2009: 50º ANNO DEL TRIONFO DELLA RIVOLUZIONE
Di vittoria in vittoria Quando lavoriamo uniti e in forma organizzata, si moltiplicano i frutti degli sforzi
Discorso pronunciato dal Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri della Repubblica di Cuba, compagno Raúl Castro Ruz, nel Secondo Periodo di Sessioni della VII Legislatura dell’Assemblea Nazionale del Poder Popular, nel Palazzo delle Convenzioni, il 27 dicembre del 2008, "50º Anno della Rivoluzione". |
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"Compagne e compagni:
ci separano pochi giorni dalla fine di un anno in cui il paese ha affrontato compiti difficili con i va e vieni dell’ economia mondiale in declino sostenuto e si sono sommati fenomeni naturali sempre più imprevedibili e devastatori. In Cuba e nel resto dei Caraibi e dell’America Latina si alternano siccità, uragani e inondazioni di intensità e frequenza crescenti.
E' stata una nuova opportunità perchè milioni di cubani ponessero di nuovo in luce questa fibra di coloro che non si fanno piegare dalle difficoltà, anche se sembrano insuperabili. Inoltre si è reiterato che quando lavoriamo uniti e in forma organizzata e solidale, si moltiplicano i frutti degli sforzi e delle risorse investite.
Il recupero dei danni provocati dagli ultimi tre uragani in generale marcia in maniera soddisfacente e si apprezzano già i risultati di un lento recupero delle produzioni agricole. Inoltre sono stati fatti importanti investimenti per equipaggiare le brigate che eleveranno decisamente le possibilità di costruzione delle case. Operano già nel paese le prime quattro grandi brigate destinate al movimento di terra indispensabili per la nuova urbanizzazione.
Sono stati acquistati anche nuovi strumenti e materiali per la costruzione delle strade, delle ferrovie e per ricostruire le reti elettrica e delle comunicazioni e lo abbiamo fatto in tempi minori di quelli di situazioni precedenti, anche se i danni sono stati maggiori.
Sono solo alcuni esempi di quanto è stato fatto durante gli ultimi mesi. Nonostante questo dobbiamo essere coscienti dell’importanza di questo compito, in particolare per il recupero delle case.
Sono più di 500.000 le case danneggiate dagli uragani quest’anno, in 35 municipi, e in altri 12 ce ne sono state 70.000 danneggiate dai cicloni negli anni precedenti. Tra tutte ne dobbiamo riparare o ricostruire totalmente ancora il 77 %. Mi hanno assicurato che potremo terminare in tre anni, ma dobbiamo essere realisti, non ingannarci, dato che con uno sforzo continuato si dovrà lavorare tra tre e sei anni.
Senza dubbio in mezzo ad una situazione di lavoro e sacrificio della maggioranza, alcuni hanno tentato di lucrare in questa situazione alle spalle delle necessità dei loro compatrioti ed hanno ricevuto la ferma risposta degli organi dell’Ordine Interno, della Procura e dei Tribunali, appoggiati dalla popolazione attraverso le organizzazioni di massa.
Dev’essere chiaro che non retrocederemo nel proposito di rafforzare le istituzioni, la disciplina e l’ordine in tutte le sfere del paese, senza le quali semplicemente non sarà possibile avanzare.
I risultati economici raggiunti nel presente anno sono stati presentati sia in questa sessione generale, che nei giorni precedenti.
La realtà economica avversa presente praticamente per tutto il 2008, unita alle molte ore che la direzione del Paese ha dovuto dedicare alla ricerca delle migliori alternative per garantire, nonostante le difficoltà, l’alimentazione, la salute, l’educazione e la soddisfazione delle altre necessità di base del nostro popolo, obbligata a situare come seconde priorità lo studio e l’adozione di decisioni per temi anche importanti.
In altri temi siamo riusciti ad avanzare, ponendo le terre oziose nelle mani di coloro che possono e sono disposti a farle rendere. Questo e un fronte decisivo nel quale si deve stare allerta per qualsiasi ritardo e violazione di quanto stabilito.
