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20 febbraio '08 - www.granma.cubaweb.cu |
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Editoriale di chiusura
de Mesa Redonda |
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Compatrioti: oggi tutti ci siamo svegliati emozionati per il messaggio del Messaggio del Comandante in Capo che ha annunciato che non aspirerà nè accetterà l’incarico di presidente del Consiglio di Stato e di Comandante in Capo dell’Assemblea Nazionale che si costituirà il 24 febbraio.
Ognuno di noi ha ricevuto la notizia con la dose d’emozione derivante
dall’annuncio che non sarà più alla guida del nostro Stato quella persona che, come una volta disse il Che e molte volte disse Raúl, si è guadagnato il diritto di dirigerci perché è stato il primo nella Moncada, nel Granma, sulla Sierra, a Girón... Ossia, Fidel sono 50 anni che offre un esempio di dedizione totale alla sua Patria e al suo popolo, al punto di non curarsi della sua salute e della sua vita personale.
In un modo o in una altro tutti abbiamo ricevuto la notizia con un insieme di tristezza e di orgoglio, perché Fidel, il nostro Fidel lascia i suoi incarichi storici e ci dice senza drammi che “sarebbe tradire la sua coscienza accettare una responsabilità che richiede mobilità e impegno totale che io non sono in condizioni fisiche d’offrire”.
Conseguente sino alla fine, come lui stesso ha detto, lo fa con straordinaria dignità in un momento in cui il popolo ha espresso con una partecipazione straordinaria la continuità di un progetto assediato da parte del più potente impero della storia.
Dieci amministrazioni imperiali si sono proposte di sgominarlo, bloccarlo, assassinarlo e tutte sono state sconfitte nei loro criminali propositi.
Fidel ci ha annunciato la sua decisione con la certezza che siamo preparati per capirlo, perché siamo, cosa rara nel mondo di oggi, un paese organizzato, forte e unito: forte per le sue conoscenze e la sua resistenza, addestrato nel mestiere di mantenere al suo posto il più crudele e spietato degli avversari per mezzo secolo. Fidel cede le sue funzioni e in una Rivoluzione vittoriosa e non chiede riconoscimenti ed onori, ma di “mantenersi come un soldato delle idee”. Non possiamo fare altro che capire e accettare con la reverenza del nostro maggior rispetto questa umile grandezza delle sue decisioni.
Oggi Fidel ha sconfitto di nuovo il nemico che per 50 anni ha assediato la nostra casa comune e che non smetterà di farlo, ora più che mai con furia, ma con sempre più scarsi risultati come è stato provato già tante volte, perché siamo meglio preparati di fronte a qualsiasi rischio che possa sopraggiungere.
Confermiamogli quel che lui ha definito “il suo primo obbligo di tanti anni di lotta”: la nostra preparazione per la sua assenza psicologica e politica è compiuta, come tutte le emissioni che lui ha guidato e diretti in questi bellissimi anni con tanta brillante capacità. E aspettiamo la sua prossima Riflessione, arma indispensabile del nostro arsenale per i nuovi tempi e le prossime battaglie.
VIVA FIDEL! VIVA RAÚL! VIVA LA PATRIA UNITA CHE LORO HANNO FONDATO E CHE SARÀ DIFESA DA TUTTO IL POPOLO!
¡HASTA LA VICTORIA SIEMPRE!
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