell’Organizzazione degli Stati Americani, OEA, della
Comunità Andina delle Nazioni, CAN, e del MERCOSUR, per trattare quello che ha
definito “la più grave premeditata e verificata aggressione che il presidente
Álvaro Uribe ha sferrato contro l’Ecuador”.
Correa ha sottolineato la sua
indignazione per le spiegazioni ufficiali della Colombia, date dopo la nota di
protesta dell’Ecuador.
Il governo della Colombia
sostiene nella nota di non aver violato la sovranità del paese vicino e d’aver
attuato per legittima difesa.
“Ma non è più sufficiente la
spiegazione della Colombia, ha aggiunto il presidente ecuadoriano, perchè il
nostro territorio è stato bombardato e oltraggiato da un governo straniero. La
situazione è grave e inaccettabile. Le forze armate della Colombia, con il
pretesto di un attacco delle FARC, hanno sferrato un attacco pianificato contro
l’Ecuador e la sua sovranità”.
“Uribe mente al mondo", ha
dichiarato il presidente ecuadoriano, che ha assicurato che l’azione è stata
deliberata e che l’Ecuador non ammette impunità, per cui si è messo in
comunicazione con i presidenti latino americani, cercando appoggio e per
proporre un meccanismo che non ha specificato, per evitare
l’internazionalizzazione del conflitto colombiano.
“L’incursione aerea dei
militari colombiani è stata di oltre 10 chilometri, per realizzare un massacro
nel quale è morto il leader delle FARC, Raúl
Reyes. Sono stati trovati 18
cadaveri, alcuni con pallottole nella schiena e quasi tutti in pigiama, fatto
che evidenzia che non ci furono scontri e tanto meno l’uso di legittima difesa
che la Colombia assevera”
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“Per noi, la Patria è
l'America”, disse Bolivar, e questa sentenza, che sembrava utopica, o sempre
tradita dalla rassegnazione o dalla sottomissione dei governi del continente ai
poteri onnicomprensivi, si sta facendo realtà. Ed è la più gradita notizia per
un continente che, per la volontà dei nostri popoli, per l'onestà ed oggi
patriottismo di governanti conseguenti col cambiamento di epoca, cammina unito
verso l'esercizio della vera democrazia e dell'autentica sovranità.
Una delle manifestazioni di maggiore emancipazione è la creazione di una Nuova
Architettura Finanziaria, capace di cambiare e di scacciare per sempre le tare
dell'egoismo, dell'isolamento e della concorrenza fratricida per le risorse tra
i nostri popoli e paesi; una nuova architettura finanziaria che elimini la
subordinazione agli organismi finanziari internazionali e superi i limiti
dell'integrazione puramente commerciale, come le profonde asimmetrie in cui ha
vissuto, o per meglio dire in cui è sopravvissuta, la regione.
La lunga notte neoliberale non solamente produsse dipendenza economica, bensì
un'obbedienza negligente delle élite ad entità apolidi che maneggiarono, in
maniera periodica e di routine, le chiamate “politiche di accomodamento”,
destinate a depredare i popoli ed a soggiogare i governi, con lo scopo quasi
esclusivo di garantire il servizio del debito esterno.
Per l'usurpazione e l’usufrutto si servirono, per esempio, nel mio paese, della
ricezione di entità chiave, come la Banca Centrale, messo, attraverso assurde
autonomie, al servizio del capitale finanziario nazionale e multinazionale.
Erano autonomi del paese, ma completamente sottomessi alle burocrazie
internazionali del Fondo Monetario e della Banca Mondiale, nominando dei
funzionari il cui unico interesse si limitava ad ottenere uno spazio in quegli
organismi.
La situazione arrivò a tali livelli di vergogna che l'ufficio dell’FMI si
trovava nella stessa Banca Centrale dell'Ecuador, ufficio per il quale non si
pagava nemmeno un affitto.
Dalla Dichiarazione di Quito, agli inizi di maggio di questo anno, c'è questa
nuova fase di integrazione latinoamericana orientata verso la costruzione di una
nuova architettura finanziaria regionale;
consiste in:
- La Banca del Sud come cuore di una rete di banche di sviluppo orientate verso
uno schema alternativo;
- L'articolazione delle banche centrali latinoamericane intorno ai compiti della
stabilizzazione e la riduzione delle asimmetrie strutturali, col Fondo del Sud
come asse centrale;
- La convergenza verso uno schema monetario comune a partire dallo sviluppo di
un sistema di pagamento sostentato su una moneta di un conto bancario regionale.
La Banca del Sud, capitalizzata con apporti di tutti i paesi membri, permetterà
di cominciare a mettere fine a questa friabile ed inutile dipendenza
politico-finanziaria. Dico inutile, perché in un incomprensibile masochismo
finanziario, l'America Latina ha più di 250 mila milioni di dollari depositati
dalle banche centrali fuori dalla regione e, paradosso del paradosso,
particolarmente nel primo mondo, col pretesto di “sicurezza” e “liquidità.”