Inoltre ci sono progressi nella produzione e nella distribuzione locale del latte e del resto degli alimenti che è possibile produrre nel paese, nella razionalizzazione del trasporto e del suo incremento, quando è stato possibile; nella costruzione di grandi opere idrauliche, acquedotti e sistemi di fognature o la riparazione dell’esistente in varie città. La crescita sostenuta del turismo e una modesta crescita della sostituzione delle importazioni, per menzionare solamente alcuni dei compiti più importanti.
Questo ha permesso d’affrontare meglio la crescita delle spese come conseguenza delle perdite provocate dai cicloni che ci hanno colpito e anche, in misura maggiore, l’aumento smisurato salvo le oscillazioni congiunturali dei prezzi.
Per gli alimenti, per esempio, quest’anno il paese ha dovuto pagare 907 milioni di dollari più che nel 2007 e su questa cifra 840 milioni sono dovuti agli aumenti di prezzo. Nelle ultime settimane sono calati, ma questo è avvenuto maggiormente per le nostre esportazioni principali.
Il prezzo medio del nichel nel 2008 è stato del 41% inferiore a quello del 2007 e dell’80% in meno del record ottenuto nello stesso anno. Inoltre sono diminuiti il prezzo dello zucchero e dei prodotti del mare che Cuba esporta.
La crisi finanziaria provocata dagli Stati Uniti ha avuto una rapida evoluzione, sino a divenire una crisi economica globale, che il compagno Fidel aveva pronosticato un decennio fa, la più profonda in 80 anni.
La realtà è che nessun Premio Nobel d’economia, nessuna scuola di pensiero economico, nessun organismo internazionale può stabilire con certezza quando e dove giungerà.
L’anno prossimo presenta grandi incertezze nell’economia mondiale e dobbiamo prepararci ad affrontare questo serio problema, che ci sta già danneggiando in maniera apprezzabile.
Nonostante tutte le difficoltà, l’economia è cresciuta anche se meno di quanto pianificato e in questo hanno influito in modo determinante, come ho detto prima, le perdite provocate dagli uragani, con un ammontare vicino ai dieci mila milioni di dollari, cioè circa il 20% per PIL dell’anno in corso.
Per la sua importanza insisto in un’idea che ho già espresso altre volte: nessuno, nè un individuo, nè un paese, possono darsi il lusso di spendere in continuazione più di quello che ricevono per la vendita delle loro produzioni o per i servizi che prestano.
Lo scenario sfavorevole dell’economia mondiale e le nostre stesse difficoltà esigono d’ottimizzare le possibilità che ci offrono le relazioni economiche mutuamente vantaggiose, le relazioni economiche che abbiamo sviluppato con nazioni amiche di tutti i continenti e soprattutto con la fraterna Repubblica Bolivariana del Venezuela, fomentate personalmente dal suo presidente, il compagno Hugo Chávez Frías.
Il nostro dovere elementare è aggiustare le spese in moneta forte ai volumi che siamo in condizione di far entrare; è una battaglia in cui la vittoria dipende dal lento incremento della produzioni destinate all’esportazione o che sostituiscono le importazioni con efficienza e risparmio, garantendo una maggiore e miglior offerta di servizi alle persone di altri paesi che, come nel turismo e la sanità, apportano considerevoli entrate. Inoltre è una necessità imperiosa e costituisce un dovere elementare con le future generazioni. Non sarebbe etico aumentare le spese non produttive al costo di debiti, che i nostri figli e nipoti dovrebbero poi pagare.
In conseguenza, tra le altre misure, abbiamo deciso di ridurre del 50% le spese previste per i viaggi all’estero degli organismi e lo stesso è indicato per il settore delle imprese. L’obiettivo non è diminuire i compiti o le gestioni necessarie, ma farlo con maggior razionalità.
Non si tratta di un cambio nella strategia economica adottata, al contrario, significa essere totalmente conseguenti con lei; non abbiamo messo da parte nessuno dei temi di cui si è parlato negli ultimi tempi. Ad ogni tema sono state applicate le misure parziali permesse dalle circostanze: avanzeremo senza fretta od eccessi d’idealismo, con le risorse disponibili e alla conclusione degli studi necessari, strettamente relazionati con quanto precede, dobbiamo essere coscienti che per risolvere lentamente le distorsioni esistenti nel sistema salariale, dobbiamo eliminare le gratuità indebite e i sussidi eccessivi. Al contrario, semplicemente, i conti non quadreranno. Due più due fa sempre quattro, mai cinque, e dobbiamo attuare con realismo e adattare tutti i sogni alle vere possibilità. Questo significa compiere con il principio socialista che dice che ognuno deve ricevere secondo il suo lavoro.
Le gratuità vanno limitate strettamente per assicurare a tutti i cittadini, alla pari, le questioni vitali come l’educazione, la salute e la sicurezza, con l’assistenza sociale, assieme alla cultura e lo sport. Per mantenere i livelli attuali dovremo produrre di più e incrementare le entrate del bilancio, dato che le spese crescono ogni anno.
Il compito non è semplice e necessita di comprensione e dell’appoggio di tutti.
Un esempio di questo è l’analisi del Consiglio dei Ministri.
Voi (deputati) siete stati informati ampiamente ieri su come eliminare la pratica di garantire piani di vacanze, offerte gastronomiche e altro a prezzi fortemente sussidiati, che si offrivano a quadri, lavoratori segnalati e ad altri settori della popolazione.
Il costo annuale in moneta forte per questo concetto era di quasi 60 milioni di dollari e forse anche di più se consideriamo la parte del sussidio che riceve il settore dei campeggi: superiamo i 60 milioni. Questo è il solo paese del mondo che fa queste cose. S’intenda bene: non è che si mette in dubbio se queste possibilità sono state davvero meritate o limitare il diritto d’andare in questi centri, ma solo se è razionale mantenere una formula di stimolo così costosa nelle difficili circostanze attuali e anche in altre.
È noto che la gran maggioranza delle persone non apprezza giustamente una gratuità e un elevato sussidio generalizzato come parte della retribuzione che riceve, nella quale considera solo il salario.
Ieri abbiamo discusso ampiamente questo tema, ma ci sono molte altre sfaccettature che continueremo a discutere ed abbiamo segnalato, senza che ci tremi la voce, che si devono analizzare lentamente, per eliminarle assieme al processo di dare un vero valore al salario. Non c’è altra soluzione.
La priorità degli altri temi ci ha impedito di concludere gli studi e presentare a questa sessione dell’Assemblea la nuova composizione del Governo e per questo vi chiediamo di rimandare le decisioni, dato che questo non implica che, puntualmente come si è fatto, si realizzino altri cambiamenti nel trascorso del 2009.
Questi temi sono intimamente vincolati alle trasformazioni strutturali e di concetti che si devono sottoporre alla considerazione e all’approvazione del VI Congresso del Partito.
Per esempio, s’incontrano in una tappa molto avanzata gli studi per la creazione della Corte dei Conti della Repubblica, come organo gerarchicamente superiore agli organismo dell’amministrazione centrale dello Stato, che sarebbe subordinata direttamente al Consiglio di Stato. Abbiamo il proposito di presentare questa proposta nel prossimo periodo di sessioni dell’Assemblea.
Il progetto prevede che questo organo assuma le funzioni dell’attuale Ministero di Consulenza e Controllo, alle quali si aggregano altre, poiché si prevede di assegnarle più facoltà di quelle che suole avere in determinati paesi, limitate fondamentalmente al controllo dei fondi pubblici.
Detto in breve, vogliamo che contribuisca in maniera decisiva a rafforzare l’esigenza del compimento stretto del dovere per tutte le strutture della direzione, senza soppiantare le loro responsabilità, nè ai ministri o ad alcun altro funzionario.
Incluso i casi in cui si scopre l’assenza di norme o di regole, promuoverà la loro elaborazione per presentarle di fronte alle istanze corrispondenti. In molti luoghi questa situazione è presente sia nell’impresa come nella nazione.