Tuttavia, per risolvere questo problema, la Banca del Sud è ancora
insufficiente. Il sommare la nostra capacità di risparmio ci permetterà di
moltiplicare il nostro potenziale di finanziamento di progetti, soprattutto per
l'integrazione regionale. Tuttavia, richiediamo anche di un Fondo del Sud che
permetta unire le riserve depositate fuori dalla regione. In forma analoga alla
Banca del Sud, la somma delle nostre riserve permetterà di moltiplicare la
nostra capacità di rispondere a crisi finanziarie e di bilancio dei pagamenti,
come utilizzare queste valute per il finanziamento dello sviluppo dei nostri
paesi.
Non esiste nessun impedimento tecnico né finanziario per ottenere questi
obiettivi, si tratta solo di decisione politica, visione storica, e di superare
le trappole istituzionali che ereditiamo dalla lunga e triste notte neoliberale.
A
mo' di esempio di dette trappole, e col vostro permesso, utilizzerò nuovamente
il caso ecuadoriano.
L'Ecuador è ufficialmente un paese “dollarizzato”, assurdità tecnica della quale
parleremo in un'altra opportunità, benché l’Argentina, con la nefasta esperienza
della convertibilità, sappia molto bene a che cosa mi riferisco. Il nostro Piano
di Sviluppo fino al 2010 richiederà di circa 4500 milioni di dollari addizionali
di investimento. In questi momenti, l'Ecuador conta con circa 4000 milioni di
dollari in riserve. Nella “dollarizzazione”, le riserve non sono oramai il
risultato del bilancio dei pagamenti, ma consistono essenzialmente in depositi
del settore pubblico, includendo quello di previdenza sociale, nella Banca
Centrale. Per legge, l'autonoma Banca Centrale, non il Governo, maneggia queste
riserve, e li ha invertite negli Stati Uniti, con rendimenti del 3 o 4%. Cioè,
col risparmio pubblico, stiamo finanziando il paese più ricco del mondo, mentre,
d'altra parte, ci sono ancora gruppi che pretendono che ipotechiamo il paese
affinché ci possano arrivare un po’ di briciole degli eufemisticamente chiamati
capitali internazionali. E per finire con questa fiera dell'assurdo, nella
“dollarizzazione” non si hanno bisogno di riserve, e, detto sia di passaggio…
neanche della Banca Centrale!
L'indipendenza finanziaria si deve raggiungere per rispondere alle nostre
necessità, priorità e realtà. Con le nostre proprie risorse possiamo creare
questa banca di sviluppo ed il nostro fondo di stabilizzazione, senza ricatti,
senza accomodamenti, senza lettere di cattive intenzioni.
Non solo questo, niente impedisce di mettere le basi per la creazione di un
sistema monetario comune. Domani stesso possiamo avere la nostra propria unità
di conto per registrare le transazioni dentro la regione. Posteriormente e col
Fondo del Sud come Banca Centrale Regionale, niente, ripeto, niente impedisce di
avere una moneta regionale e liberarci così anche dalla sottomissione di
utilizzare riserve in monete straniere. In questo modo, la moneta comune
sud-americana, e magari latinoamericana, farebbe parte fondamentale e decisiva
di questa integrazione che deve superare il fatto commerciale per approfondire
una comunione di interessi nel campo monetario, finanziario e, ovviamente,
politico.
Bolivar c'allertò sulla nostra condizione di “consumatori” ubbidienti; e,
specialmente, per la condizione di essere messi al margine dove la
colonizzazione ci sottomise in tutti i temi pubblici. Così, diceva nella sua
Lettera della Giamaica:
“(…) ci hanno vessati con una condotta che, oltre a privarci dei diritti che ci
corrispondevano, ci lasciavano in una specie di infanzia permanente rispetto
alle transazioni pubbliche.”
Quell'alito di sovranità e dignità è oggi presente nella creazione della Banca
del Sud, e nella prospettiva della nuova architettura finanziaria del
continente, per la quale, insisto, solo si richiede la nostra decisione
politica.
Compagni Presidenti: le parole di Bolivar rimbombano a Buenos Aires, e mi
permetto di citare un'altra sentenza bolivariana che può servire da epigrafe a
questa nuova epoca che oggi celebriamo:
“La legittimità di un governo devono esaminarla solo i suoi sudditi e non gli
stranieri. Io non so realmente l'obbligo che abbia nessun estraneo per chiedere
titoli di nascita di nessun Governo.”
Per il Liberatore Bolivar; per il generale San Martin; per Eloy Alfaro; per gli
eminenti ed i Liberatori; per un futuro sovrano ed orgoglioso del nostro
continente; per la Banca del Sud e per la nuova architettura finanziaria
regionale.
Per la Nostra America, Terra Sacra
Hasta la victoria sempre!
Buenos Aires, 9 dicembre 2007
*l’autore è il presidente democraticamente eletto in Ecuador dal 19 gennaio
2007-traduzione di Ida Garberi
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