Dove è scritto quali sono i doveri, quali sono le funzioni per le quali voi dovete dirigere il loro lavoro e realizzare le esigenze nel compimento del dovere di ognuno, come hanno segnalato qui vari deputati, riferendosi a temi molto concreti? Assenza totale di norme e di regolamenti. Questa Corte dei Conti della Repubblica inoltre controllerà tutto questo e amplio il concetto perchè è ora di cominciare a vedere cosa manca, per regolare l’area di lavoro di ognuno.
Tutto necessita regole come guida sulla quale basare il lavoro: esigere significa controllare, educare, orientare, prevenire e far compiere quanto disposto, ma tutto questo dev’essere compiuto; quando disposto dev’essere scritto, non dev’essere quel che va bene a uno o all’altro.
Se a un certo punto qualcuno va sanzionato, non ci possiamo limitare ai diretti esecutori delle violazioni: si devono includere anche coloro che con la loro attuazione negligente propiziano o permettono che avvengano, ossia i detti responsabili collaterali che sono precisamente coloro che non esigono.
Per molti anni ho meditato su queste questioni, analizzando prima di tutto il mio stesso lavoro e poi quello degli altri e sono giunto alla conclusione che uno dei nostri problemi fondamentali è la mancanza d’esigenza sistematica a tutti i livelli. Osservate, meditate, guardate da una parte e dall’altra e guardatevi anche dentro.
Si dev’essere sempre disposti a cercare i problemi e ad affrontare le incomprensioni. Dirigere, in primo luogo, è saper esigere. Non si può dirigere e controllare e nello stesso tempo essere tolleranti e disimpegnare il ruolo di buona gente, come si dice popolarmente.
Per questo ci sono diversi qualificativi affibbiati, generalmente denigranti per coloro che attuano come si deve fare realmente.
Non è nemmeno possibile dirigere senza dominare le disposizioni e i documenti rettori del nostro lavoro. Non siamo abituati a lavorare seguendo i nostri documenti e quando ne appare uno, leggiamo il titolo e lo mettiamo a riposare nel cassetto.
Dobbiamo dirigere e dirigere il lavoro con i documenti rettori approvati ai livelli corrispondenti, preferibilmente discussi in maniera democratica, con la partecipazione di tutti coloro che debbono partecipare e di coloro che devono farli rispettare.
Questo esiste in poche istituzioni del paese e in poche – si fa, ma in poche - si seguono regole da quando uno entra in un organismo a quando lo seppelliscono, se muore nello stesso organismo, sapendo che si deve fare in ogni caso.
Cito questi due estremi. Ma ci sono altri dove non esiste dirigenza e sono comuni le violenze incoscienti, come cosa naturale dei regolamenti ufficiali e delle leggi della Repubblica e di questo Parlamento e non succede niente.
Dicevo che non è possibile dirigere senza dominare le disposizioni e i documenti rettori del nostro lavoro.
Purtroppo non tutti hanno l’abitudine di studiarli o di consultarli con la periodicità necessaria, che è la sola forma di applicarli in maniera conseguente. La Corte dei Conti non eliminerà da sola questi problemi che derivano da vizi radicati, così radicati come il marabù; ma il marabù si strappa e si brucia. Dalla terra che oggi perlomeno è protetta dal marabù si possono produrre frutti utili per il paese.
La Corte dei Conti contribuirà alla battaglia che stiamo portando avanti contro questo, come l’appoggio di altri organismi, soprattutto della Procura Generale della Repubblica, assieme al Partito ed ad altre istituzioni non statali che rappresentano in congiunto tutta la società.
Daremo il massimo appoggio a questi impegni, passo a passo e senza estremismi, ma in forma sempre più rigorosa ed energica. Meditate su questa questione che ho appena detto e osservate.
Nella sessione precedente dell’Assemblea ci eravamo concentrati su due temi principali: la nuova Legge di Previdenza Sociale e la necessità d’incrementare l’incorporazione al lavoro, la produttività e l’efficienza.
Coincido con le opinioni espresse: abbiamo approvato una legge di Previdenza Sociale giusta, rispettosa degli interessi dei lavoratori e che considera anche le realtà economiche e demografiche del paese.
Come ha informato la nostra stampa il 2008 si caratterizza con un leggero aumento della natalità rispetto agli anni precedenti, ma questo non significa ancora un cambio nella tendenza sostenuta all’incremento dei cittadini d’età avanzata rispetto ai giovani, con la conseguente diminuzione progressiva della popolazione attiva nel settore del lavoro.
Sono ragioni che non si possono ignorare e molto difficili da invertire, che impongono la necessità d’aumentare l’età del pensionamento e questo lo ha compreso la maggior parte dei nostri lavoratori dopo profonde discussioni, durate le quali è stata ascoltata l’opinione di tutti.
Nel mese di giugno scorso abbiamo richiamato nelle aule i maestri e professori pensionati o che avevano smesso d’insegnare per diverse ragioni; la risposta ha giustificato la nostra aspettativa. Ci fa piacere complimentarci con settemila educatori che hanno risposto e che oggi apportano la loro esperienza e le loro conoscenza a differenti livelli d’insegnamento, soprattutto nelle elementari, le medie e i licei dove si presenta il più forte deficit di docenti.
È stato un rinforzo molto importante per l’insostituibile e dedito distaccamento che i nostri educatori costituiscono. Lo dimostrano gli altri novemila che, superata l’età della pensione, continuano a lavorare.
Questo compito non si conclude qui, soprattutto nelle province che hanno ottenuto sinora minori risultati.
Questo era già avvenuto con i 1600 ingegneri, i tecnici di livello medio e gli operai specializzati che erano già pensionati e ritornarono nelle FAR. La maggioranza per partecipare a importati compiti di modernizzazione del nostro arsenale e di altri mezzi di difesa, tema del quale ho parlato nella sessione precedente dell’Assemblea; 1600 pensionati che ritornarono.
Sono esempi che dimostrano che il nostro popolo risponde sempre quando si lavora seriamente con argomenti solidi e una corretta organizzazione.
In quell’occasione avevo anche detto che ogni provincia deve garantire oltre ai professori necessari, i costruttori, i poliziotti e il resto della forza lavoro. oggi deficitaria. Qualcosa è avanzato: nel primo semestre si sono iscritti ai corsi di formazione della polizia 867 giovani della capitale della Repubblica e ugualmente avviene con il corso che inizierà nel febbraio del 2009.
Le province più in ritardo sono quelle di Matanzas e La Habana.
Nella prossima sessione dell’Assemblea lo ricorderò di nuovo, perchè non venga dimenticato.
A proposito dei costruttori, devo dire che la risposta è molto, ma molto insufficiente in questo settore indispensabile per lo sviluppo del paese sotto ogni aspetto e per le migliaia di case che dobbiamo costruire.
Sono passi nel mezzo di un’insieme di misure che dovremo adottare in continuazione, sino a quando lavorare divenga una cosa realmente vitale per tutti. Detto più chiaramente: che le persone sentano la necessità di lavorare per soddisfare le proprie necessità, indipendentemente dalla coscienza di ogni cittadino onesto su questo primordiale dovere.
Non inganniamoci più: se non c’è pressione, se non esiste la necessità di lavorare per soddisfare le necessità - tanto me lo danno gratis qui o lì – resteremo senza voce richiamando al lavoro. Questo è quello che io penso e per questo tutto quello che propongo s’incammina verso questo obiettivo. Non inganniamoci.
Condividiamo le preoccupazioni di molti compatrioti rispetto agli individui che non apportano alla società, ma dobbiamo essere coscienti che sono problemi che non si risolvono con una disposizione e nemmeno con una legge. Necessitano azioni che integrino azioni politiche, economiche, legali e amministrative e sopratutto quello che ho appena detto: che sentano la necessità di lavorare.
Nelle relazioni internazionali sono considerevoli le conquiste del paese: abbiamo compiuto bene la nostra responsabilità di Presidente del Movimento dei Paesi non Allineati, oggi più attivi e uniti.
Nella ONU è stata approvata la risoluzione contro il blocco per la 17ª occasione consecutiva. Pochi giorni fa, in Brasile, il Vertice del Gruppo di Río ha ricevuto con un’ovazione l’ingresso di Cuba come membro pieno e ugualmente sono state ascoltate con rispetto le valutazioni del nostro paese dai presidenti presenti all’incontro dell’America Latina e dei Caraibi su Integrazione e Sviluppo e del Mercato Comune del Sud.
Le nazioni della nostra regione sono passate dalle petizioni alle esigenze a proposito delle aggressioni contro Cuba da parte degli Stati Uniti, sia negli incontri multilaterali che in forma individuale di un numero crescente di governi e di parlamenti.
Un esempio di queste trasformazioni è la dichiarazione contro il blocco,adottata nel Vertice delll’America Latina e dei Caraibi, su Integrazione e Sviluppo.
Stiamo lottando senza riposo per il ritorno in Patria dei nostri Cinque Eroi e rinnoviamo davanti ai loro familiari e al popolo l’impegno di non interrompere mai questo sforzo sino quando ritorneranno in Patria.
Gli immediati e importanti aiuti ricevuti dopo il passaggio degli uragani, assieme agli incontabili messaggi di solidarietà e stimolo, sono gesti che il nostro popolo gradisce e apprezza, una dimostrazione di rispetto palpabile, di affetto che Cuba ha saputo guadagnarsi con il suo atteggiamento sempre dritto e di principi nelle sue relazioni con il resto dei paesi e la sua cooperazione solidale e disinteressata in gran numero di settori e soprattutto nella sanità e nell’educazione.
Viviamo in un momento storico, radicalmente differente, molto differente da quello degli anni in cui i governi dell’America Latina, meno pochissime e onorevoli eccezioni, si piegavano in blocco in maniera sottomessa ai dettami di Washington per isolare Cuba.
Oggi stiamo raccogliendo i frutti di una politica estera ferma, solidale e basata in principi inviolabili, concepita e messa in pratica dal compagno Fidel per quasi cinquant’anni, anche nelle circostanze più difficili.
Siamo stati gli anfitrioni, nell’anno che sta per finire, d’importanti riunioni internazionali, come il recente Terzo Vertice di Cuba-Caricom, effettuato agli inizi di dicembre in Santiago di Cuba con eccellenti risultati, ed era la prima volta che partecipavano tutti i presidenti dei paesi che integrano la Comunità dei Caraibi.
Inoltre abbiamo avuto l’onore di ricevere molti capi di Stato e di Governo, e personalità della politica, dell’economia, la religione, le scienze e la cultura di tutti i continenti.
50 anni fa, in questi giorni, l’Esercito Ribelle, in stretto coordinamento con i combattenti della lotta clandestina, otteneva la sua grande e decisiva vittoria finale in tutta l’Isola.
Una settimana dopo, di fronte all’impulso della Rivoluzione, cadde per sempre la tirannia, frutto del colpo di Stato di sette anni prima, che aveva sommerso il paese in una tragedia.
Il trionfo della nostra ultima Guerra di Liberazione giunse esattamente cinque anni, cinque mesi e cinque giorni dopo l’eroico tentativo di conquistare il cielo con un assalto, in Santiago di Cuba e Bayamo, il 26 di luglio del 1953.
La vittoria del primo gennaio non segnò la fine della lotta, ma solo l’inizio di una nuova tappa, caratterizzata dalla più ampia e cosciente partecipazione popolare, senza un minuto di tregua, durante il mezzo secolo che è trascorso. Sono stati così anche questi ultimi 12 mesi, particolarmente intensi e complessi, che abbiamo analizzato.
Per questo concludo desiderando e augurando a voi e a tutti i nostri compatrioti, per il 2009, salute e molta energia.
Le necessitiamo, come g¡à ho detto varie volte, perchè lavoro ce n’è anche troppo!
I rivoluzionari cubani possiamo guardare il passato con la fronte alta e il futuro con la stessa fiducia nella nostra forza e capacità di resistere.
Complimentiamoci tutti per il 50º Anniversario del Trionfo della Rivoluzione, prima di tutto con il suo Comandante in Capo, Fidel Castro Ruz, che ci ha condotto ieri, oggi e sempre, di vittoria in vittoria.
Molte Grazie.
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